Alle primarie una risposta popolare e politica alla crisi: partecipazione ammirevole in mezzo a difficoltà straordinarie

Le primarie di centro sinistra costituiscono senza dubbio un fatto positivo per la democrazia italiana e rappresentano un segnale in controtendenza rispetto alla sfiducia. Certo, come ci ha ricordato di recente il cardinal Scola, la crisi morde il tenore di vita ed i bilanci delle famiglie, riduce i servizi per i più deboli, cancella posti di lavoro ed erode il futuro ai giovani: ebbene in mezzo a così grandi difficoltà il popolo del centro sinistra si è recato alle urne ieri, superando oltre tre milioni di votanti. Ciò costituisce una straordinaria risposta della politica alla crisi.

Chi invece pensava di poter manipolare attraverso una sovraesposizione mediatica i risultati di queste primarie ha avuto una prima risposta popolare e domenica prossima riceverà il definitivo chiarimento. Questo non significa affatto che la coalizione dei riformatori, verso cui già va il consenso di una componente importante di elettorato che si definisce di centro, si senta autosufficiente. Al contrario, da domenica prossima il candidato a premier del centro sinistra avrà il compito di cercare possibili intese con l’Udc e soprattutto con quel vasto movimento civico e della società civile che sta prendendo forma.

Se questo è necessario a livello nazionale, credo lo sia ancor di più a livello delle regioni in cui si vota, in particolare in Lombardia dove il vincitore o la vincitrice delle primarie civiche dovrà fare ogni sforzo possibile per definire un programma a partire dagli interessi non più dei ricchi, ma delle famiglie e dei ceti popolari e lavoratori, e per rivolgersi a quelle tante energie al di fuori della coalizione riformatrice, ma disponibili ad appoggiare un programma di governo regionale che marchi una chiara discontinuità con il passato.

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