Gratuità e servizi essenziali sono diventati ora pietre d’angolo


Questo pandemonio virale ha ristabilito la gerarchia di ciò che conta davvero e a cui le nostre società mercantili hanno dato scarso valore. L’economia dei sentimenti e del servizio fatto con generosità, dono, compassione, dignità e onore. Dell’anima che non ha un prezzo. Dei patti etici che valgono più dei contratti. Il culto idolatrico della meritocrazia, della performance, dell’incentivo, il virus della sacralità dell’utile hanno distorto i criteri dell’economia, del lavoro e della nostre convivenze giustificando e ampliando le disuguaglianze. Ma oggi gli ultimi sono i primi. Si misura il valore economico della gratuità e solidarietà. Quel di più che viene offerto al di là del contratto, di quanto pattuito, perché la coscienza riconosce – un oltre- che le logiche dei mercati non sanno più riconoscere e valorizzare. Questi valori immateriali fanno un PIL che non si misura con gli indici di Borsa. Un utile indispensabile agli uomini e certamente gradito a Dio. Eravamo pieni di cose ma svuotati dentro. Soffrivamo di carestia morale e spirituale, avevamo perso le radici e la tensione al cielo. Un effetto serra dell’anima. La peste ha ridato valore a quelli che oggi chiamiamo servizi essenziali. Possiamo constatare che le potenze mondiali finanziarie, militari e tecnologiche a partire dagli Usa, sono annichilite da questo imprevisto naturale. Il gigantismo dei forzieri, delle multinazionali industriali, bancarie e finanziarie sono impotenti. I Ceo, gli onnipotenti capi d’azienda super pagati e diventati oggetto di culto, ora diventano marginali. Ci salvano le abnegazioni dei medici, degli infermieri e degli operatori che puliscono e sanificano corpi e luoghi; degli agricoltori, dei panettieri, dei corrieri in bicicletta (riders) e dei piccoli negozi di quartiere a pochi metri da casa. E ancora il sostegno del volontariato, delle organizzazioni no profit, e delle famiglie che sono la prima e insostituibile rete del Welfare. Ci aiutano le attenzioni e azioni di buon vicinato. Civitas Humana e Civitas Dei hanno ripreso a dialogare per rivitalizzare corpi e spiriti. Stiamo assumendo la consapevolezza che l’abuso delle risorse naturali che portano a questi enormi squilibri climatici hanno conseguenze sulla salute del pianeta e degli uomini. Possiamo salvarci se riscopriamo un interesse più grande di quello individuale, cioè se ci sentiamo parte di un Bene comune più grande. La centralità del capitale umano e dell’ecologia integrale possono cambiare gli stantii paradigmi politici, economici e sociali delle nostre società. Speriamo di imparare la dura lezione. «Vedete! » continuò don Abbondio (dopo aver enumerato i morti del paese) «E non è finita. Se quelli che restano non metton giudizio questa volta e scaccian tutti i grilli dalla testa, non c’è più altro che la fine del mondo» (A. Manzoni, I promessi sposi). I pifferai magici offrono solo illusioni, non soluzioni. Abbiamo bisogno dei desideri essenziali più grandi. Di utopie e profezie, di carismi civili e religiosi, di creatività e capacità temprate dallo studio e dall’esperienza che indichino un -non ancora- per non rimanere nell’innelluttabile -già-. “ È con il codice dell’anima che scriviamo la grammatica delle azioni sociali più importanti” e “ l’equilibrio sociale è il risultato dell’ordine spontaneo della dinamica dei sentimenti come il mercato lo è degli interessi” spiega Luigino Bruni. Le resurrezioni sono i mali che si trasformano in benedizioni, sentimenti e interessi comuni.

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