Aperto a Torino Green Pea, nuovo polo del commercio sostenibile

Con svariati mesi di ritardo rispetto alle previsioni, causa emergenza sanitaria da Covid-19, il 9 dicembre ha finalmente aperto a Torino Green Pea, la nuova creatura di Oscar Farinetti dedicata alla vendita di prodotti ambientalmente ed eticamente sostenibili. Cinque piani per quindicimila metri quadri di superficie complessiva, racchiusi in un edificio costruito secondo i dettami dell’architettura ecosostenibile e piazzato a fianco del già affermato Eataly.

Il “Pisello Verde”, questa la traduzione letterale, è concepito per diventare, secondo quanto affermato da Farinetti, “il primo department store dove si comprano oggetti costruiti in armonia con acqua, terra, aria”. Lo slogan è “from duty to beauty”, dal dovere alla bellezza, in riferimento al fatto che l’ormai imprescindibile attenzione verso l’ambiente può essere coniugata con lo chic, il fashion, il cool, insomma, per dirla con Farinetti, vivere in modo sostenibile fa Fico. Molte le aziende che hanno aderito all’iniziativa, che si inserisce con notevole tempismo commerciale nella nuova corrente “green” che sta prendendo piede all’insegna della sostenibilità ambientale.

Solo che a passeggiare fra gli spazi del nuovo centro commerciale appena aperto si respira un’aria di lusso con una punta di edonismo che rischia di far sembrare la coscienza ecologica come una cosa ancora per ricconi radical chic, fuori portata per la massa di persone che arrancano nella crisi attuale e per i molti che probabilmente lo faranno anche nel prossimo futuro.

Tuttavia, è evidente che se Farinetti, con il suo notevole fiuto per gli affari, si è buttato anima e portafoglio in questa nuova avventura, è perché ha già individuato un “target”, un segmento di clientela potenziale, sufficientemente ampio da giustificare il cospicuo investimento. Anche perché l’offerta è ampia e diversificata, con i settori suddivisi per piano.

Al livello zero, etichettato “life” e dedicato alla mobilità, troviamo l’offerta di veicoli ecologici di FCA, con in bella vista la nuova 500 elettrica, affiancata da un Ducato, veicolo da carico di ampia portata, a sua volta elettrico. Di fianco, c’è lo spazio Iren, dove l’azienda ex municipalizzata vende contratti di fornitura elettrica certificati da fonti rinnovabili. Il primo impatto, con una casa automobilistica che per anni ha osteggiato la mobilità elettrica e un produttore di energia che ricava sì e no un misero 15% di elettricità da fonti rinnovabili, a fronte di un dato medio nazionale del 40%, non è molto incoraggiante e lascia insinuare il sospetto di un’operazione di greenwashing, la riverniciatura “ecologica” che molte aziende si danno ora che l’ambientalismo è tornato di moda.

Ma noi non ci lasciamo scoraggiare e proseguiamo nell’esplorazione.

Al primo piano c’è “home”, dedicato all’arredo, agli elettrodomestici e al design casalingo. Il legno dei mobili proviene da foreste certificate, dove il taglio avviene in maniera sostenibile; vetro e acciaio arrivano dalle filiere del riciclo; gli elettrodomestici sono ad alta efficienza o ricondizionati.

Secondo e terzo piano, rispettivamente “fashion” e “beauty”, sono dedicati all’abbigliamento, rigorosamente confezionato con cotone bio o con lane di animali allevati in modo etico, con plastiche riciclate e capi colorati con prodotti naturali. Nel piano superiore, oltre agli spazi occupati dalle grandi firme (Zegna e Cucinelli, per citarne un paio) c’è anche un comparto dedicato all’igiene della persona e della casa, ovviamente con prodotti bio.

Naturalmente, in casa di colui che ha fatto della gastronomia un marchio di fabbrica, non può mancare uno spazio dedicato al cibo. Solo che bar e ristoranti al momento devono restare chiusi a causa delle norme anti-covid, come pure il roof garden, il giardino sul tetto dedicato al relax, o se preferite all’otium, come dicevano gli antichi e come ripete Farinetti. Con tanto di piscina a sfioro protesa verso le montagne, ma anche sporgente sopra il parcheggio.

Già, il parcheggio. Forse è proprio qui, dall’esterno, che si nota di più il cambio di marcia verso la sostenibilità. L’edificio è rivestito con il legno dei boschi abbattuti dalla tempesta Vaia un paio di anni fa, che Farinetti ha comprato dando così una grossa mano ai boscaioli. C’è una tettoia solare (piccolina, per la verità, si poteva fare di più…), una turbina eolica, due pannelli solari a girasole, in grado di seguire il Sole nel suo cammino giornaliero per ottimizzare la produzione. C’è l’edificio nel suo insieme, progettato da un team di architetti torinesi per essere totalmente sostenibile, nei materiali da costruzione come nella gestione quotidiana, con climatizzazione e illuminazione naturali.

E ci sono, soprattutto, installate da Enel X – la branca di Enel che si occupa di mobilità – più di venti colonnine per la ricarica delle auto elettriche e ibride plug-in, delle quali alcune dotate dell’innovativa tecnologia V2G, in grado di lavorare nei due sensi, ovvero predisposte per utilizzare le batterie delle auto come un vero e proprio sistema di accumulo diffuso. Al momento, sono ancora pochi i veicoli in grado di supportare questo sistema, ma in futuro, con l’implementazione dell’energia da fonti rinnovabili, per loro natura non programmabili, sarà fondamentale avere la possibilità di scaricare gli eccessi di produzione nelle batterie delle auto, per poi riassorbirli per compensare i picchi di consumo.

In altre parole, nel prossimo futuro saranno proprio le batterie delle auto elettriche a dover garantire stabilità al sistema energetico, attraverso colonnine di interscambio – non più semplicemente di ricarica – come quelle installate nel parcheggio del Green Pea. Sempre che i possessori di auto con motore a scoppio lo capiscano, e lascino questi posti disponibili per i veicoli elettrici, cosa che al momento non sembra sia stata ancora metabolizzata dai visitatori del “Pisello verde”. Però sarà bene abituarsi, perché il futuro è già cominciato, da oggi anche a Torino.

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