Il gesto del Papa “per il bene della Chiesa”

Ratzinger coraggioso, Ratzinger umile, il Papa vittima di complotti, il Papa si arrende, il Papa vince, il Papa non ci sta, il Papa gioca d’anticipo e costringe tutti a venire allo scoperto…

Commenti e analisi si sprecano, a 24 ore dalla comunicazione ai cardinali e al mondo: molto semplicemente (!?!) Benedetto XVI ha detto di non essere più in condizioni fisiche e spirituali tali da assicurare un pieno servizio alla Chiesa, al mondo, al Signore Gesù. E lascia “per il bene della Chiesa”. Di conseguenza, chiede al collegio dei cardinali di indicare un nuovo Vescovo di Roma. Un congruo tempo è assicurato per il dibattito nell’arena della “opinione pubblica” della Chiesa (intesa come Chiesa di Cristo e non solo Chiesa cattolica).

Non ci lanceremo in previsioni sul totopapa, perché siamo fra quelli che credono nella ispirazione dello Spirito che guida e accompagna le scelte (a patto che gli attori non si tappino le orecchie al “sottile sussurro di vento”). L’esito dei conclavi del 1978, con due scelte decisamente diverse (Luciani e Wojtyla) a distanza di poche settimane, dovrebbe consigliare prudenza.

Di certo il Conclave non potrà prescindere dall’atto che lo ha reso necessario, le dimissioni. Da qui verrà certo una riflessione sul ruolo del Vescovo di Roma in mezzo agli altri vescovi, nel governo della Chiesa, ma anche nei rapporti con i fratelli e le sorelle delle altre Chiese. E i rapporti con Ebraismo e Islam, con le religioni dell’Oriente estremo, col miliardo e passa di cinesi, con l’Africa così diversa e frastagliata, con l’opulenta America , con l’Europa in crisi…

In ogni caso sarà il Concilio Ecumenico Vaticano II la vera stella polare, e la lettura che si dà di quell’evento; la decisione che dovrà scaturire riguarderà proprio la sua attuazione oggi, la realizzazione delle indicazioni di aggiornamento e rinnovamento, che – come è noto – non è e non può essere univoca, perché diverse sono le spinte all’interno della Chiesa di Roma.

Carlo Maria Martini negli ultimi tempi aveva stilato un'”agenda”, che prevedeva – fra gli altri punti – la reale collegialità episcopale nel governo ecclesiale, l’ascolto come metodo nei confronti del mondo, la misericordia come essenza del rapporto col prossimo, il servizio come cifra dell’ecumenismo. E se partissimo da qui?

 

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