Comunità sostenibili per una sostenibilità integrale, sociale e ambientale

Di Giovanni Colombo


Pubblichiamo un’ampia sintesi del documento “La nuova identità della sinistra. Un contributo nel campo della sostenibilità (ambientale e sociale)”, di Giovanni Colombo. L’Autore è ex CTO di Telecom Italia Lab e Direttore dell’Istituto Superiore Mario Boella, Torino, Italia. Ex membro del consiglio di amministrazione dell’EIT; Docente esterno al Politecnico di Torino fino al 2018.

Il documento presenta alcune idee sull’opportunità di lanciare un nuovo modello di sviluppo nel campo della sostenibilità (ambiente e giustizia sociale). (…) Il termine comunità sostenibili potrebbe riassumere l’iniziativa (anche se l’aggettivo sostenibile si sta rapidamente deteriorando per l’uso generico che se ne fa). Le comunità dovrebbero nascere su principi etici e mostrare una propria sostenibilità economica come garanzia di continuità nel tempo. Alcuni indizi (…) aprono un ambito di azione politicamente poco frequentato: le realtà dei piccoli centri a vocazione mista agricola/industriale e delle molte forme di periferia urbana.
Dopo aver evidenziato i limiti dell’azione politica nel campo della sostenibilità, la proposta identifica gli indizi a supporto delle comunità sostenibili e i vantaggi del nuovo modello.


Alcuni limiti delle attuali politiche della sostenibilità


Ecco, in sintesi, alcuni dei limiti della nostra azione politica sulla sostenibilità e alcuni esempi che ne certificano gli effetti negativi.
Mancanza di visione e capacità critica. Riguarda soprattutto i nuovi processi di servizio creati secondo il verbo tecno-economico del neoliberismo. Un esempio. Nella distribuzione dei beni basata sulle tecnologie informatiche (modello Amazon o Glovo…) la politica di puro adeguamento è disarmata di fronte al deserto sociale e alla perdita di dignità del lavoro che ne derivano: nuove periferie solcate da corrieri e da rider a favore di interessi economici costruiti sul dogma del tutto e subito sullo zerbino di casa mia.
Incapacità di perseguire in un unico disegno politico la salute ambientale e il benessere sociale. Una visione politica integrata crea le condizioni affinché i due obiettivi si esaltino a vicenda in un ciclo virtuoso. Un ambiente sano genera benessere fisico e mentale: la migliore condizione per il successo delle politiche ambientali, che richiedono consapevolezza e spirito partecipativo. Un esempio. La conversione energetica verso fonti rinnovabili è vista come una prospettiva indifferenziata, dove campi eolici o fotovoltaici o comunità energetiche locali stanno sullo stesso piano. La valenza di quest’ultima soluzione non viene proposta come fattore di coesione sociale e di nuova occupazione qualificata: il suo valore sociale è trascurato rispetto al principio della (presunta) autosufficienza energetica.
Tecnicismo. La convinzione che la tecnica sia sufficiente a risolvere i problemi sul tappeto. Oltre a non essere fondato, questo stato mentale impedisce alla politica di fissare obiettivi di lungo termine (intenzionalità) ai quali ispirare la propria azione nel presente (anticipazione). Lo sviluppo è affidato all’azione miracolistica della tecnologia e non viene filtrato secondo i criteri di beneficio sociale che la politica dovrebbe perseguire. Un esempio. La transizione verso la mobilità elettrica è vista come risolutiva e accettata benevolmente anche se i produttori propongono modelli di potenza crescente mentre la soluzione elettrica sul corto raggio (monopattini) erode quote di mobilità ciclistica o pedonale. La spensierata corsa all’elettrico finisce col giustificare comportamenti irresponsabili che annullano in parte gli effetti positivi della transizione (rimbalzo). La giustificazione etica è già nei messaggi pubblicitari: più potenza senza emissioni! mentre il SUV (elettrico) solca sentieri di montagna tra schizzi di fango.
Scarso approfondimento dei dilemmi della sostenibilità. La politica tende ad ignorare le recenti evidenze scientifiche sulla sostenibilità. La visione catastrofista come quella rassicurante (le uniche che emergono sulla superficie del dibattito mediatico) oscurano un fatto che sta diventando inoppugnabile: le attuali politiche di mitigazione del riscaldamento globale lasciano crescenti margini di incertezza sulla possibilità di rispettare gli obiettivi fissati a Parigi nel 2015 (limite di 1.5⁰C o 2⁰C di aumento della temperatura entro il secolo in corso). In relazione alla non trascurabile probabilità di fallire, la comunità scientifica sta suggerendo di imboccare con decisione cambiamenti radicali dei modelli economici e sociali anche per evitare soluzioni pericolose ed eticamente discutibili come il ricorso massiccio alla cattura del carbonio previsto nella seconda metà del secolo per recuperare gli (inevitabili) ritardi della corsa alla neutralità climatica.


