Il futuro dell’Italia è nella lezione di Enrico Mattei

Cinquant’anni fa (27 ottobre 1962) moriva a causa dello schianto dell’aereo su cui viaggiava, non si sa ancora se provocato da guasto o da sabotaggio, Enrico Mattei.

Indimenticato comandante partigiano, animatore e fondatore dell’ENI, è stata una figura per certi versi profetica di un’idea dello sviluppo del nostro Paese che si basasse sulla capacità dello Stato di farsi soggetto attivo di una politica energetica ed industriale volta allo sviluppo, alla creazione di posti di lavoro e alla redistribuzione della ricchezza.

Mattei può essere considerato a pieno titolo una delle colonne della ricostruzione del Paese nella democrazia e nella libertà alla stregua di quell’Acli Achille Grandi che sotto il fascismo patì l’emarginazione professionale fin quasi alla fame. A suggello di questa comunanza di ideali si pone anche la recente elezione dell’ex presidente nazionale delle Acli Giovanni Bianchi a presidente dell’Associazione Nazionale Partigiani Cristiani, fondata da Enrico Mattei.

Dopo mezzo secolo dalla morte si impone la straordinaria attualità della figura di Enrico Mattei, uno dei più grandi italiani di tutti i tempi, il cattolico democratico artefice, insieme a De Gasperi, della rinascita italiana nel dopoguerra.

Mattei ci ha lasciato una eredità enorme che, se pure non si esaurisce nell’ENI, perché va ben oltre, è un’idea di Paese e di civiltà, vede proprio nel colosso di San Donato Milanese uno dei principali pilatri del sistema-Italia.

L’Eni è la risposta più convincente riguardo al fatto che esista un giusto spazio di intervento pubblico in economia, che, se ben gestito, è capace di produrre traguardi impensabili. Chi nel dopo guerra avesse scommesso che un Paese povero, arretrato, di fatto sconfitto e per di più privo di significative risorse energetiche potesse arrivare in breve tempo non solo a gestire in proprio gli approvvigionamenti energetici ma persino ad imporre la propria visione sul mercato internazionale dell’energia, sarebbe stato scambiato per un visionario. Invece è successo.

Grazie all’Eni l’Occidente ha dovuto confrontarsi con un nuovo stile ispirato a rapporti commerciali equi e di pari dignità con i Paesi extra-europei, ed ha dovuto prendere atto dell’arretratezza di rapporti di stampo neo-coloniale. Un vizio che certe compagnie e certi stati non hanno mai del tutto abbandonato e che è riemerso più volte negli ultimi decenni. Basti pensare alla quantomeno discutibile strategia occidentale per il Medio Oriente. Mentre, al contrario, molti Paesi mediorientali, quelli africani e quelli latino americani non solo hanno riconosciuto la diversità italiana nelle politiche energetiche ma stanno sempre più applicando al loro interno le intuizioni di Mattei e seguendo il modello italiano nelle loro politiche nazionali dell’energia.

Guardando a Mattei noi dobbiamo credere nel futuro della nostra Nazione italiana e della patria più grande che è la dimensione comunitaria. Siamo un Paese ormai piccolo, se paragonato ai Paesi emergenti, una potenza economica di medie dimensioni, abbiamo una demografia preoccupante, siamo un Paese sempre meno giovane. Eppure proprio facendo memoria delle sfide di Mattei possiamo esser certi che l’Italia ce la farà ancora. Se ieri è stata sconfitta la dittatura, conquistata la pace, instaurata la democrazia, fondata la repubblica, promulgata la più bella Costituzione del mondo, oggi sarà possibile resistere e prevalere di fronte alla crisi economica e finanziaria più spaventosa della storia e lottare in una direzione inversa: per non scivolare da una situazione di benessere, di pace e di libertà ad un nuovo inferno fatto di ritorno della miseria, di inasprimento dei conflitti sociali che, se non governati secondo giustizia, potrebbero spingere le nazioni nel volgere di pochi anni, per la terza volta nell’arco di un secolo, nel vortice di un terribile conflitto mondiale.

Il momento è serio e grave, il più delicato dal dopoguerra e proprio guardando a figure come quella di Mattei, dobbiamo credere che nulla è ineluttabile. Innanzitutto ciò è vero sul piano spirituale. La nostra speranza si fonda sull’azione del Signore della storia.

