Eurispes, un rapporto che colma un vuoto politico, strategico, progettuale nel Paese

Il dato saliente della 31° edizione del Rapporto Italia dell’Eurispes balza subito agli occhi nelle considerazioni generali del presidente dell’Istituto di ricerca, Gian Maria Fara. Oltre il tentativo di interpretare l’Italia attuale attraverso sei dicotomie tematiche, che spaziano dall’economia, pubblico/privato, alla politica, sovranismo/mondialismo, alla comunicazione, realtà/rappresentazione, si scorge un tentativo corposo e documentatissimo, di rilanciare un dialogo pragmatico e senza preclusioni sul sistema Paese, in assenza del quale sembrano prevalere, ha osservato Fara, “la Repubblica del ni”, della cronica indecisione,

Il presidente dell’Eurispes Gian Maria Fara alla presentazione del 31° Rapporto Italia nell’Aula Magna dell’Università La Sapienza di Roma.

Secondo il Presidente dell’Eurispes: “Si sta affermando nella società italiana una nuova patologia, la “qualipatia”, intesa nella accezione negativa, ovvero l’avversione ed il rifiuto per tutto ciò che richiama la qualità. Una patologia che archivia l’essere e santifica l’apparire, che esalta il contenitore a discapito del contenuto, che premia l’appartenenza e mortifica la competenza”.

La strada da seguire è un’altra per l’Eurispes: ricostruire un progetto e un’idea condivisa di Paese. Un appello rivolto a tutti, oltre le divisioni politiche e ideologiche, a cominciare dalle classi dirigenti, di cui da troppi anni si avverte l’assenza e che, nota Fara, “sembrano più interessate a salvaguardare ruoli e rendite piuttosto che dedicarsi all’interesse generale”.

Il presidente Eurispes insiste invece sul recupero di una cultura della programmazione di lungo respiro, al posto della superficialità e dell’improvvisazione dettate dai tempi della comunicazione, con le quali sono affrontate le grandi questioni decisive per il Paese.

Come quella del futuro nell’Europa e dell’Europa, a fronte dello stallo attuale che pare averci lasciato, avverte Fara, “una Europa della burocrazia, delle lobbies, delle banche e della finanza e una moneta senza Stato”, incoerente con il modello sociale europeo, che avrebbe dovuto caratterizzarlo rispetto agli altri modelli nel mondo. Da questo preoccupante rallentamento dell’integrazione europea emerge la necessità di confrontare le decisioni, incompiute e controproducenti, prese a livello comunitario, con la nostra Costituzione, in attuazione dell’art. 11. Nel frattempo resta la presa d’atto che, osserva Fara, “le politiche economiche concentrate sull’austerità, hanno prodotto impoverimento diffuso, concentrazione della ricchezza, indebolimento dei sistemi di welfare, abbassamento della qualità dei servizi, disoccupazione, aumento delle disuguaglianze, contrazione della crescita, riduzione del potere d’acquisto e un profondo, generalizzato senso di disagio e di incertezza”. A pagare il prezzo di tali scelte sono stati soprattutto i ceti medi, che, ribadisce il Rapporto sono la spina dorsale della democrazia. La situazione che si è determinata appare molto critica e se ne potrà uscire puntando a un piano straordinario di investimenti pubblici, finalizzato al riassetto del Paese. E a livello europeo occorre procedere senza ulteriori indugi, a realizzare “un regime fiscale comune per evitare il dumping tra Stati membri”.

“L’idea dell’Eurispes”, ha concluso in presidente Fara, è quella di mettere insieme, intorno a un tavolo, l’imprenditoria pubblica e quella privata, con il compito di elaborare un progetto strategico che metta, una dietro l’altra, le vere priorità del Paese”. E questo senso di un vuoto che vada colmato per scrivere una nuova pagina di sviluppo e di solidarietà costituisce il motivo dominante attorno a cui vengono interpretati i dati di un Paese in crisi e alla ricerca di una sua nuova missione e di una sua nuova proiezione internazionale, capace di cogliere le opportunità insite nei cambiamenti anziché subirli.

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