Germania: Grande coalizione al debutto

In prima battuta, per la nascita del governo, hanno prevalso i franchi tiratori e al premier in pectore, Friedrich Merz, sono mancati i voti per entrare in carica. Inedita situazione in Germania, qualcosa di simile alla nostrana Prima repubblica. Poi. Come era lecito attendersi, la defezione è rientrata nei ranghi e il leader Cdu è diventato il decimo cancelliere federale dal 1949 ad oggi.

Basta questa cifra ad evidenziare la solidità del sistema politico tedesco. Eppure questa volta qualcosa non ha funzionato a dovere e non sapremo mai dove si è annidato – se nelle fila Cdu o in quelle Spd, o in entrambi i partiti – quel voto di protesta che ha messo in difficoltà Merz con l’estrema destra di Alternativa per la Germania (Afd), lesta a chiedere lo scioglimento del Bundestag per approfittare di sondaggi favorevoli. Niente di tutto questo e una Grande coalizione tra i democristiani della Cdu-Csu e i socialdemocratici della Spd è nuovamente realtà. Del resto era la sola soluzione praticabile e, forse, anche la più adatta nel frangente attuale tra crisi economica e continue tensioni internazionali.

Nel nuovo esecutivo i democristiani mantengono i due “ministeri chiave” dell’Economia e degli Esteri, rispettivamente con Katherina Reiche, manager del gruppo E.on energia, e Johann Wadephul, un fedelissimo di Merz. Per la prima volta dai tempi di Konrad Adenauer, in un esecutivo di coalizione, gli affari esteri rimangono in appannaggio al partito del cancelliere. La prassi da tempo consolidata, sin dagli anni di Helmut Kohl, era quella di affidare questo importante snodo governativo al secondo partito della coalizione. E infatti nel governo del “semaforo”, Spd-Verdi-Fdp, era toccato alla ambientalista Annalena Baerbock ricoprire questo incarico. Stesso discorso, anni prima, con Angela Merkel dove, alla guida della politica estera, si sono alternati sia esponenti liberali che socialdemocratici. Ultimo dei quali niente meno che l’attuale Presidente della Repubblica, Frank-Walter Steinmeier. Alla Csu, socio bavarese della Cdu, andrà il ministero degli Interni con Alexander Dobrindt. La Spd ottiene la Difesa, dove è stato confermato il centrista Boris Pistorius, e le Finanze con Lars Klingbeil, attuale presidente del partito, che all’incarico ministeriale aggiunge quello di vice cancelliere.

Come già in passato, con altre Grandi coalizioni, anche questa volta è stato stipulato un minuzioso “contratto” tra i due partner di governo che hanno dovuto trovare un compromesso su molti capitoli. Così, a fianco alla conferma degli obiettivi ambientalisti cari alla Spd, tra energie rinnovabili e mobilità elettrica, si prendono misure per l’automotive, settore in grave crisi, che la Cdu conta di rivitalizzare con un pacchetto di incentivi. In vista anche tagli fiscali per favorire gli investimenti delle imprese ed alimentare la ripresa economica.

Sull’immigrazione ha prevalso una linea restrittiva, con maggiori controlli alle frontiere e limitazioni sui ricongiungimenti familiari. Un modo di rispondere alla richiesta di maggior sicurezza proveniente da ampi segmenti dell’opinione pubblica e per disinnescare la propaganda dell’Afd che cavalcando questi temi in maniera strumentale sta conoscendo un’indiscutibile ascesa elettorale. Nessun problema in politica estera, in quanto sia la Cdu che la Spd sono favorevoli a sostenere l’Ucraina. Analogo discorso può farsi sull’Unione europea, dove la Germania punta a consolidare il proprio ruolo di Paese guida in tandem con la Francia.

Debutta dunque la quarta Grande coalizione nella storia politica del dopoguerra: ogni volta con la cancelleria strettamente in mano alla Cdu. L’esordio avvenne nel triennio 1966-69, con Kurt Georg Kiesinger e il socialdemocratico Willy Brandt come vice cancelliere. Poi, in tempi a noi più recenti – dal 2009 al 2013 e dal 2017 al 2021- le due tornate della Merkel. L’attuale intesa dispone di 328 seggi su 630, ma resta politicamente fragile in quanto, a differenza del passato, i due partiti messi insieme raccolgono meno del 50 per cento dei votanti. Di certo l’Afd, che i sondaggi danno come prima forza politica tedesca, è pronta a sfruttare qualsiasi scivolone dell’accoppiata Cdu-Spd. Molte dunque le incognite in una Germania mai come adesso terreno di crescita dell’estrema destra.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.