ll cattolicesimo democratico esiste in natura (ed è stato applicato)

Si parla in più occasioni, recentemente, di cattolicesimo democratico. Cose, in genere, rinchiuse in Convegni o ricordi lontani. Ormai sembra, il cattolicesimo democratico, un’anticaglia da riporre nelle cassapanche della storia. O al più una bella avventura esaurita per sempre e da raccontare, come le favole, prima di addormentarsi.

Questa sensazione, come del resto avviene in non poche parti d’Italia grazie a riunioni per approfondimenti e proposte o per rilanciare la presenza di personalità ancora attuali, è stata smentita anche sabato scorso a Casale Monferrato; e lo è stata in modo convincente ed efficace.

L’occasione era data dalla presentazione di un libro sul Sindaco Riccardo Coppo; non una biografia, ma soprattutto un pezzo di storia cittadina attraverso l’intuizione e l’opera di un amministratore formato alla scuola della cultura politica cattolica democratica.

Il libro, <Coraggio e passione – Riccardo Coppo – il Sindaco, le sfide>, è stato presentato attraverso le parole di tre personalità che con Riccardo Coppo hanno avuto intensi rapporti politici: Gianfranco Astori, Guido Bodrato e Renato Balduzzi. Lo stile e l’impronta cattolico democratica di Coppo, e del gruppo di amici che con lui hanno più intensamente collaborato più a lungo, è stato ben illustrato dai relatori.

Bodrato, dopo aver ricordato che la battaglia intrapresa contro l’utilizzo dell’eternit (più volte è stata citata nella giornata la famosa ordinanza che è stata assunta proprio 30 anni fa – il 2 dicembre 1987) ha saputo imporla anche contro le perplessità e indicarla come inizio di un riscatto collettivo (quante volte gli amici gli hanno sentito ripetere che, anche se le morti di Casale Monferrato si verificavano una alla volta anziché a centinaia come avviene in altre tragedie, anche questa doveva essere affrontata e risolta con le stesse modalità, decisione, consapevolezza), l’ex Ministro ha sottolineato il ruolo che il sistema di amicizia creatosi attorno a Riccardo ha permesso di arrivare a risultati concreti in tanti settori. Una generazione, un gruppo di giovani che attraverso il Concilio – mi permetto di sottolineare come questa caratteristica (una visione e uno stile basato sul Concilio) sia un tratto fondamentale del cattolicesimo democratico – sono approdati all’impegno pubblico e hanno realizzato una serie di strutture e realtà che restano, non effimere.

Ha poi sottolineato l’azione del sindaco Coppo a far crescere il senso di comunità, anche nel Monferrato, legando gli amministratori ad un disegno unitario. E ha concluso ricordando che Coppo è stato un vero leader, ma non un capo; che ha rispettato la politica <delle regole> senza avvalersi dell’uso del potere (si suole dire che se non abusi del potere, il potere non serve – nel Monferrato, a Casale, non è stato così); e che ha svolto i lunghi anni di impegno politico come vero servizio anche nel coraggio per contrastare il malaffare che usava discariche in modo scorretto (non a caso una delle emergenze che si dovettero affrontare fu l’inquinamento delle falde da cui attingeva l’acquedotto cittadino).

Da parte sua Astori ha indicato Casale Monferrato (grazie anche e soprattutto a Coppo) come un laboratorio in due direzioni: la riconquista di identità di un territorio, e la capacità di esprimere una classe dirigente che si è fatta stimare e rispettare anche a livelli superiori (Triglia ha rappresentato il Monferrato come Senatore della Repubblica e con l’incarico di Presidente dell’Associazione Nazionale dei Comuni. E Paolo Ferraris ha ricoperto la carica di Consigliere e Assessore Regionale). La conclusione di Astori ha evidenziato come tratti del cattolicesimo democratico di Riccardo Coppo, insieme alla pacatezza, alla tenacia monferrina, e alla concretezza (ad esempio l’immediata risposta con misure di accoglienza di fronte a 900 Albanesi catapultati in città dopo l’ondata di sbarchi in Italia), anche il suo richiamare tutti alla coerenza, e il non abdicare alle responsabilità, che ne hanno segnato la buona amministrazione.

Ciò che, però, vorrei sottolineare riguardo alla messa in pratica dei tratti cattolico democratici, lo traggo dall’incrocio di quanto ha tratteggiato il Prof. Balduzzi riguardo alla figura di Riccardo Coppo con le qualità che caratterizzano questa componente cultural-politica sul piano nazionale, così come l’on. Franco Monaco in un recente Convegno all’Istituto Sturzo ha sintetizzato le indicazioni fornite dal Prof. Guido Formigoni.

