Lo sbarco in Normandia e l’Unione europea

Non è retorica celebrare l’anniversario – quest’anno il 75 esimo – dello sbarco in Normandia. E’ storia. Quella dell’assalto anglo-americano alla fortezza Europa dominata dalla Germania nazista. Il più grande pericolo per la pace e per la libertà mai comparso sul vecchio continente e che senza il gigantesco sbarco alleato, avrebbe probabilmente vinto la guerra, tenendo l’Europa sotto il proprio tallone di ferro.

In Normandia, si può ben dirlo, come per pochi altri posti al mondo, si giocarono davvero le sorti della nostrà libertà. Le migliaia di navi che la mattina del 6 giugno 1944 affollavano il canale della Manica erano il concreto simbolo della lotta di liberazione europea contro la più micidiale tirannia dell’età contemporanea.

Dobbiamo dunque essere perennemente grati a quei ragazzi, appena ventenni, che dai più riposti angoli degli Stati Uniti vennero a combattere, e a morire, sulle spiaggie francesi. Un’impresa, quella dello sbarco, la cui riuscita era tutt’altro che scontata poichè, in quel momento, la Germania di Hitler controllava l’intero continente, dall’Atlantico alle pianure russe. Ci vollero settimane per consolidare le teste di ponte dello sbarco, e due mesi e mezzo per raggiungere Parigi e liberarla dopo quattro anni di occupazione. Servirono poi ancora altri otto mesi per vincere la guerra. Eppure tutto cominciò da lì, quando, dopo giorni di maltempo, venne dato il via all’invasione, al definitivo attacco del fortilizio difeso dai tedeschi.

Ieri la regina britannica, Elisabetta, il presidente americano Donald Trump e quello francese Emmanuel Macron hanno incontrato a Portsmouth, in Inghilterra, gli ultimi veterani di quella memorabile impresa. Nel 1944 gli Stati Uniti diedero un insostituibile contributo per salvare la vecchia Europa e fu l’inizio di un lungo cammino, percorso fianco a fianco. Un’alleanza o, per meglio dire, un’amicizia che, pur tra gli alti e i bassi delle vicissitudini politiche, ha costituito, ed ancora costituisce, l’arco di volta del mondo libero.

Nello stesso tempo, molte cose sono cambiate. E si è persino assistito ad un presidente americano che, soltanto poche ore prima di celebrare gli eroi dello sbarco, invitava la Gran Bretagna a lasciare, ad ogni costo, l’Unione europea. Un mollare gli ormeggi, senza alcun accordo, facendo balenare chissà quale mirabolante orizzonte di prosperità per il popolo britannico, una volta fuori dalla comune casa europea. Un atteggiamento irresponsabile da parte del leader della più grande potenza mondiale. Così come poco avveduta risulta la condotta di quei politici britannici che sembrano ormai puntare alla rottura con l’Unione.

Proprio la storia che si respira sulle spiagge della Normandia, dovrebbe invece invitare a non disperdere valori e sentimenti comuni, nella ricerca di improbabili miraggi di illusoria grandezza. Non sappiamo come finirà la partita della Brexit e, in fondo, crediamo non lo sappiano neppure più gli inglesi stessi. Pensiamo però che proprio quello che avvenne in quel lontano giugno del 1944 debba farci scorgere l’esistenza di un comune destino dei popoli europei. Un ancoraggio comune chiamato ad essere la bussola in grado di orientarci nelle mille intemperie di oggi e di domani. Certo resta curioso vedere gli Stati Uniti quasi desiderosi di indebolire l’Unione europea. Quella stessa Europa che in altri tempi vennero a liberare.

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