Una manovra finanziaria che può causare un conto salato per le nostre tasche

Le uniche cose certe della manovra finanziaria, blindata dal governo sono, il cozzo politico con l’UE e l’aumento del debito nell’incertezza delle entrate. Una chiara e spregiudicata manovra in vista delle elezioni europee di primavera. Non si spiega altrimenti la pervicace resistenza sullo sforamento del debito al 2,4%, dinanzi ad una Commissione europea e alla Bce che stanno cercando in tutti i modi di tendere una mano al nostro paese. Soli contro tutti (a partire dai paesi nazionalpopulisti amici di Salvini), che denunciano l’Italia di voluta inadempienza alla ricerca dello scontro. M5S e Lega, nei fatti separati in casa, misureranno il loro peso alle elezioni con la comune intenzione di imputare all’Unione Europea la colpa della nostra situazione. Una strategia elettorale che rischia di lacerare il nostro paese facendone poi pagare il conto agli italiani, con i loro risparmi. Se le elezioni vedranno vincenti i gialloverdi, lo scenario a venire potrebbe essere un incubo. Un vero azzardo per il nostro vecchio e stanco Paese che invece ha bisogno più che mai di stare in un’Europa, certo diversa, ma ove prevalgano maggiori solidarietà e politiche comuni. Valga di esempio che la Grecia, dopo aver fatto carte false per entrare in Ue, ha fatto gravi sacrifici pur di rimanervi e che l’Inghilterra, profondamente divisa e ove sono scomparsi i fautori della hard Brexit di Nigel Farage, cerchi di cucire un accordo che nella sostanza li terrà mezzi fuori e mezzi dentro mentre prima erano mezzi dentro e mezzi fuori (con Irlanda del Nord e Scozia schierate per il rimanere). E’ paradossale perché è evidente che i conti presentati a sostegno delle principali riforme, ovvero reddito di cittadinanza e riforma del sistema pensionistico, si basano su valutazioni molto incerte e che – se si faranno – avranno qualche beneficio in tempi non brevi. In particolare dovrebbe essere chiaro che date le modalità, i criteri e strumenti per l’erogazione del reddito di cittadinanza si va a tempi biblici rispetto ad una evidente, non longevità, del governo in corso. Circa la riforma delle pensioni con l’introduzione della quota 100 (teoricamente non certo disprezzabile), i meccanismi stanno via via svelando che questa possibilità comporterà tagli significativi che limiteranno l’effetto voluto. Peraltro già Confindustria ha segnalato che non vi è alcuna certezza che i lavoratori che anticiperanno la pensione, vengano poi sostituiti. Avere introdotto questa opportunità, senza alcun meccanismo vincolante con gli imprenditori , lascia i conti pubblici in balia delle più svariate circostanze. Insomma una manovra dove è solo certo che, in nome del popolo, il popolo rischia d’esser impoverito. Certamente vi è da cambiare, ma per farlo occorre tanta sobrietà, sapendo fare i passi secondo la gamba e con la forza della competenza. L’Italia è un paese di eccellenze e necessariamente può migliorare, se la classe dirigente è di qualità. I dilettanti e furbi allo sbaraglio, sono un lusso che non ci possiamo permettere.

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