Mangiare sano a scuola beneficia ragazzi e collettività

Con il rientro degli alunni nelle scuole, dovrebbe riprendere anche l’attività delle mense scolastiche. Cambia qualcosa con l’epidemia Covid-19? Naturalmente sì, occorreranno sanificazioni frequenti, norme per il distanziamento e tutte le altre precauzioni necessarie. Ma anche per quello che riguarda i menù potrebbero esserci variazioni e occorre prestare attenzione, perché una corretta alimentazione è un tassello fondamentale della salute, aiuta a rinforzare il sistema immunitario e a prevenire malattie. È dunque necessario compiere uno sforzo, anche se le difficoltà logistiche sono aumentate, per garantire una sana nutrizione ai ragazzi che fruiscono del servizio di mensa scolastica.

Pare invece che alle complicazioni operative abbia fatto riscontro una semplificazione dei menù che si sarebbero appiattiti su pasta e pizza, o almeno questo è quanto risulta da un rapporto presentato da Foodinsider, osservatorio delle mense scolastiche, in collaborazione con Slow Food Italia.

Prima della pandemia, le osservazioni sono state effettuate fino a febbraio, su una cinquantina di menù scolastici, registrando un apprezzabile miglioramento verso scelte più sostenibili, ad esempio sostituendo la carne rossa con i legumi. Alcune città hanno avuto una valutazione eccellente delle proposte alimentari e meritano di essere segnalate: Cremona, Fano, Jesi, Trento, Rimini, Bergamo e Mantova.

Tuttavia, in generale il giudizio non è particolarmente positivo, a causa dell’eccesso di proteine e carboidrati nelle diete proposte, che rischiano di veicolare proprio attraverso le mense scolastiche il problema crescente dell’obesità infantile. Prosciutti, pasta, lasagne, gnocchi e pizza tutti i giorni rischiano di provocare perlomeno problemi di sovrappeso, fenomeno che già incide sui ragazzi italiani più che in molti altri Paesi del mondo.Secondo gli esperti, sarebbe opportuno sostituire in parte le proteine animali con quelle vegetali e in generale aumentare il consumo di verdure.

All’opposto, come si diceva sopra, sembra che l’emergenza epidemiologica abbia portato a una semplificazione dei menù, dove trionfa la pasta, in bianco, al pomodoro o al pesto che sia, e la pizza. Scomparsi invece brodi e minestre.

Al livellamento della proposta verso livelli basici e non esattamente salubri, fa seguito anche un altro problema, quello dell’utilizzo delle stoviglie monouso, senz’altro dettato da preoccupazioni sanitarie, ma che aumenta gli oneri economici dei Comuni (che potrebbero alzare il contributo a carico delle famiglie) e l’impatto ambientale. Lodevole, in questo senso, la soluzione adottata a Venezia, dove i bambini ormai da anni si portano le stoviglie da casa, mentre ora sono stati dotati anche di tovaglietta lavabile e borraccia, omaggio del Comune.

Positivo invece il fatto che, dopo anni di “efficientamento” fatto di tagli al personale e cibi preconfezionati, si sia tornati ad assumere, come a Rimini, dove hanno trovato lavoro dodici persone in più. In effetti, come si diceva, l’alimentazione è parte integrante della prevenzione sanitaria, perché siamo quello che mangiamo, dunque una dieta sana, basata su cibi cucinati anziché precotti è senz’altro preferibile e può essere assimilata a un vero e proprio presidio sanitario, che può aiutare a diminuire l’insorgenza di malattie.

Per questo la dieta dei ragazzi, oltre a essere appetitosa, deve essere calibrata in modo da apportare i giusti nutrienti, tra i quali gli antiossidanti, i polifenoli e le vitamine indispensabili per rafforzare il sistema immunitario. Senza contare che abituare fin da giovani i ragazzi a pratiche alimentari sane significa indurli anche da adulti a seguire regimi alimentari appropriati, con sensibili miglioramenti sulla salute individuale e collettiva.

Inoltre, la necessità di fornire ai giovani un’alimentazione di qualità può portare a un circolo di economia virtuosa sul territorio, a partire dall’assunzione di personale dedicato alla cucina, fino alla produzione del cibo, che può provenire da filiere locali, dunque a chilometro zero, improntate ai principi dell’agricoltura biologica e della lavorazione della materia prima fresca senza l’aggiunta di chimica o intrugli vari.

Insomma, portare cibo di qualità nelle mense scolastiche è un qualcosa che, oltre a garantire una sana nutrizione alle nuove generazioni, può portare un beneficio allargato anche alla comunità di riferimento, al territorio e all’ambiente, come spiega la stessa Foodinsider nel libro Mangiare a scuola, la rivoluzione sostenibile che cambierà il mondo, edito da Franco Angeli.

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