La regalità di Gesù, come ci ricordava dieci anni fa un grande testimone della Parola che da poco ha lasciato questo mondo per vivere presso Dio, il cardinal Carlo Maria Martini, “introduce nella storia quel correttivo misericordioso che permette alla storia di non andare verso la rovina totale, ma aiuta gli uomini e le donne, e soprattutto i responsabili delle nazioni, a prendersi a cuore il futuro dell’umanità”.

Inoltre, anche sul piano dell’iniziativa politica ed economica nulla è ineluttabile. Abbiamo un sistema Paese che, per quando segnato da fenomeni negativi come una corruzione politica dilagante, frutto certo di un preoccupante smarrimento delle ragioni dell’etica, ma anche di modelli istituzionali plebiscitari assimilati da una cultura politica autoritaria ed elitaria che ha imperversato negli ultimi vent’anni intossicando anche le culture politiche di tradizione democratica, sociale e popolare, appare in grado di reagire, come dimostra anche il nuovo spirito che si è instaurato con l’avvio dell’esperienza del governo Monti.

Alcune importanti caratteristiche dell’attuale fase politica andranno conservate nell’interesse del Paese anche oltre le elezioni politiche del prossimo anno. Anche su questo piano è auspicabile che si recuperi la lezione di Mattei. Un Paese che sa tener fede agli impegni assunti in ambito internazionale, in particolare quelli dovuti alla condivisione della moneta, ma che non si lascia trascinare dagli eventi, che sa muoversi da protagonista scrutando orizzonti nuovi. Questo ci chiedono i nuovi scenari geopolitici che si stanno delineando e che stanno determinando l’avvento di un mondo multipolare, i cui equilibri tuttavia appaiono ancora incerti e fragili.

Ciò è vero in particolare in campo energetico. La sfida per gli anni a venire sarà quella di coniugare il bisogno di energia dell’Occidente e dei Paesi emergenti con la pace. Purtroppo le nazioni capofila dell’Occidente in questi anni hanno talora anteposto i loro interessi energetici al mantenimento della pace. Questo non sarà più accettabile in futuro e in una fase di profonda crisi economica e sociale risulta altamente rischioso, si possono innescare dei conflitti che sfuggono di mano e che non risultano più controllabili da nessuno.

Ecco perché un’Italia che fa tesoro della linea di Mattei non può stare a guardare. Non è accettabile, ad esempio, che a fronte di situazioni che si trascinano da anni irrisolte, come quelle dell’Iraq e dell’Afghanistan (siamo a 52 bare di figli della nostra Patria), con la Siria dilaniata non solo da una guerra civile, ma dall’azione devastatrice di brigate fondamentaliste dirette dall’esterno, si possa immaginare l’apertura simultanea di un altro fronte di guerra contro l’Iran, un Paese peraltro che non solo non costituisce una minaccia per nessuno, ma con il quale l’Italia ha le migliori relazioni commerciali ed energetiche di tutto l’Occidente.

L’Italia e l’Europa devono considerare come delle priorità la pacificazione del Medio Oriente attraverso la soluzione del conflitto israelo-palestinese, la transizione ad una piena democrazia dei Paesi arabi, l’integrazione economica e culturale dei Paesi che si affacciano sul bacino mediterraneo, la collaborazione strategica con la Federazione Russa in vista di una integrazione euro-russa già in questo secolo, come la sola via per mantenere un ruolo di primo piano sulla scena globale, non subalterno alle nuove potenze asiatiche.

C’è un’altra direzione in cui si manifesta la profonda attualità della visione di Mattei. È quella relativa alla ricerca scientifica e tecnologica sulle nuove fonti di energia. Oltre ai volenterosi sforzi compiuti sull’economia verde, e sul fronte delle energie rinnovabili esiste un campo di iniziativa assai più promettente e potenzialmente risolutiva per il futuro, costituito dalla ricerca per individuare e sfruttare per l’uso civile, nuove forme di energia. L’Italia ha le carte in regola per concorrere a questo traguardo epocale, che inaugurerà una rivoluzione nella storia paragonabile, se non superiore, a quella del digitale e dell’informatica: abbiamo istituti di fisica teorica che non temono rivali nel mondo, una creatività ed un’inventiva formidabili e soprattutto, il controllo pubblico di uno dei più grandi gruppi energetici del mondo, l’ENI fondato da Mattei, elemento decisivo, ciò che è capace di offrire la “massa critica” per trasformare innocui modelli teorici in invenzioni che trasformeranno radicalmente il modo di vivere delle future generazioni. E se questo pensiero può sembrare un po’ troppo visionario, va ricordato che questo è lo spirito di Mattei, questa è la grandezza dell’Italia nel mondo!

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