Persone e imprese al servizio del bene comune

Ricca di suggestioni, di contenuti e di partecipazione è stata la riunione di sabato 25 novembre 2017, organizzata dall’ Aipec, al Teatro Valdocco (la “casa di don Bosco”), a Torino, nel cuore del “distretto sociale”, una terra che, dal XIX secolo ad oggi, ospita e vede crescere iniziative civili e religiose a favore dei poveri.
Aipec è l’ “Associazione italiana imprenditori per un’economia di comunione”, che raggruppa soprattutto gli imprenditori (e le aziende, ma anche le maestranze e tante persone non direttamente impegnate nelle imprese, ma che ne condividono gli obiettivi ideali) che aderiscono ad uno degli ultimi progetti lanciati da Chiara Lubich (fondatrice del Movimento dei Focolari) nel 1991, in Brasile, cioè l’ “Economia di comunione”, che è una proposta per contribuire a diminuire la povertà. Tutto ciò partendo da normali aziende, che sono attive nei mercati, ma sono condotte con criteri nuovi, nelle quali cioè, in linea di massima, i soci non sono solo di capitale, ma sono anche operativi; che vengono condotte da imprenditori competenti e attenti a produrre in maniera legale ed ecologica; cercano di avere maestranze consapevoli e coinvolte nel progetto, e i cui utili hanno una particolare destinazione: un terzo per gli investimenti aziendali, un terzo per la formazione di giovani e un terzo ai poveri; in sintesi lavoro, formazione e solidarietà.
Si è voluto, così, ricordare i cinque anni dalla sua fondazione, proprio a Torino, città che vide, nel giugno 2002, (insieme a Bra e Marene, patrocinatori del convegno, anche con l’ Uncem piemontese) tra i suoi cittadini onorari, proprio la Lubich, che auspicò che il capoluogo piemontese potesse essere una sorta di “capitale della fraternità”, in virtù della sua forte vocazione sociale.
Dopo i saluti istituzionali, tra i quali quelli delle sindache di Torino e di Bra e della Regione Piemonte, c’è stato l’intervento videoregistrato del professor Stefano Zamagni dell’ Università di Bologna: “Dalle radici storiche ad una definizione moderna. Una riflessione sull’economia civile”. Lo stato moderno, ha ricordato il relatore, nasce per vincere la situazione ad esso antecedente, quella conflittuale dell’ “homo, hominis lupo” (l’uomo che si comporta come un lupo predatore nei confronti dei suoi simili), definita dal filosofo inglese Hobbes, realtà che vede gli uomini “tutti contro tutti”, per affermare, sui propri simili, una superiorità soprattutto individuale: ebbene, in questo mondo moderno, l’economia può essere uno strumento per favorire una convivenza civile, se si esce dalla logica della “morte tua, vita mia”, se, cioè, le imprese, pur competitive nei mercati, adottano criteri gestionali ispirati alla fraternità.
Vivace e pieno di riferimenti all’attualità, il successivo dialogo tra il pubblico e Luigino Bruni, docente universitario alla Lumsa di Roma e all’ istituto universitario Sophia di Loppiano, sul tema: “Dall’economia civile all’economia di comunione”. “Il primo capitale di un’azienda – sostiene Bruni- è il capitale umano e solo se ne si è rispettosi “custodi” si possono raggiungere risultati positivi anche socialmente, ispirati dalla “generosità”, che può generare la vita anche in campo economico”.
Ma l’ economia di comunione non è solo teoria, ma è soprattutto pratica, lo hanno ricordato tre imprese che vi aderiscono: il “Polo industriale Lionello Bonfanti”, sostenuto da un azionariato popolare e diffuso, situato nei pressi di Firenze; il ligure “Gruppo Tassano”, che raggruppa sei consorzi, trentatré cooperative ed oltre seicento soci e la cooperativa “I tesori della Terra”, che trae origine dalle ispirazioni di don Oreste Benzi.
C’è stato anche spazio per illustrare altre realizzazioni solidali e filantropiche, come quella dell’imprenditore cingalese, migrante per necessità in Australia, Fernando Shanaka, che ha lì avviato, un’ originale attività ristorativa, che affianca gastronomia, lotta alla povertà, cultura e festa (che spera di poter replicare anche il Italia), e quella voluta da Michele Ferrero in Africa, producendo a “chilometri zero”, utilizzando prodotti e manodopera locali, per favorire lo sviluppo del territorio prossimo allo stabilimento, come analogamente fece in Piemonte.
La giornata è stata anche l’occasione per presentare quattordici progetti internazionali di innovative iniziative imprenditoriali, dall’ Italia all’ Africa, ispirati all’ economia di comunione, riguardanti i campi più svariati: dalla formazione, in senso ampio, all’ assistenza ai migranti; dall’ agricoltura alla pesca; dalle moderne tecnologie alla tutela ambientale. Al pubblico è stata chiesta una “votazione” sulle esperienze illustrate, in modo da favorire, con un contributo economico, quella più apprezzata.
Il pomeriggio ha lasciato spazio alle testimonianze di alcuni soci “onorari” di Aipec, tra i quali il video di Carlo (Carlin) Petrini, fondatore del movimento “Slow Food”, che ha lanciato un avvincente provocazione sul bene comune più importante oggi, l’ ambiente, in sintonia con l’enciclica “Laudato sì” di papa Francesco. Originale anche la testimonianza del “socio” torinese Ernesto Olivero, fondatore del Sermig (Servizio Missionario Giovanile), una delle ultime espressioni della socialità cattolica torinese, con l’ Arsenale della Pace, poco distante dal Teatro Valdocco, con l’illustrazione di alcune loro iniziative imprenditoriali, incentrate sulla solidarietà. Sono, poi, seguite tre tavole rotonde, su temi industriali, di finanza e sulla formazione.
L’intenso programma ha, infine, visto l’illustrazione di due progetti importanti di accoglienza dei migranti (Fare sistema oltre l’accoglienza) e solidarietà con le zone terremotate del Centro Italia (Progetto Reimpresa) che vede assieme l’Aipec e la Ong Amu, Azione per un mondo unito, operante da decenni a livello internazionale nel segno della fraternità.

La giornata è terminata chiamando sul palco gli organizzatori, tra cui l’imprenditore piemontese Livio Bertola (presidente a “anima” dell’ Aipec) e i giovani che hanno collaborato alla realizzazione dell’evento: una di questi ha lanciato un appello, per far sostenere questa economia “rinnovata” dalla politica “buona”, quella ipotizzata dalla citata Lubich col “Movimento politico per l’unità”, basato sulla fraternità. Singolare la fotografia finale sul palcoscenico, composta da adulti e giovani, che vedeva rappresentata tre delle ultime intuizioni della fondatrice dei Focolari: l’ economia di comunione, la promozione della fraternità nella politica e gli studenti dell’università di Sophia, nel decennale della sua fondazione.

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