Madame Macron

È curioso vedere l’insieme delle forze “riformatrici” ed europeiste gioire per la vittoria dei de Rotschild, al cui confronto i primi dieci miliardari al mondo paiono dei poveracci, e del super tecnocrate Jacques Attali, noto, tra l’altro, per aver affermato che «l’Euro non è stato fatto per la felicità della plebaglia europea».

Chi invece pensa che la vittoria di Macron sia una sciagura, come lo sarebbe stata quella della sua sfidante Le Pen, non può esimersi dall’osservare che i rischi denunciati nel caso fosse prevalsa la candidata dell’estrema destra, si andranno a materializzare, e con una intensità ben maggiore, proprio con il successo del banchiere “eletto”.

Il programma del nuovo presidente francese non si presta ad equivoci e sarà il beniamino dei progressisti a realizzare i punti più esecrabili del programma della Le Pen, sempre che alle legislative di giugno i francesi assegnino al primo presidente investito direttamente dai poteri della finanza globale, una maggioranza parlamentare su cui poter contare. Nel caso opposto, invece, sarà interessante vedere come il sistema istituzionale transalpino riuscirà a metabolizzare le divergenze tra l’Eliseo e l’Assemblea Nazionale.

Sono tre i rischi principali cui vanno incontro la Francia e l’Europa con la presidenza di Macron.

Si alzeranno nuovi muri. Muri sociali, rigidissimi, fra le classi. I, pochi, ricchi saranno sempre più ricchi e quei segmenti di media borghesia che hanno sostenuto Macron saranno i più danneggiati dal suo monetarismo ferreo, disumano, filo-tedesco e dall’accentuazione degli aspetti più selvaggi della globalizzazione, come i trattati commerciali internazionali, surriscaldando quel clima insurrezionale che già serpeggia oltralpe. Nuovi muri anche fra le nazioni. Perché Macron sarà agli ordini della Nuland, di McCain, dei neocons americani che hanno finanziato e provocato la guerra in Ucraina, arruolando alla loro causa le locali milizie neonaziste. E si dimenticherà subito di essere il paladino della società aperta pur di chiedere nuove e più dure sanzioni commerciali contro la Russia.

Il secondo rischio è un pericoloso rigurgito di nazionalismo che innescherà nuovi conflitti. Ma come può essere visto che la Le Pen è stata doppiata nei voti da Macron? Il nazionalismo grossolano di Marine faceva riferimento ad una grandeur che la Francia non ha più ed a sentimenti patriottici ottocenteschi, mentre il nazionalismo di Macron è reale, potente, iperagressivo: è il nazionalismo atlantista, monetarista, unilateralista che ha preferito la guerra (basti ricordare il “capolavoro” di Sarkozy in Libia) e preferisce la devastazione di interi stati del Medio Oriente al riconoscimento di istanze legittime e diverse di altri partner, i Brics in primo luogo, facenti anche loro parte della comunità internazionale. In questo senso Macron rappresenta la negazione stessa delle ragioni costitutive dell’Unione Europea, perché metterà il peso della Francia per condurre l’intera Ue, anche i Paesi più recalcitranti, verso questa nuova forma di nazionalismo spinto e bellicoso.

Infine, il terzo rischio che si profila con la presidenza Macron è quello di assecondare di fatto il disegno del fondamentalismo terrorista e del radicalismo islamico, che pure ufficialmente la Francia intende combattere, anche memore degli attacchi terroristici che ha subito sul suo territorio. Il nuovo inquilino dell’Eliseo rivendica con orgoglio la volontà di far scorrere altro sangue in Siria finché Assad non venga rovesciato. La Francia, che non è estranea alle operazioni occidentali di infiltrazione di terroristi islamisti in Siria, ed alle trame che portarono alla repentina creazione del Califfato nero dell’Isis, si conferma ora con decisione dalla parte della destabilizzazione, in Medio Oriente come nel Centro Africa, allarmando le cancellerie delle potenze extra occidentali ma con soddisfazione dei signori che manovrano i fili della guerra e del terrorismo.

A fronte dei suddetti rischi il nuovo presidente francese potrebbe presto rivelarsi come una sorta di Marine Le Pen ma all’ennesima potenza. Madame Macron.

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