Indizi per la costruzione delle comunità sostenibili


Fortunatamente, la prospettiva delle comunità sostenibili trova in questa congiuntura storica, alcuni elementi di contesto che ne possono sostenere lo sviluppo. Si tratta di elementi che già esistono come tendenze sociali o possibilità tecnologiche: potenzialità in attesa di una interpretazione politica che le orienti secondo obiettivi coerenti. (…) Gli elementi di contesto sui quali la prospettiva delle comunità sostenibili può contare sono elencati qui di seguito, con un breve commento sul loro potenziale ruolo.
Energia. La produzione da fonti rinnovabili può avvenire in misura significativa a livello locale (comunità energetiche) creando nuove aggregazioni sociali e occasioni lavorative. Nella cornice della responsabilità energetica, la dimensione locale si presta a re-interpretare tutti i processi sociali, dalla mobilità alla filiera dei rifiuti, alla distribuzione e al consumo dei beni.
Economia circolare. La trasformazione dei cicli produttivi dell’industria punta a favorire la modularità costruttiva, il riciclo/riuso dei materiali, la riparabilità, la durata dei beni di consumo. Nel ciclo di vita del prodotto diventano essenziali le funzioni legate al suo uso: manutenzione, adattamento, riuso a cascata, differenziazione. Queste funzioni, insistendo sul luogo (dove il prodotto è usato) riaffermano segmenti di lavoro oggi distrutti dal principio dell’usa e getta e inducono comportamenti di consapevolezza e di inclusione. La circolarità in agricoltura sollecita comportamenti come la coerenza alimentare, la difesa della biodiversità e l’integrità del rapporto uomo-natura (…).
Virtualizzazione. Le tecnologie dell’ICT hanno trasformato e disintermediato molte delle funzioni industriali e ammnistrative all’interno di una generale polarizzazione dell’economia verso i servizi. Il processo di virtualizzazione può rendere flessibile nello spazio e nel tempo molte funzioni lavorative (l’abbiamo imparato durante la pandemia). (…)
Urbanizzazione e inclusione sociale. Il processo di urbanizzazione prosegue in tutto il mondo, ma in misura molto contenuta in Europa, dove circa la metà della popolazione continua a vivere in città di piccole dimensioni o in piccoli centri rurali e non. Alcuni dei problemi sollevati dalla centralizzazione urbana (pendolarismo, solitudine, esclusione sociale, carenza assistenziale) possono trovare soluzioni soddisfacenti nei piccoli centri grazie alle condizioni ambientali e sociali che queste realtà possono offrire. (…)
La sensibilità per l’ambiente. Nell’arco degli ultimi decenni, la sensibilità ambientale è andata crescendo senza sosta. Movimenti, organizzazioni, individui hanno coltivato, principalmente a livello di conoscenza, testimonianza o denuncia, un interesse genuino per la crisi climatica, l’inquinamento, il rapporto uomo-natura. La cosa incredibile è che nel nostro Paese nessuna forza politica sia stata capace di offrire a questa energia spontanea e consapevole (anche se non priva di contraddizioni) uno sbocco di impegno concreto, ispirato ad una prospettiva visibile. L’affermazione della sostenibilità ha bisogno di messaggio, di coerenza dei comportamenti, di partecipazione. Una comunità sostenibile può ingaggiare le forze che esprimono queste sensibilità in varie forme di impegno (formazione, volontarismo, impiego lavorativo). Nella prospettiva della sostenibilità, le forze del terzo settore impegnate nei servizi essenziali possono offrire la sponda sociale al progetto comune e sperimentare un nuovo modello di sviluppo, capace di intercettare a livello locale una parte del valore economico oggi sradicato dalla dimensione globale dell’economia.


