Germania: in Baviera crollo Csu, successo dei Verdi

Nelle elezioni in Baviera, il più grande land della Germania, tutto come previsto. Il voto regionale penalizza i cristiano-sociali della Csu e i socialdemocratici della Spd, le due forze che governano il Paese uniti nella Grande coalizione, mentre premia tutti gli altri partiti, quelli che non hanno responsabilità politiche. E’ un po’ il prezzo della fatica di governare, direbbe Aldo Moro e in effetti questo esito non stupisce affatto. Da tempo i temi della sicurezza e dell’immigrazione, gonfiati ad arte dai nazionalisti, offuscano il buon andamento dell’economia. Semmai può notarsi come Alternativa per la Germania, formazione di estrema destra che pareva avere il vento in poppa, alla resa dei conti si mostra più debole di quanto vaticinassero i sondaggi.

A Monaco l’estremismo nazionalista ottiene il 12 per cento: un risultato certo da non sottovalutare ma comunque ben lontano dalle sue aspettative. Al di sopra delle attesa invece la prova dei Verdi che, peraltro, il Germania hanno una lunga e consolidata esperienza di governo. Capitanati dalla giovane Katharina Schulze, la formazione ecologista sfiora il 20 per cento, divenendo la seconda forza regionale. Interessante e degna di nota anche la buona prova dei Liberi elettori, lista civica moderata, quasi una replica in salsa bavarese della spagnola Ciudadanos, che ha drenato il consenso di molti elettori Csu, avversi all’estrema destra. Risalgono la corrente anche i liberali della Fdp, forse sfruttando il medesimo flusso elettorale.

Caduta libera invece, come si diceva all’inizio, per la Spd che scende al 9 per cento, pagando oltremisura la collaborazione con la Cdu della cancelliera Angela Merkel. Evidente che gli elettori di sinistra non gradiscono la Grande coalizione e si rivolgono ai Verdi riportando in auge un ambientalismo, quello tedesco, tradizionalmente capace di coniugare al meglio tutela ecologica e sviluppo economico. Dalle urne esce poi, ed è la prima volta che accade, una Csu priva della maggioranza assoluta. Il 35 per cento sarebbe un buon risultato per qualunque altra forza politica, ma per i cristiano-sociali, da sempre abituati a veleggiare tranquillamente oltre la barra del 50 per cento, è il segnale di una grave e storica sconfitta.

D’altronde, questo è il bello della democrazia: il consenso dei cittadini, presto o tardi, viene meno e l’egemonia di qualsiasi forza politica viene messa in discussione, in nome di quell’alternanza tra formazioni diverse che è il succo di qualsiasi sistema democratico ben funzionante. Non c’è dunque da stupirsi dell’esito bavarese, dove peraltro non si è prodotta una vera alternanza con un netto cambio di schieramento al vertice. La Csu, ormai soltanto forza di maggioranza relativa, come per decenni lo fu la Dc in Italia, dovrà semplicemente avviare una politica delle alleanze, aprendosi ad altre formazioni. I numeri sembrano dar spazio ad una coalizione centrista che avrebbe due vantaggi per gli assetti politici della Baviera.

Da un lato si comporrebbe una coalizione, di stampo moderato, coesa dal punto di vista politico e programmatico; dall’altro potrebbe svilupparsi a sinistra una ritrovata collaborazione tra Verdi e Spd, come laboratorio per un futuro governo riformista nel Paese, quando verrà a chiudersi, e forse non siamo troppo distanti, l’esperienza della Grande coalizione. Più che a Monaco, i veri rivolgimenti potrebbero cioè prodursi a Berlino. Anche se per ora, a pochi mesi dalle europee con l’incombente sfida sovranista, sarebbe poco saggio rimettere in discussione gli attuali assetti.

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