Taxisti, ambulanti e quest’Europa da cambiare

Farmacisti, notai, avvocati, da sottopagare, magari con i voucher, in qualche grande catena internazionale; categorie di lavoratori come taxisti e ambulanti, che subiscono gratuite angherie in nome di una concorrenza spogliatrice e saccheggiatrice che pare divenuta l’anima di questa Unione Europea. Le vite e le speranze di milioni di persone continuano ad essere immolate sull’altare dell’idolo del denaro, che dal Trattato di Maastricht in poi sembra essere entrato a possedere come uno spirito immondo quello che invece era stato, e deve tornare ad essere, un progetto promettente di integrazione europea.

Le recenti proteste dei taxisti dovrebbero far aprire gli occhi, soprattutto alle oligarchie globaliste, ai media ad esse asserviti ed al partito che più le rappresenta in Italia, il Pd. É rivelativo di una prospettiva politica, invece, il modo in cui il Pd reagisce davanti all’agitazione dei taxisti. Prendiamo uno come il ministro Orlando, non un fanatico ultraliberista come Calenda, ma un autorevole esponente della sinistra Pd. Per costui il problema non è fermare la liberalizzazione, ma farla digerire nel tempo ai taxisti.

Ed invece le opinioni pubbliche e gli elettorati europei stanno ponendo domande di fondo. Dove ci porta una Unione Europea “posseduta” dal demone del denaro? Questa Europa trainata dal monetarismo e dall’interesse nazionale tedesco ha dimostrato di funzionare benissimo come sistema che depreda, che trasferisce la ricchezza dal lavoro, dalle periferie economiche e sociali a banchieri e speculatori. E viene, a ragione, identificata come la causa principale della devastante crisi economica. Direttive europee, come la famigerata Bolkestein, contribuiscono a smontare scientemente pezzi importanti di ceto medio.

La determinazione, divenuta ridicola e nel contempo destabilizzante per l’Occidente dopo la svolta protezionista degli Usa, con cui l’Ue continua a perseguire trattati commerciali internazionali come il Ceta o il Ttip, i quali prevedono un sostanziale aggiramento degli ordinamenti giuridici, pone le premesse per ulteriori saccheggi all’economia reale. Lo stupido e colpevole impianto dei parametri europei che condanna economie che in sé sarebbero floride alla deflazione ed i popoli ad un impoverimento perseguito in stile cambogiano dai nuovi Pol Pot delle tecnocrazie europee, si sta rivelando come il fattore in grado di affossare la moneta unica e forse addirittura la stessa Unione Europea.

Dire basta si può. Non è vero che ciò terrorizza i mercati, che anzi, non vedono l’ora di un ritorno ad una politica economica orientata a processi ed indicatori reali e non più a bolle finanziarie interminabili. Politiche economiche espansive, tutela del lavoro, protezione sociale, riduzione decisa delle disuguaglianze sono obiettivi concreti e fattibili purché ci si liberi in fretta della gabbia neoliberista entro cui questa Unione Europea, snaturata, infiltrata e sequestrata dalle élites globaliste che cercano di condurla alla guerra con la Russia e di chiudere in Medio Oriente i canali commerciali che possono far decollare l’immenso mercato euroasiatico, è stata per troppo tempo costretta.

Sarebbe saggio ed auspicabile che a simili conclusioni arrivino le forze riformatrici prima che siano altri imminenti schiaffi assestati dai partiti erroneamente detti “antisistema” a ricondurci tutti a fare i conti con la dura realtà. La stampa di regime colpevolizza la classe media imputandole di essere guidata dalla paura. In realtà in preda al panico è l’establishment che ci opprime, anche grazie all’utile apporto dato da partiti, associazioni e movimenti che si qualificano popolari. La casta globalista teme di perdere la sua comoda posizione parassitaria e sfruttatrice. I ceti lavoratori impoveriti hanno più da sperare che da temere anche nel caso di collasso delle disastrate e screditate istituzioni europee: dal crollo dell’Europa attuale, dedita all’idolatria del denaro, potrà sorgere finalmente quella Casa Comune Europea, dall’Atlantico agli Urali, della quale i popoli, legati ed interconnessi fra loro in un nuovo patto di solidarietà e di comunanza di destino, saranno sovrani e non più schiavi da sfruttare e pedine da muovere per un progetto antiumano, bellicista ed esoterico come quello globalista.

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