“Insieme”, una nuova presenza dei cattolici in politica?

“Insieme” è il nuovo soggetto nato dopo l’assemblea costituente di Roma, nel segno di una ricomposizione politica dei cattolici. Nel simbolo troviamo due anelli di una catena, visibile emblema di solidarietà. Lavoro, famiglia, pace e solidarietà sono i valori di fondo attorno ai quali ruota questo ritorno dei cattolici sulla scena pubblica con una presenza autonoma.

Tutto prende le mosse dal manifesto presentato lo scorso anno dall’economista Stefano Zamagni che propone un’ispirazione cristiana, immune da qualsiasi tentazione confessionale e declinata invece nella laicità della politica che sembra evocare il famoso appello ai “Liberi e Forti” di don Luigi Sturzo. Si vuole superare definitivamente i vincoli di un bipolarismo che per più di due decenni ha costretto i cattolici a dividersi, scegliendo se situarsi a destra o a sinistra, ma finendo poi per ritrovarsi nel ruolo di scomodi ospiti in entrambe le collocazioni. Una scelta, per molti versi innaturale, tra un conservatorismo egoista e un progressismo radical-laicista, distanti anni luce dal patrimonio culturale del cattolicesimo politico. Ed è proprio per emendare questo difetto, per così dire, d’origine che può spiegarsi la volontà di trovare uno spazio autonomo nel quale la cultura del cattolicesimo possa elaborare la propria visione politica senza alcuna preclusione.

Dal manifesto Zamagni emergono le linee che caratterizzano il progetto: valorizzazione della famiglia, come cellula fondamentale della società; economia civile di mercato, contro le storture liberiste di questi decenni; sussidiarietà, puntando sui territori e i corpi intermedi; interclassismo solidale, per unire un tessuto sociale spesso sminuzzato in tanti rivoli corporativi. Il tutto collocato – come è naturale per la cultura del cattolicesimo popolare – in una prospettiva europea.

Tra breve è possibile che in Italia possa tornare in auge una legge elettorale interamente proporzionale, sebbene con una soglia di sbarramento. Un sistema di voto che può rappresentare un contesto propizio per portare avanti questo progetto, senza ritrovarsi impigliati nelle trappole del maggioritario. Vi è dunque l’opportunità per costruire qualcosa di nuovo, in grado di coinvolgere molti di coloro che, negli anni, si sono rifugiati nell’astensionismo per la mancanza di adeguati punti di riferimento politico.

Più che mai, dinanzi al populismo dilagante e all’antipolitica che gli fa da contorno, occorre far prevalere un’idea di politica basata sul territorio, su un più stretto legame tra eletti ed elettori, su un rispettoso confronto nel rapportarsi con le altre forze politiche, rifuggendo da quella reciproca delegittimazione che, troppo spesso, ha segnato gli anni della cosiddetta Seconda repubblica.

Si tratta naturalmente di vedere se questa ricomposizione del cattolicesimo riuscirà davvero a sfociare in un progetto credibile e compiuto o se invece tutto si perderà nelle mille divisioni e nella miriade di personalismi che troppo spesso caratterizzano il mondo cattolico. Di certo l’Italia ha un estremo bisogno di ritrovare una politica di ampio respiro che abbia come bussola il bene comune.

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