I vantaggi ambientali e sociali del nuovo modello


(…) vale la pena considerare alcuni elementi che paiono fin d’ora promettenti.
Sussidiarietà. Le comunità sostenibili si collocano nella prospettiva della sostenibilità proponendo un uso non monetaristico delle tecnologie e dei relativi processi di trasformazione. Il luogo e la coesione sociale sono il collante essenziale per il loro successo. Ambiscono a rafforzare le politiche attuali (gestite su scala nazionale o comunitaria) polarizzando valore economico in una dimensione relativamente protetta dai meccanismi del mercato e della competitività. In questo senso, rappresentano una nuova forma di quella non-trading economy che sta alla base dell’economia sociale di mercato in chiave soprattutto tedesca.
Risorse. Nella configurazione urbana europea (multipolare, basata su piccoli centri interconnessi) le comunità sostenibili trovano le condizioni ambientali più adatte. I piccoli centri hanno conservato elementi di socialità e di partecipazione che possono essere ravvivati sfruttando gli elementi di contesto che abbiamo visto. (…) Le trasformazioni necessarie non richiedono grandi investimenti, piuttosto scelte coraggiose e capacità di coinvolgimento sociale da parte degli amministratori. L’idea delle comunità sostenibili è una sfida al gigantismo imperante e allo strapotere della finanza. Per come sono formulate, possono trovare fonti di finanziamento all’interno delle misure europee dedicate a specifiche sfide di innovazione sociale (ad esempio Community-Led Local Development).
Democrazia e partecipazione. La realizzazione di una comunità sostenibile procede inevitabilmente per gradi. Ma il fondamento della comunità include un piano di lavoro e la disponibilità delle parti in gioco ad una partecipazione consapevole e responsabile. Si può quindi dire che la comunità è già operativa nel momento in cui l’amministrazione, i cittadini e le forze coinvolte decidono di lanciarla. (…) Per evitare di cadere nella trappola dell’isolamento, l’uso responsabile delle tecnologie informatiche può rivelarsi indispensabile.
Ricerca e innovazione. La necessità di suscitare nuovi modelli di sviluppo è ormai ampiamente riconosciuta nella letteratura scientifica. Mancano tuttavia proposte concrete su come rispondere a tale esigenza. Le comunità sostenibili posso essere una formidabile opportunità per tentare una risposta. La visione integrata dei processi e il carattere inter-disciplinare dei problemi, dovrebbero sollecitare le forze dell’innovazione e della ricerca a mettere in campo un loro impegno continuativo lungo tutta la vita della comunità. I temi in gioco sono del tutto nuovi e sfidanti. L’intento trasformativo della comunità sostenibile impone infatti di sviluppare ricerche inedite su: modelli di business, meccanismi di pianificazione e controllo dei sistemi, elasticità comportamentale, modelli di coinvolgimento e partecipazione. (…)
Collocazione politica. Il progetto per le comunità sostenibili introduce una sfida originale nel cammino verso la sostenibilità ed è fortemente caratterizzato nel panorama della Sinistra.

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