8 Settembre

 

Otto settembre 1943. Il capo del Governo, maresciallo d’Italia Pietro Badoglio, legge dai microfoni della radio il seguente messaggio agli italiani:

<<Il governo italiano, riconosciuta la impossibilità di continuare la impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione, ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower comandante in capo delle forze alleate anglo-americane. La richiesta è stata accolta. Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza.>>

L’informazione è tardiva, perché Badoglio ha tergiversato diversi giorni prima di rendere pubblico l’armistizio firmato il 3 settembre, e lo ha fatto solo dopo che l’annuncio era già stato ufficializzato dal Comando alleato. Nel frattempo, l’ambiguità di Badoglio, che aveva firmato l’Armistizio, ma dilazionava l’annuncio, aveva già provocato “ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione”, visto che gli Alleati avevano proseguito i bombardamenti sulle nostre città, in mancanza del riconoscimento ufficiale dell’accordo da parte nel nostro Governo. Subito dopo l’annuncio, Badoglio, gli esponenti del suo Governo, il Re e i vertici militari se la filarono in gran fretta, andando a rifugiarsi sotto la tutela degli Alleati e lasciando l’esercito e la popolazione civile allo sbando, senza ordini, senza certezze e con la pericolosa illusione che la guerra fosse finita. Ma non era così, come invece avevano ben compreso i vertici nazisti, che in pochi giorni assunsero il dominio di quella parte dell’Italia –oltre i due terzi- ancora sotto il controllo delle loro truppe, opprimendo la popolazione civile e catturando oltre seicentomila soldati italiani abbandonati a loro stessi dai nostri Alti comandi, per inviarli ai lavori forzati non come “prigionieri di guerra”, ma come “internati”, privati dunque delle tutele previste dalla Convenzione di Ginevra.

A quel punto, una parte dell’esercito si diede alla macchia, dando vita alle prime formazioni partigiane, per difendere la Patria dall’occupazione tedesca, mentre un’altra parte decise di rimanere fedele al fascismo e di affiancare le truppe naziste che spadroneggiavano sul nostro territorio nazionale, vessando la popolazione civile e proseguendo una guerra dai destini irreversibilmente segnati. Venti mesi di guerra civile e sofferenze, fino alla Liberazione nell’aprile 1945, senza dubbio il periodo più atroce vissuto dagli italiani nella Seconda Guerra Mondiale. E senza dubbio su chi fossero i patrioti che, con l’appoggio della popolazione, lottavano per liberare l’Italia dall’occupazione straniera, e chi invece i traditori, che affiancavano i nazisti nella repressione e nelle rappresaglie contro i civili disarmati.

Questo quello che ci insegna la Storia, quella vera, al di là di tutti i revisionismi e le interpretazioni di comodo che in anni recenti hanno cercato di capovolgere la chiave di lettura o almeno sfumare le differenze, purtroppo con successo, come possiamo constatare.

Otto settembre 2018. Settantacinque anni – tre quarti di secolo – dopo.

Il Vicepremier Salvini, ministro dell’Interno, ha appena emanato un comunicato in cui attacca la Magistratura, “rea” di aver aperto un fascicolo di indagine su di lui, con vari capi di imputazione, per aver impedito lo sbarco di oltre un centinaio di profughi dalla nave che li aveva tratti in salvo, senza alcuna base giuridica, ma con il solo evidente scopo di aumentare il proprio gradimento presso un’opinione pubblica ormai da lungo tempo catechizzata all’odio e all’intolleranza verso tutto e tutti, ma in particolare verso i migranti, i più deboli fra i deboli. Non solo. Il Vice Primo Ministro rivendica la sua azione, in virtù del fatto di essere stato eletto dal Popolo, e dice agli italiani “vi ritengo miei amici, miei sostenitori e miei complici”.

Primo, non è affatto detto che tutti gli italiani siano amici, sostenitori o peggio complici di Salvini e delle sue discutibili politiche sull’immigrazione e molto altro, a partire dalla “flat tax” destinata a far pagare meno tasse ai ricchi togliendo ulteriori risorse ai poveri e alla classe media. Anzi, ci sono milioni di italiani che la pensano diversamente e sono costretti a subire i suoi atteggiamenti, proclami e slogan demagogici e fuorvianti.

Secondo, le sue parole suonano sinistramente simili ad altre, pronunciate oltre 80 anni fa e che forse molti hanno dimenticato o ignorano del tutto: “Se il fascismo è stato un’associazione a delinquere, allora io sono il capo di questa associazione a delinquere”. Lo disse Mussolini subito dopo l’assassinio di Matteotti, del quale furono accusate le sue squadracce di picchiatori, dando così inizio alla deriva autoritaria del suo Governo che, va ricordato, era stato anch’esso eletto dagli italiani, per poi trasformarsi in una truce dittatura capace di perseguitare oppositori, emanare leggi razziste e alzare la tensione internazionale fino a trascinarci in una guerra devastante.

Oggi stiamo già ripercorrendo questa strada, con pesanti minacce a chi dissente, spesso via internet (cambiano i tempi e le tecnologie, ma non i modi e la sostanza), ma anche con aggressioni fisiche, come gli ormai numerosi casi di pestaggi o addirittura spari contro persone di colore, messi in atto da gente che dopo anni di campagne d’odio si sente evidentemente legittimata a dare addosso ai “negri”, dipinti come sporchi, cattivi e “invasori”. L’azione del dicastero presieduto da Salvini appare totalmente orientata alla repressione degli stranieri e dei loro amici “rossi” di sinistra, come se in Italia, il paese delle mafie, non ci fossero problemi delinquenziali di ben altro livello.

E poi il nostro rappresentante di governo, che ha giurato sulla Costituzione nata dalla Resistenza, non è nuovo a simili affermazioni: “tanti nemici tanto onore” ha pubblicato su facebook non molto tempo fa, sempre citando il Duce, per il quale nutre evidentemente grande ammirazione, salvo poi indignarsi se qualcuno gli augura di fare la stessa fine, odiato dagli italiani, fucilato e appeso a testa in giù. Senza contare l’aperto fiancheggiamento di cui gode da parte delle organizzazioni neofasciste, a cominciare da Casa Pound, le quali continuano a imperversare impunemente senza che la Magistratura abbia mai sentito la necessità di far rispettare le leggi che vietano la ricostituzione e l’apologia del fascismo. E nella totale indifferenza dell’alleato di governo, quel Movimento Cinquestelle che ha più volte ribadito di considerare superata non solo la differenza fra la Destra e la Sinistra, ma anche quella fra Fascismo e Antifascismo.

È così che il fascismo sta riprendendo piede nel nostro Paese e ha già piazzato la sua “testa di ponte” nell’esecutivo, proprio con Salvini, che non perde occasione per mostrare la propria vicinanza a questi estremisti. A questo punto, sarebbe interessante capire cosa ne pensa l’elettorato cattolico di questo governo di ispirazione xenofoba e razzista, con simpatie fasciste neppure troppo velate. Infatti in Italia i cattolici, inteso come battezzati, sono larghissima maggioranza, ed anche i praticanti sono una percentuale elevata fra i cittadini. Calcolando che gli attuali sondaggi attribuiscono al governo – a quindi anche al suo Vicepremier leghista – percentuali di gradimento intorno al 60%, è matematico che fra i sostenitori di queste politiche vi siano anche numerosi cattolici, che Salvini considera simpaticamente suoi “complici”. Ecco, come questo vada poi a conciliarsi con gli insegnamenti di Gesù, è un problema che lasciamo alla coscienza di ognuno.

 

 

 

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