Un Senato degno del suo nome
Occorre superare certamente il bicameralismo perfetto ma non al punto di ridurre il Senato ad un consesso di nominati. Oltretutto in presenza di una Camera priva preferenze.
Occorre superare certamente il bicameralismo perfetto ma non al punto di ridurre il Senato ad un consesso di nominati. Oltretutto in presenza di una Camera priva preferenze.
Se a Renzi riuscirà la scalata alla segreteria del Pd, ed il centro sinistra dovesse poi proporlo come candidato a premier, assisteremmo al paradosso che il campione dell’assetto bipolare sarà colui che lo rende nei fatti impraticabile per manifesta assenza di una alternativa alla destra.
Al Paese serve una duplice iniziativa. Intanto occorre superare quell’usurpazione dei poteri del corpo elettorale rappresentata dalle liste bloccate. Ed insieme andrà trovato un rimedio ai limiti ed alle rigidità emerse nello pseudo-bipolarismo dell’ormai esaurita esperienza della seconda repubblica. Chi ha radicamento sociale e una concezione popolare della politica non può accontentarsi di stare a guardare e criticare. È il tempo delle proposte.
La Consulta ha bocciato la riforma che riduceva le province perchè fatta per decreto. Nessuna scorciatoia è ammessa su materie regolate dalla Costituzione. Adesso che si è tornati al punto di partenza vi è il rischio che invece della riduzione si giunga ad una loro completa soppressione.
O le agenzie di rating recuperano la credibilità perduta o altrimenti si dovrà cercare di fare in altro modo. Come però? Da tempo si discute di creare una agenzia europea (non con capitali privati per evitare di ricadere nei conflitti di interessi) ma senza arrivare a nessuna concreta azione. Il nodo va però affrontato e sciolto perché comunque la necessità di soggetti terzi che diano giudizi di affidabilità rimane.
Una delle ipotesi di riforme istituzionali è quella di introdurre un sistema presidenziale. Bisogna però esser consci che il Presidente eletto dal popolo non sarà più soltanto un garante delle istituzioni ma un autentico leader di governo.
E’ passato sotto silenzio il cinquantesimo anniversario della nazionalizzazione dell’energia
elettrica, pietra miliare del nostro sviluppo.
Forse bisognerebbe ripensare a quell’esperienza per immaginare un nuovo ed incisivo ruolo pubblico a sostegno dell’iniziativa privata.