Il nemico è alle porte

A volte timorosi, a volte spavaldi, impauriti o ignari, ma la maggior parte increduli, per lo meno,è questa la sensazione che colgo nella gente. E’ comunque difficile carpire le sensazioni delle altre persone quando in questa situazione, lo si fa attraverso un tramite, come il telefono, nelle sue più svariate accezioni, passando da computer e televisori, dove in più, la comunicazione è a senso unico.

Tutto questo credo che non faccia altro che aumentare la sensazione di incertezza, per il presente e verso il futuro. L’ unica certezza è quella delle inevitabili code che si creano soprattutto davanti agli esercizi alimentari.

In tanti ci saremo chiesti, se mai avremmo potuto immaginare di vivere una situazione del genere, quando le paure più soventi che accompagnano la nostra esistenza, sono il lavoro, o la salute nostra e dei nostri cari, ma mai messa alla prova (anche) da una pandemia.

Previsioni sulla sua durata ce ne sono tantissime, e in un periodo dove gli esperti fioriscono, è impossibile non trovarne una che non faccia caso alle nostre aspettative, certo è che un ritorno alla normalità auspicato da tutti, è ben diverso dalla fine della pandemia.

Anche nel momento in cui gradualmente alcune attività riprenderanno il loro corso, non è quella la fine, non la si potrà stabilire per decreto, ma soprattutto sono convinto, che anche se e quando la pandemia cesserà, niente sarà più come prima.

Vorrei soffermarmi su questo aspetto: sarà un bene o un male tutto questo?

Riflettendoci un attimo, non potremmo vedere delle opportunità da cogliere? Degli errori da non ripetere? Degli aspetti positivi da mantenere? Non ve li voglio dire o servire su un piatto d’argento, ma credo che ognuno di noi con un minimo di spirito critico, abbia notato

dei cambiamenti positivi da mantenere in seguito, in mezzo al dramma che ci circonda,

oppure di situazioni consolidate i cui effetti nefasti sono stati amplificati dall’emergenza.

Volendola dire in modo semplice: ci stiamo rendendo conto delle cose inutili e di quelle importanti?

Non si potrebbe ripartire da questo, dal senso di giustizia, di eguaglianza, di solidarietà anziché dal profitto e dalla prevaricazione?

Vorrei infine citare un’anziana zia acquisita, che ha vissuto la guerra oltralpe, “regalandoci” questo pensiero, potendo fare dei paragoni e delle considerazioni con il passato:

<< Questa non è una guerra come quella di allora. Allora era tutto tremendo e difficile, ma almeno il nemico sapevi chi era, potevi vederlo. Ora è peggio, perché il nemico non lo puoi vedere>>.

Nel titolo, avrei voluto citare il film sull’assedio di Stalingrado. Ho dovuto aggiungere mio malgrado un interrogativo, forse il nemico è già in casa.

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