Quieora: la sinistra DC, i problemi del Paese, un vero riformismo

Quieora, che aveva iniziato ad essere pubblicato subito dopo il “sessantotto” (aprile del 1969) e continuato nei primissimi anni settanta, promossa dal gruppo della sinistra democristiana, è rimasta nell’immaginario come una delle esperienze importanti per l’impegno locale, nel Monferrato e nella città di Casale. Ripercorrerne la storia significa riproporre un pezzo di vita politica e civile locale di quegli anni in cui vi era ancora fermento soprattutto giovanile e già da tempo anche nel mondo cattolico si era sviluppato un intenso dibattito stimolato dalle speranze, non sempre soddisfatte, emerse dal Concilio Vaticano. Il laicato chiedeva ruolo e spazi, si insisteva sul superamento del clericalismo e sulla necessità di esperienze innovative nella vita delle comunità; significa rileggere le considerazioni e le proposte che emergevano rispetto alle questioni del lavoro, della “riforma” ecclesiale basata sul rinnovamento conciliare, sulla concretezza e trasparenza della politica, così come le si percepiva in una delle tante periferie del Paese.

Parlarne significa dare giusto merito ad una serie di persone che hanno avuto un ruolo culturale, politico e amministrativo molto importante per un territorio e, in alcuni casi, anche a livelli più alti (il sen. Riccardo Triglia, il futuro sindaco di Casale Monferrato, Riccardo Coppo, gli economisti Carlo Beltrame e Giuseppe Gario, il futuro assessore regionale Paolo Ferraris).

Rileggere Quieora serve ad aggiungere un tassello che aiuta ad approfondire i motivi che appassionavano e dividevano un partito come la Dc; a comprendere meglio scelte che hanno portato ad alleanze o a svolte impensate solo pochi anni prima; ad apprezzare il ruolo importante che può svolgere una rivista nella formazione culturale e civile, ed essere palestra per crescere sulla via del dialogo e del confronto, dell’impegno pubblico.

Molte le tematiche trattate, in riferimento all’evoluzione politica e sociale di quegli anni. Scorrendo qua e là, tra le prese di posizione e gli interventi di Quieora. E così si parla di <Partecipazione> “in coerenza con la nostra convinzione di fondo che la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica sia essenziale per il buon funzionamento degli istituti democratici”; di <Ruolo della donna nella società>: “… è necessario che la donna prenda, insieme all’uomo, coscienza dell’ambiente politico che la circonda e sappia svincolarsi da tradizioni che la relegano ad un ruolo secondario”. Altro tema affrontato è quello dei <Giovani> e della <scuola>: “La struttura scolastica non è in grado di adempiere al compito di sviluppare gli interessi dei giovani e di prepararli ad affrontare come cittadini l’amministrazione diretta della cosa pubblica”; per questo occorre anticipare quel lavoro educativo e quel processo formativo che dovrebbe essere fatto dalla scuola”; “ricercare le cause che fanno della scuola dell’obbligo una scuola meramente classista”.

Non eludibili ovviamente gli argomenti del <Lavoro> e dei <sindacati> soprattutto riguardo alle questioni di politica economica [..] Ai problemi dello sviluppo si risponde con la programmazione. [..] Tutto ci induce a credere che pensare i problemi del lavoro in termini di lotta sfruttati-sfruttatori sia una schematizzazione forzata –invece – è necessario cominciare ad affiancare alle lotte rivendicative sindacali un continuo sforzo di intelligenza per cambiare le strutture e le regole del gioco in senso democratico”.

Non secondari il ruolo delle sinistre e il rapporto col PCI: “Noi abbiamo sempre rifiutato denominazioni che tendessero a bloccare il nostro gruppo in uno schieramento predeterminato [..] Ci sentiamo come le sinistre aperti ai moti innovatori ma, contrariamente alla gran massa della sinistra, liberi da ideologie e schematismi”. Per quanto riguarda il PCI, va detto che attraverso Quieora, nonostante le profonde differenze, si era instaurato un confronto schietto e costruito un rapporto politico di reciproca fiducia che ha aiutato a trovare la soluzione amministrativa in un accordo di Giunta minoritario tra DC e PSI con la non sfiducia e il confronto programmatico del PCI. [..] “tra Dc e Pci c’è ancora un baratro: però non si è più nel 1948. Da allora ha fatto passi in avanti, perciò non bisogna rifiutare il dialogo [..] .

Infine la “presenza di un partito popolare”. <Quieora> ne elenca gli obiettivi “Occorre salvare il quadro istituzionale democratico e rilanciare la politica delle riforme” perché solo “attraverso riforme incisive si possono eliminare gli squilibri del Paese e assicurare giusto sviluppo alla classe operaia, ai contadini e ai ceti medi produttivi”. [..] Occorre bloccare il disegno del grande capitale oligopolistico e delle classi del privilegio che cercano di trasformare in forza reazionaria e antioperaia i ceti medi”. Si tratta di unire il Paese attorno a “una strategia delle riforme che intenda realmente modificare la distribuzione del potere e della ricchezza in un quadro di emancipazione e di giustizia sociale,[..].

La vicenda di Quieora termina a fine 1972, ma in vista del centenario del PPI di Sturzo che si celebrerà il 18 gennaio 2019, è anche giusto ricordare che sono state esperienze come <Quieora>, un piccolo ciclostilato locale, il punto di partenza per un’attività politico-amministrativa importante. Un’esperienza da non dimenticare o accantonare. E poi non emerge solo il gusto della retrospettiva o del ricordo ma la sensazione che i temi trattati in quegli anni, pur risentendo come è ovvio della congiuntura del periodo, rimangano comunque di grande attualità. C’è da pensare che proprio riflettendo su quelle questioni possano ricavarsi proposte e risposte per dar vita ad un nuovo riformismo, audace e concreto nello stesso tempo.

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