Francesco, il Papa che ha abbracciato l’umanità

Papa Francesco è morto! La notizia, improvvisa e inattesa, è giunta come un colpo di fulmine, lasciando attonito il mondo intero. Certo, questi ultimi tempi erano stati segnati dalla malattia con la lunga degenza in ospedale, ma ci si attendeva un recupero. Forse complicato, ma pur sempre un recupero. Questo era quanto avevamo in mente. Non la sua subitanea scomparsa.

Adesso un grande dolore e una profonda tristezza ci avvolge tutti quanti, credenti e non credenti. Tutti accomunati. Nei suoi dodici anni di pontificato, iniziati il 13 marzo 2013, l’argentino Jorge Bergoglio, il Papa che veniva dalla “fine del mondo” ci ha mostrato il volto di una Chiesa misericordiosa, che ha abbracciato l’umanità di oggi. Francesco, sin dall’inizio, ha voluto una Chiesa, come più volte si è detto, “in uscita”, fuori cioè dagli ambienti ovattati dei palazzi per calarsi nelle più riposte pieghe della vita umana, nelle periferie più lontane. Una Chiesa aperta a tutti, capace di stare vicino agli ultimi, ai più poveri, ai più dimenticati. Chinata sui drammi dell’uomo di oggi. Su tutti noi con le nostre incertezze e le nostre inquietudini.

Francesco, con la Laudato si, ha condotto la Chiesa e i cattolici a confrontarsi con la tutela del pianeta, considerando la Terra come la casa di noi tutti, da preservare per le future generazioni. Un’ecologia integrale in cui l’uomo si colloca non come padrone della natura ma come il suo custode.

Pace e convivenza tra i popoli sono stati il suo messaggio certamente più forte, con quella straordinaria evocazione di una Terza guerra mondiale combattuta a pezzi. Tanti, troppi i conflitti in corso: Ucraina, Gaza, ma non solo. Anche quelli dimenticati dallo Yemen al Sudan, alle mille lotte fratricide del continente africano. Un gioco perverso nel quale – come ha spesso ricordato – a guadagnarci è solo la lobby delle armi. Industrie che per lo più sono parte dell’economia dell’Occidente ricco e prospero, Europa in testa.

Innumerevoli gli interventi in difesa dei migranti, quei milioni di persone, spesso neppure considerate tali, respinte dalle nostre società opulente. Gli scarti dell’umanità. Non a caso, appena divenuto Papa,volle andare a Lampedusa, luogo di sbarco, e di naufragio, delle navi cariche di persone che sfuggono dalla guerra e dalla miseria.

Prese di posizione che gli valsero le critiche della parte più conservatrice dell’universo ecclesiastico, ma anche dei settori più retrivi della politica. Ambienti che vorrebbero una Chiesa rinchiusa in sacrestia e non aperta al mondo. Così come molti ambienti progressisti spingevano per cambiamenti su celibato o sull’ordinazione delle donne. E anche un diverso approccio su unioni gay, aborto o eutanasia.

Eppure gli uni e gli altri, conservatori e progressisti, sembrano non riuscire a cogliere l’umanesimo integrale proprio della visione della Chiesa che ci parla di tutela della vita dal concepimento alla morte naturale e di diritti dell’uomo lungo tutta la sua esistenza, dal lavoro all’istruzione, alle cure sanitarie. Questioni che attengono alla dignità della persona e alla realizzazione di una società autenticamente umana.

Ma oltre a tutto questo, emerge la figura stessa di Francesco, pienamente fedele al nome scelto al momento dell’elezione. Di lui rimarranno la semplicità come naturale stile di vita quotidiana e l’immagine di una Chiesa meno legata ai formalismi e alle convenzioni del passato. Un modo di portare il Vangelo più vicino alle persone che instancabilmente ha segnato il suo cammino sul soglio di Pietro. Un messaggio che rappresenta la sua eredità per la Chiesa dei tempi a venire.

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