Flat tax: fare bene i conti per non scardinare lo Stato sociale

La Flat Tax che sta nel “Contratto“ del nuovo Governo non è certo una novità nella cultura fiscale moderna. E’ una modalità che ha una sua logica precisa nel rapporto di governo tra stato e cittadini contribuenti. Tagliare le tasse ha sempre un appeal notevole, di principio siamo d’accordo tutti, ma la loro riduzione ha inevitabilmente degli effetti che è bene comprendere in fretta prima che il dolore subentri al bagliore.

La FT si basa sulla aspettativa che, lasciando maggiori soldi in tasca ai contribuenti e in particolare ai ricchi, questo comporti una maggiore disponibilità alla spesa da parte dei cittadini. Ovvero si immagina che le minori entrate fiscali dirette –certe- siano ampiamente compensate da quelle –indirette- attese e derivanti dai maggiori consumi. Ma questa è una previsione, non certo una certezza, perché può anche essere che il contribuente invece che spendere faccia più risparmio soprattutto se mantiene una previsione pessimistica verso il futuro del paese. Ciò che sarebbe certo e subito è che vi sarebbero minori entrate erariali e dovendo provvedere alla necessaria copertura finanziaria o si farebbe nuovo debito, cosa nel nostro caso improbabile e non auspicabile oppure si taglierebbe la spesa, sociale in particolare. Laddove lo strumento della FT è applicata infatti si coniuga con una precisa impostazione, ovvero lasciare più soldi nei portafogli ma ridurre lo stato sociale; è il cittadino con maggiori disponibilità a scegliersi la propria “protezione” di vita ricorrendo magari maggiormente ai servizi dei privati. E’ questo in sostanza il postulato del modello liberista americano. Ma nel nostro caso si aggiunge un problema in più che attiene alla diffusa pratica dell’evasione fiscale. La FT che gettito avrebbe se solo l’1% dei contribuenti dichiara oggi al fisco più di 100.000 euro annui ? In pratica pare che nel nostro paese i ricchi siano quattro gatti, ma sappiamo tutti che così non è. In sostanza la FT colpirebbe i soliti noti con un apparente beneficio immediato per le nostre tasche che diventerebbe poi una tragedia allorquando l’erario dichiarando il crollo delle entrate costringerebbe il Governo ad assumere drastici provvedimenti di tagli per garantire la copertura. Insomma ancora una volta il popolo si troverebbe scornato mentre i ricchi brinderebbero doppiamente. Sarà bene che gli italiani facciano bene i conti prima di ritrovarsi in perdita. La nostra cultura fiscale derivante dal principio costituzionale che chi più ha più è tenuto a contribuire, è sempre stata impostata sul criterio della equità e quindi progressività delle imposte coniugato con un sistema di welfare state che ha assicurato ampie tutele per tutti. Che il sistema necessiti di aggiustamenti è certo, anche a causa dell’invecchiamento della popolazione, ma prima di buttarlo via sarà opportuno pensarci bene per non –cambiare- in peggio le condizioni della nostra vita.

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