Combattere il Califfato della finanza e della geopolitica

Mentre giornali e tv sono stati prontamente in grado di pubblicare le foto degli attentatori di Parigi, dal vertice del G20 ad Antalya in Turchia si è cominciato a far luce sui finanziatori dell’Isis, che provengono da almeno 40 Paesi, fra cui alcuni del G20. Le banche che gestiscono questi finanziamenti “privati” all’Isis sono facilmente rintracciabili: gli Stati Uniti tramite il sistema swift hanno un ampio controllo delle transazioni interbancarie a livello globale. I satelliti indicano colonne di camion che trasportano il petrolio rubato alla Siria e all’Iraq dal sedicente stato islamico: non dovrebbe essere difficile vedere dove va e risalire a chi lo compra.

Più difficile risalire lungo quelle strade di responsabilità che conducono ad apparati deviati di stati, a pezzi di potere economico, a frange di multinazionali, a logge ed a cosche occulte che coronano la cupola del potere finanziario globalista. A questo livello si annidano i burattinai del terrore, i cui volti non si vedono, sebbene sia ampia la loro influenza non solo nelle guerre ma anche nelle grandi decisioni politiche. Ci sono però dei fatti che rivelano la loro presenza, un po’ come per certi pianeti di altri sistemi solari: non li possiamo fotografare ma deduciamo la loro presenza dall’influsso che esercitano sulla luce.

Se si prova a rileggere i giornali del 2011 e del 2013 troveremo che ci fu una vera e propria campagna internazionale rispettivamente per la guerra in Libia e per l’avvio della guerra civile in Siria, due fra gli eventi che hanno creato i presupposti per il sorgere dell’Isis. Chi sta dietro a questi terroristi dimostra una formidabile capacità di influenzare l’opinione pubblica delle democrazie occidentali, di manipolarne gli umori.

La violenza degli esecutori degli attentati, plagiati e drogati a dovere, non è che la parte visibile di un “sistema” che può contare su insospettabili e profonde infiltrazioni e complicità nei gangli vitali delle democrazie occidentali (l’informazione, la pubblica amministrazione, i servizi di difesa e di sicurezza). Non è immaginabile che un piano così articolato e con obiettivi multipli in contemporanea, come quello della sera del 13 novembre a Parigi, che ha coinvolto un gran numero di persone, in gran parte note ai servizi di sicurezza, potesse attuarsi senza che qualche falla o complicità in tali apparati abbia impedito di monitorare i loro consistenti movimenti. Come pure non può essere considerata casuale la notizia che la mattina del medesimo giorno degli attentati a Parigi si è svolta una esercitazione nella quale il Samu, il 118 d’oltralpe simulava un attacco multiplo, in più luoghi.

Elementi come questi sembrano indicare che la partita del terrorismo internazionale è strettamente intrecciata con l’emersione di un assetto multipolare della governance mondiale, che mette in discussione le brame di predominio globale di certi poteri i quali, pur di non venire a patti con altri attori sulla scena globale, di non riconoscere loro un rapporto di pari dignità, e pur di evitare una diversa regolamentazione dell’attività finanziaria speculativa, preferiscono creare instabilità e caos, innescare nuovi conflitti che forse, come sostiene Papa Francesco, costituiscono già delle tappe della Terza Guerra Mondiale.

In Europa questa strategia della tensione mira ad impedire, o quantomeno ad ostacolare, l’integrazione euroasiatica, la crescente collaborazione tra l’Unione Europea, la Russia, la Cina e le altre potenze asiatiche emergenti, che in prospettiva potrebbe portare alla nascita della più grande area di liberoscambio del mondo, da Lisbona a Vladivostok, che gli Stati Uniti vedono in alternativa al loro progetto dei trattati commerciali transpacifico e transatlantico.

Sta a noi europei riprendere le redini del nostro futuro, individuando le strategie e le nuove alleanze per sconfiggere questo terrorismo finanziario e geopolitico che ridicolmente tenta di accreditarsi come fondamentalista islamico. Agire per fermare la Terza Guerra Mondiale, lo scontro di civiltà con il mondo islamico e per fermare la nuova guerra fredda costruita ad arte in Ucraina, è la migliore risposta che si può dare ai disegni di coloro che manovrano nell’oscurità la filiera del terrore.

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