Una Lombardia piu’ amica

Avvertiamo come prioritario che ciascuno possa farsi carico oggi, anche nella ricca Lombardia, dei problemi di chi gli sta accanto. Ci piacerebbe poter immaginare una regione in cui tutti abbiano spazio e possano offrire il loro contributo per la costruzione di un cammino comune. In tempi in cui la massima ambizione sembra essere l’individuazione di uno spazio in cui non sentirsi minacciati da agenti esterni e poter vivere sicuri, vorremmo lanciare un messaggio di speranza e di fiducia nelle persone. Farsi carico dei più deboli non è uno spreco di risorse, è un investimento nell’ottica della costruzione di una società che possa davvero dirsi capace di non lasciare indietro nessuno: la solidarietà non può esaurirsi nella logica dell’offrire risorse perché ciascuno scelga la propria strada per rimanere a galla, ma deve sapere innescare nuovi modelli di vita e di relazioni, fondate sul rispetto, sulla reciprocità e sull’apertura oltre ogni chiusura egoistica tra gruppi omogenei.

Ci chiediamo: perché molti che si dicono cristiani (e che hanno ruoli di responsabilità nelle istituzioni) tendono a creare divisione, sfiducia nel diverso da noi e nelle istituzioni stesse? Perché vengono strumentalizzate le paure che attraversano i nostri paesi, piuttosto che aiutare la nostra gente a mettersi in cammino per una seria integrazione, senza sconti per chi non rispetta le regole, ma anche senza atteggiamenti inutilmente discriminatori?

In tempi in cui è facile ragionare in un’ottica di contrapposizione e di scontro, vogliamo rilanciare una nuova alleanza tra coloro che abitano questo splendido territorio lombardo.

Alleanza tra coloro che sono portatori di storie diverse e giustamente non vogliono spogliarsene, alleanza tra chi vive una forte esperienze di fede e chi non ha avuto modo di incontrarla, alleanza tra chi si è costruito una legittima ricchezza e chi sta ancora cercando una strada uscire dalla “precarietà” che fa rima con “povertà”. Ma anche alleanza con chi non ha niente da offrire in cambio, con chi affronta il malessere di vivere come cifra costitutiva della sua giornata, con chi non sa dare valore alla propria splendida gioventù, con chi ritiene di aver perso significato perchè non più produttivo causa l’età.

In sintesi vogliamo rilanciare un alleanza che sia specchio dell’amorevole alleanza tra Dio e l’uomo.

Ovvero la cura del territorio con azioni culturali e politiche.

Forte è l’appello in un tempo di globalizzazione a tornare alla ricchezza del territorio, ma dire territorio non basta, è importante comprendere il tessuto antropologico che lo costituisce, oggi fonte di contrapposizioni, luogo in cui si annidano nuove povertà difficili da gestire.

Da un lato, infatti, il territorio rischia di coincidere sempre più con ciò che viene delimitato dalle nostre mura domestiche, da difendere dalle insidie di chi lo attraversa. Un territorio vissuto così diviene invivibile terreno di scontro.

Dall’altro lato, siamo invitati a riscoprire il significato di “abitare”, verbo che descrive l’azione di Dio che si incarna nella nostra povertà. Abitare il territorio significa scegliere di viverlo in tutte le sue contraddizioni, con il rischio dell’incontro con l’altro, con la fatica di partecipare alla sua trasformazione e di sentirsi corresponsabili non solo del buon andamento di casa nostra, ma dell’intero territorio che abitiamo.

Le nostre parrocchie sono lì a dimostrare come sia possibile stare sul territorio senza volerlo per forza conquistare o controllare. Cosa sarebbe oggi la nostra terra lombarda senza questo fondamentale presidio di attenzione e amore per le persone che la abitano?

Proprio vivendo la sua missione evangelica la parrocchia svolge oggi una preziosissima opera culturale, sociale, non sempre avvertita come tale neppure da chi vi è impegnato. Le azioni educative, caritative, liturgiche aperte a tutti diventano certo educazione alla fede, ma anche laboratorio di relazioni intergenerazionali e interculturali.

L’Azione Cattolica ha sempre confermato la scelta della presenza in parrocchia come la forma di Chiesa più vicina al territorio, alle case della gente, e intende essere oggi più che mai presenza per favorire la cura della fede di tutti i laici e l’esercizio di un dialogo continuo con chi vive nel territorio, per concorrere insieme al bene comune, che non è solo dei credenti.

A partire dall’esperienza associativa che ci ha sempre caratterizzato, il nostro vuole essere un invito al coraggio di farsi carico degli altri, di giocarsi responsabilmente nella costruzione del bene di tutti, a partire da un progetto di società in base al quale tutti non solo sono uguali di fronte alla legge, ma devono poter concorrere con uguali diritti e doveri a edificare la città, proporzionatamente alle proprie possibilità .

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