I peculiari tratti identitari, anche per differenza rispetto ad altre varianti del cattolicesimo politico, del cattolicesimo democratico fissati da Formigoni (e riassunti da Monaco) sono:

a) una coscienza politica compiuta: dopo il tempo del movimento sociale cattolico, contrassegnato dalle opere sociali cattoliche (assistenza, sanità, istruzione, credito….), con Sturzo, matura un protagonismo in senso politico che porterà alla nascita di un partito cristianamente ispirato, ma non confessionale e autonomo dalla gerarchia; b) il senso dello Stato e l’accettazione della democrazia: lo Stato unitario nacque contro i cattolici e il papato, e questi erano portati a diffidare del principio della maggioranza nelle decisioni su questioni che toccavano i propri princìpi; c) l’autonomia e laicità della politica e delle istituzioni: non si è rappresentanti della Chiesa e si è responsabili in proprio delle decisioni che si assumono; d) cultura della mediazione: “tra principi etici e prassi politica; tra potere politico e formazioni sociali; tra cittadini e organi elettivo–rappresentativi, ovvero una concezione partecipativa della democrazia mediata da partiti e parlamento. L’opposto della “disintermediazione” oggi in auge, della deriva verso un mera democrazia di investitura del leader”; e) l’indole riformatrice (nel centro-sinistra): un riformismo forte, che non può e non deve coincidere con il moderatismo o con la subalternità al paradigma neoliberale. Una politica che non si contenta della uguaglianza dei punti di partenza, ma che si pone anche il problema della uguaglianza delle condizioni e dei punti di arrivo; f) l’universalismo/internazionalismo/europeismo: non solo il ripudio della guerra, ma anche l’investire e il puntare sulle organizzazioni internazionali che mirano alla sicurezza, alla giustizia e alla pace. Un europeismo disposto a cedere sovranità per formare una Patria più grande.

Fin qui i punti di Formigoni/Monaco. Nel tratteggiare la figura e le caratteristiche principali del Sindaco Coppo, Balduzzi ha indicato fra i tratti della sua figura politico-amministrativa i seguenti (ovviamente i commenti sono una mia libera interpretazione, che spero coerente):

1- una coscienza politica che superava la sola visione sociale e portava all’impegno di partito; 2- il senso delle istituzioni dello stato: senza usare le istituzioni a scopi secondari, anzi usando questo riconoscimento delle istituzioni per farne un supporto del senso della <comunità>; 3- la laicità e l’autonomia, non in opposizione alla propria fede (che anzi è stata forte anche nel rapporto “filiale” con i suoi Vescovi), ma come capacità di distinguere i piani del proprio impegno; 4- la mediazione: non come semplice compromesso al ribasso (o inciucio consociativistico), ma mediazione tra principi e concretezza, tra le proprie convinzioni e le possibili soluzioni; 5- riformismo: che ha significato mettere in discussione realtà che parevano intoccabili, e fare i passi al momento giusto e con gli strumenti giusti (l’ordinanza contro l’eternit è stato un capolavoro anche dal punto di vista tecnico per non essere attaccabile); 6- l’apertura internazionale ed europea: in particolare il rapporto con alcuni Comuni della ex Jugoslavia e soprattutto con la città gemella slovacca di Trnava e con Anton Kost’àl intellettuale slovacco (di cui il libro riporta una parte di carteggio intercorso fra loro), e l’adesione alla costruzione dell’Unione Europea pensando anche di fare di Casale una città che respirasse il clima europeo.

Come è evidentissimo i due elenchi si possono sovrapporre. E il fatto che Coppo, insieme agli amici, le sue scelte, il suo metodo, li abbia sempre realizzati tenendo la barra indirizzata a quei punti fermi, dimostra come l’esperienza di Casale Monferrato rientri anche (e non solo, perché il contributo degli alleati è stato importante e a volte decisivo) all’interno del cattolicesimo democratico.

Questo dice che il cattolicesimo democratico non è semplicemente una cultura politica di scuola, una ideologia da utilizzare per qualche esperimento estemporaneo o per discussioni teoriche, un qualcosa da archiviare nei libri di teoria e dottrina politica. E’ invece, e in modo molto concreto, una realtà che anche a Casale Monferrato si è realizzata, ha dato frutti; è qualcosa che esiste in natura e non solo nei desideri degli idealisti.

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