Tra Meloni e Schlein a sorpresa Forza Italia

A contendersi quello che nell’attuale panorama politico viene definito lo spazio fra Meloni e Schlein ci sono diverse forze politiche. Alcune, Italia Viva e Azione si sono alleate alle Politiche del 2022, formando il cosiddetto terzo polo, altre, Forza Italia e Noi Moderati sono rimaste a presidiare l’area di centro nel centrodestra. L’avvento alla segreteria del Partito Democratico poco più di un anno fa di Elly Schlein, da molti ritenuta, a torto o a ragione, espressione di una sinistra massimalista, a dispetto del suo profilo personale tipicamente di élite, ha contribuito a spostare il Pd a sinistra, aumentando lo spazio al centro dove vanno registrati anche vari tentativi di ricomposizione di quell’area cattolico democratica proveniente dal Partito Popolare di Martinazzoli, in un contesto nel quale i cattolici sono presenti in tutti i partiti e i più significativi punti di riferimento sui temi più importanti della nostra epoca, peraltro, non sembrano esser più rappresentati da laici impegnati in politica bensì da esponenti della Gerarchia come il Papa, il presidente della Cei e tanti altri religiosi e religiose autorevoli nel loro campo di azione temporale.
Tuttavia la frammentazione estrema delle forme organizzative presenti nell’area di centro, unita a una profonda personalizzazione sembra aver impedito un’amalgama tra le varie  forze politiche presenti al centro, a cominciare dalle due più strutturate, i partiti di Matteo Renzi e di Carlo Calenda. Non si è giunti, al momento, ad un accordo per una lista unitaria di centro per le Elezioni Europee del prossimo 8 e 9 giugno, e non appare all’ordine del giorno alcun progetto volto alla costruzione di un unico partito in grado di federare le diverse realtà del centro, sul modello di quella che fu la Margherita di Francesco Rutelli.
Tutto ciò ha finito per giocare a favore di un fenomeno sul quale, meno di un anno fa, dopo la morte di Silvio Berlusconi, pochi avrebbero scommesso: la sopravvivenza, la tenuta, e addirittura la crescita di Forza Italia, guidata ora da una figura autorevole, ma molto meno carismatica del fondatore, come Antonio Tajani. Il suo stile improntato alla tranquillità e all’equilibrio, agevolato anche dal ruolo di governo, come responsabile della Farnesina, in una fase così delicata come l’attuale, il suo saper coniugare la continuità del movimento con la novità di procedere senza più il leader storico, ha finito per rassicurare il tradizionale elettorato berlusconiano e nello stesso tempo ha saputo proporre un partito che guarda in avanti, rendendolo attraente anche a un elettorato di centro alla ricerca di un solido partito di centro, europeista, riformista, gradualista nella transizione ecologica e senza pregiudizi di natura ideologica sui temi eticamente sensibili.
Sia i sondaggi nazionali che le ultime due elezioni regionali in Sardegna e Abruzzo sono incoraggianti per il partito di Tajani. Molti giudizi provenienti da aree politiche diverse e opposte concordano sul fatto che, in attesa del responso delle Europee di giugno, sia proprio Tajani, sinora, il vero vincitore della contesa al centro, anche nei confronti di chi, come Matteo Renzi, non ha fatto mistero di proporsi come il riferimento per l’elettorato di Forza Italia.
Quali lezioni trarre? La prima credo consista nel riconoscere il fatto che la de-personalizzazione di quel partito ha pagato. Tajani ha dimostrato la capacità di interpretare il suo ruolo come primus Inter pares, si è circondato, a differenza di quasi tutti gli altri capi, di figure autorevoli e rappresentative dei territori, presidenti di regione, amministratori. Ha cercato di costruire un partito di persone, ben bilanciando ruoli e responsabilità.
Un’altra lezione che si può trarre nella prospettiva del rilancio di un’alternativa di centrosinistra, è che finché il Partito Democratico rimarrà attestato su posizioni di sinistra radical-chic, una sorta di Partito Radicale di massa, diventa essenziale costruire una più solida e credibile area di centro, capace di reggere la sfida che implicitamente ha lanciato Forza Italia con questa sua inattesa e sorprendente capacità di invertire la sua tendenza al declino.

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