25 aprile 1945: una storia che rivive nella Costituzione

Settanta anni dalla Liberazione, da quel lontano 25 aprile 1945 che è ormai storia, cruciale vicenda del nostro passato che la stragrande maggioranza degli italiani non ha vissuto di persona. Ben pochi sono i protagonisti di quella stagione a trovarsi ancora in vita e tra cinque o dieci anni, nei prossimi anniversari “pieni”, questa testimonianza sarà ancor più affievolita sino poi a ridursi del tutto. Dobbiamo dunque pensare che nella prospettiva di veder sbiadire la memoria anche quegli avvenimenti saranno relegati a semplici reperti di un pur glorioso passato? No, perché a rendere perennemente viva quella stagione non è solo l’eroica trama scritta dai protagonisti quanto, in special modo, il frutto di quella lotta, ovvero la Carta costituzionale che ne scolpisce in maniera indelebile i valori. Ieri, come oggi, come domani, essa rappresenta infatti il patto di convivenza di tutti gli italiani, definendo i principi fondamentali su cui si basa il nostro vivere tutti insieme.

Ecco perché la Resistenza, la Liberazione che ne fu il momento conclusivo sono, lo si voglia o no, patrimonio di tutti e il 25 aprile diviene pertanto Festa nazionale per eccellenza. Un qualcosa che appartiene, sul piano della ritrovata libertà e della pacifica convivenza che ne è conseguita, anche a chi si era schierato dall’altra parte. Siamo una delle poche democrazie occidentali ove sembra ancora mancare una memoria pienamente condivisa anche se, sotto questo profilo, va detto che le cose sono decisamente migliorate rispetto a qualche decennio fa, quando lo scontro ideologico era ancora marcato e divideva il Paese. Del resto, è ben evidente che, in quella primavera del 1945, vi fu qualcuno che combatteva per la libertà e per la dignità dell’uomo e chi, molto spesso inconsciamente, si era schierato con l’oppressione e la tirannia.

Di certo la Costituzione è stata scritta per tutti, pietra angolare su cui sono incisi i principi che ravvivano la nostra comunità nazionale. Basta accostarvisi e leggere qualche suo articolo per scoprirvi questa straordinaria impronta di civiltà. Il lavoro come valore fondante della Repubblica, a ricordare che su di esso, e non sul censo o sul privilegio di nascita si fonda la nostra cittadinanza. L’eguaglianza senza alcuna possibilità di discriminazione e l’impegno della Repubblica a rimuovere tutti gli ostacoli che di fatto si pongono come impedimento al suo sostanziale dispiegarsi. La pace come valore irrinunciabile sino a ripudiare, termine forte e quanto mai appropriato, la guerra come strumento per dirimere le controversie internazionali. La dignità della persona poiché l’iniziativa economica privata, ancorché libera, non deve mai ledere il primato dell’uomo sul sistema produttivo.

Esempi tra i più significativi, tratti qua e là, dal testo della nostra Carta costituzionale che è davvero il frutto vivente dei sogni e delle speranze dei nostri patrioti, di quei giovani spesso neanche ventenni, che persero la vita per la libertà, la pace e la democrazia. Una Costituzione nella quale si è riverberato, in una sintesi forse ineguagliabile, l’incontro tra culture di diversa matrice: quella cattolica, quella socialcomunista e quella liberale, disegnando una democrazia finalmente aperta alle masse popolari a definitivo compimento del Risorgimento e dell’unificazione nazionale. A settanta anni di distanza più che mai va riconosciuto che i valori che animarono la Resistenza si sono pienamente trasfusi nella Carta costituzionale per venir trasmessi alle generazioni che verranno. Una storia e un passato che ogni giorno alimentano il nostro presente e preparano il nostro avvenire.

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