Ceta, un clamoroso autogol dell’Ue, che spacca i progressisti

Il parlamento europeo ha approvato il Ceta, il trattato di libero scambio Ue-Canada, redatto in segreto con una procedura antidemocratica, che pone gli interessi delle multinazionali al di sopra delle legislazioni e dunque dei diritti dei cittadini, con il voto favorevole del gruppo socialista, annunciato come “l’inizio di una svolta nella politica commerciale europea” dal capogruppo Gianni Pittella, Partito Democratico. Dei 31 europarlamentari Pd solo in 3, Daniele Viotti, Renata Briano e Nicola Caputo, hanno votato contro.

Questo voto di Strasburgo dimostra tante cose. Sul piano interno indica che le divisioni del Pd spariscono quando si tratta di difendere gli interessi dei poteri forti. Non si registra dunque sotto questo profilo alcun cambiamento di rotta rispetto alla linea tenuta indistintamente da Veltroni a Renzi, da Letta a Bersani. Con un simile Pd vorrebbe allearsi l’ex sindaco di Milano Pisapia per un nuovo centrosinistra. Ma qual è il progetto che terrebbe insieme una tale alleanza, in assenza del quale non sarebbe che una formula politicista? Nel voto di ratifica del Ceta al parlamento italiano come potrà esservi una posizione comune di contrarietà? Le componenti di sinistra che si sono opposte al Ceta, come Verdi, Sinistra Unita (Gue), i dissidenti del gruppo Socialisti e Democratici perché non dovrebbero iniziare a guardare a quelle forze che meglio interpretano le istanze di cambiamento dei cittadini?

Il voto odierno dell’europarlamento sul Ceta tradisce anche e soprattutto, l’azzardato orientamento dell’Unione Europea e delle tecnocrazie che la governano, a porsi come l’ultima roccaforte delle élites globaliste, in un mondo nuovo che invece persegue la rivalutazione del lavoro, una protezione dell’economia e dei commerci, orientata al bene comune di ciascun popolo, da cui la pace e il commercio internazionale non potranno che trarre beneficio.

L’abbraccio con l’establishment globalista, rafforzato dal sì al Ceta, rischia di essere fatale per l’Unione Europea e la mantiene legata all’agenda di quelle oligarchie che hanno causato la crisi economica, che umiliano i lavoratori, che promuovono destabilizzazioni e guerre, contro la Russia, in Medio Oriente, per sabotare l’integrazione euroasiatica.

L’Unione Europea ha voluto a tutti i costi l’approvazione del Ceta credendo così di sfidare gli Stati Uniti che stanno affossando accordi commerciali analoghi, come il Tpp e il Ttip: in realtà l’Ue ha assestato un ulteriore colpo alla sua credibilità presso i lavoratori, le piccole e medie imprese, i consumatori e la classe media europea. Una scelta della quale, ahimè, i cittadini europei si ricorderanno nelle urne cui presto saranno chiamati nei diversi Paesi.

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