Il futuro dell’Italia è nella lezione di Enrico Mattei
In particolare in campo energetico, la sfida per gli anni a venire sarà quella di coniugare il bisogno di energia dell’Occidente e dei Paesi emergenti con la pace.
In particolare in campo energetico, la sfida per gli anni a venire sarà quella di coniugare il bisogno di energia dell’Occidente e dei Paesi emergenti con la pace.
Un ufficiale dell’esercito degli Stati Uniti, Daniel Davis, descrive una situazione tattica catastrofica sul terreno e smaschera le bugie dei capi militari. Appare ancora più necessaria una data certa oltre la quale l’impegno italiano in Afghanistan non sia più assicurato.
L’incontro con padre Pierbattista Pizzaballa, francescano Custode di Terra Santa, ci conferma nell’impressione che la pace per questi luoghi sia ancora lontana, ma che il cambiamento non stia lasciando indenne il Medio Oriente.
I temi della Convocazione ecumenica internazionale sulla pace: pace nella comunità, pace con la terra, pace nell’economia e pace tra i popoli.
Le discussioni di Kingston vanno intese come un chiaro segnale da parte delle chiese in ordine ad un rinnovato, fattivo impegno per la pace.
Il documento conclusivo.
Di questo “popolo ecumenico” riunito in questi giorni a Kingston la Chiesa cattolica ufficialmente non fa parte, se non attraverso la figura degli osservatori e degli invitati (come chi scrive): questo per motivi antichi e in parte di difficile comprensione, ancor più alla luce di alcune grandi acquisizioni inaugurate con il Concilio Vaticano II.
É bene guardare in faccia alla cruda realtà di una politica internazionale che negli ultimi anni non ha saputo far altro che intervenire militarmente per risolvere questioni che non ha avuto modo di affrontare in termini pacifici e diplomatici.
Nonostante lo schermo morale dell’ingerenza umanitaria a difesa dei più deboli, continuo a ritenere che la guerra sia una sconfitta e che la vita umana valga più di ogni considerazione di realpolitik.
Forse qualche dubbio, qualche interrogativo in più ed una diversa sensibilità su questa nuova guerra, tra i vertici di Pd e centristi gioverebbe alle opposizioni e toglierebbe alle forze di governo, non particolarmente credibili per recitare la parte, l’esclusiva delle perplessità sulla continuazione del conflitto.