Papa Francesco ci ha indicato un’alternativa solidale all’idolatria del denaro
L’eredità spirituale che ci lascia il pontificato di papa Francesco, è enorme. Appartiene a questo suo insegnamento anche la sua visione dei problemi sociali, nella quale la persona umana – in qualsiasi condizione contingente relativa all’età, al lavoro, al patrimonio, alla salute, ai luoghi e alle culture – è posta sempre al centro, perché dotata di una dignità trascendente.
Vorrei sottolineare in particolare tre aspetti del magistero di papa Bergoglio, sempre ricorrenti nei suoi documenti e discorsi, relativi alla sfera sociale. Il primo riguarda la sua denuncia della “cultura dello scarto”. Papa Francesco ci ha esortato a fare di più per costruire una società inclusiva con il contributo di tutti. La sua predilezione per i più poveri abbracciava sia gli squilibri interni alla società, come la povertà, il lavoro sfruttato e malpagato, la dura realtà della popolazione delle carceri, che le disuguaglianze fra gli stati e i flussi migratori che generano, che conosceva bene, essendo stato il primo pontefice proveniente dal Sud del Mondo, figlio di una famiglia di immigrati italiani.
Il secondo aspetto riguarda la necessità, sostenuta da papa Francesco, della riforma del sistema economico mondiale per passare da un sistema fondato sull’idolatria del denaro, del “dio-denaro”, che genera persone di scarto e che, come dimostrano le cronache attuali, prima o poi, come tutti gli idoli, richiede il sangue, a un sistema in cui al centro ci siamo le persone umane.
La terza costante del magistero sociale di papa Francesco può considerarsi il suo sostegno agli istituti che promuovono la vita, lo sviluppo, la riduzione delle disuguaglianze e la lotta alla povertà. Alle Acli, in occasione dell’udienza per il loro 70° anniversario papa Bergoglio ricordò che “è una importante battaglia culturale, quella di considerare il welfare una infrastruttura dello sviluppo e non un costo”. Parole allora, nel 2015, in un’ Europa dove erano imperanti le politiche di austerità e in un mondo dove imperversavano politiche ultraliberiste, che parvero controcorrente ma che si rivelano ora di grandissima attualità in un contesto caratterizzato dal ritorno dello stato in economia, dalla crisi dell’economia basata sulla carta e sulla speculazione, e dal repentino crollo del dogma ordoliberista in Europa, non, purtroppo, per politiche di sviluppo, ma per liberare il demone del riarmo nazionale, al di fuori di una necessaria e non più rinviabile solidarietà europea anche in materia di difesa.
Papa Francesco ci lascia una immensa eredità alla quale dobbiamo guardare per costruire una società più solidale e un mondo meno conflittuale.
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