La mappa del dissesto idrogeologico in Italia

 

L’Italia, si sa, è il Paese delle emergenze. Solo che spesso si tende a classificare come “emergenza” qualcosa che non lo è, mentre si trascurano situazioni che emergenziali lo sono per davvero, anche perché manca totalmente la cultura della prevenzione, che dovrebbe essere intrinsecamente legata alle buone pratiche di amministrazione del territorio, ma di cui ci ricordiamo solo a tragedia avvenuta, e solo per pochi giorni, per poi ritornare al solito andazzo. Non stupisce quindi che un documento fondamentale in tema di prevenzione, ovvero l’edizione 2018 del “Rapporto sul dissesto idrogeologico in Italia” redatto da ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), sia stato presentato alla Camera dei deputati in un silenzio mediatico pressoché totale. Eppure il rapporto, che fornisce il quadro di riferimento aggiornato sul rischio potenziale di frane e alluvioni sull’intero territorio nazionale e le possibili conseguenze su popolazione ed edifici, fa risuonare più di un campanello d’allarme.

La situazione infatti, già in precedenza a livello critico, è ulteriormente peggiorata: mentre nel 2015 risultava a rischio dissesto idrogeologico l’88% dei comuni italiani, nel 2017 tale percentuale sale al 91% , ovvero la quasi totalità del territorio nazionale e della relativa popolazione. Nel dettaglio, la superficie potenzialmente soggetta a frane aumenta del 2,9% rispetto al 2015, quella a rischio alluvione del 4%, tutto ciò a seguito di una mappatura più accurata, basata su dati aggiornati forniti dalle Autorità di Bacino Distrettuali.

Il 16,6% del territorio nazionale, pari a 50 mila chilometri quadrati, è classificato nelle fasce di maggior rischio per frane e alluvioni. In queste zone troviamo quasi il 4% (oltre 550 mila unità) degli edifici minacciati da frane e il 9% (oltre 1 milione di unità) di quelli a rischio esondazione.

In termini di popolazione, parliamo di oltre 7 milioni di persone che risiedono in territori a rischio, rispettivamente oltre 1 milione in zone classificate a “elevata” o “molto elevata” pericolosità da frane e più di 6 milioni in aree a potenziale rischio alluvione per fenomeni definiti da “scenario medio”, ovvero che si verificano in media ogni 100-200 anni. Le regioni con la maggiore percentuale di popolazione a rischio sono Emilia-Romagna, Toscana, Campania, Lombardia, Veneto e Liguria.

Per quanto riguarda le attività produttive, abbiamo quasi 83 mila imprese, con oltre 217 mila addetti, a rischio per quanto concerne le zone a pericolosità da frana elevata o molto elevata, concentrate in particolare in Campania, Toscana, Emilia-Romagna e Lazio. Per quanto riguarda il rischio alluvione, le cifre parlano di 600 mila aziende con oltre 2 milioni di addetti, ubicate principalmente in Emilia-Romagna, Toscana, Veneto, Lombardia e Liguria.

Anche il patrimonio artistico, prezioso valore aggiunto del nostro Paese, presenta fattori di rischio: i beni censiti nelle zone soggette a frane sono quasi 38 mila e di questi 11 mila risultano in zone a pericolosità elevata e molto elevata. Sono invece 31 mila i siti che rischiano l’allagamento nello scenario a media probabilità, cifra che sale a 40 mila in caso di eventi estremi, statisticamente più rari, ma che in questo caso vanno comunque tenuti in considerazione, visto che parliamo di Beni Culturali, ovvero manufatti per loro natura destinati a durare secoli e la cui perdita o compromissione sarebbe di fatto irreparabile, con un danno inestimabile per il patrimonio storico e artistico del nostro Paese.

Per questo il Presidente di Ispra Stefano Laporta ha dichiarato che il rapporto “rappresenta un contributo importante per la conoscenza dei fenomeni di dissesto, per le politiche di mitigazione del rischio nel Paese e per interventi strutturali sul territorio” aggiungendo che la diffusione di queste informazioni è un obiettivo strategico perché “informare i cittadini è un dovere, ma anche un’operazione dai risvolti importanti dal punto di vista sociale ed economico”.

È fondamentale dunque che i cittadini vengano informati nel modo più ampio possibile, anche perché in nove Regioni  (Valle D’Aosta, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Molise, Basilicata e Calabria) i comuni a rischio idrogeologico sono il 100%, mentre per quanto riguarda Abruzzo, Lazio, Piemonte, Campania, Sicilia e la Provincia di Trento le percentuali sono appena inferiori, con valori che superano comunque il 90%. Un rischio grave e diffuso che impone un livello di vigilanza e prevenzione altrettanto elevato.

 

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