Destra o sinistra? Ma le elezioni si vincono al centro

Non essendo (ancora?) una dittatura, il Paese convolerà nei prossimi mesi ad elezioni (probabilmente non anticipate). In queste ultime settimane il dibattito politico sembra essere incentrato più sul tipo di legge elettorale con cui andremo a votare, piuttosto che sui diversi programmi che dovrebbero contraddistinguere le forze politiche. Premesso che, nel mondo, le nazioni possono essere ben o mal governate, indipendentemente dal loro sistema di voto, dato che sul buon governo incidono maggiormente la qualità della classe politica, la capacità dell’ amministrazione pubblica e la coscienza civile della popolazione, si ritiene opportuno tentare di dare significato ad alcuni dei termini più ricorrenti che contraddistinguerebbero le forze concorrenti: centro, destra, sinistra e populisti.

Il “populismo” è un termine il cui uso frequente è recente, si tratta di un peggiorativo di “popolare”, cioè così si definiscono atteggiamenti ed iniziative che parlano alla “pancia” del popolo, più che al suo cervello. Con analisi spesso rozze e spregiudicate, ma talvolta non infondate, e con slogan di immediata comprensione, anche se semplicistici e qualunquistici (es. “politici tutti ladri”), si fanno ben capire nel momento della “diagnosi” dei problemi, ma troppo spesso latitano nel proporre soluzioni effettivamente percorribili. Una forza populista fu il “peronismo”, nell’ Argentina del secondo dopoguerra, che, nonostante le folle oceaniche e l’ enorme consenso, non migliorò le condizioni di quella nazione, anzi,…

Per quanto riguarda “destra e sinistra” si potrebbe rimandare all’omonimo saggio di Bobbio del 1994, sempre molto attuale e frequentemente ripubblicato, via via con commenti di più o meno illustri intellettuali. Il filosofo torinese si basava sulla distinzione tra “eguaglianza e diseguaglianza”, che diversificherebbe la sinistra dalla destra. Qui, però, ci permettiamo un’ulteriore differenziazione, partendo da una premessa astratta, cioè da un’analisi semplicemente teorica, indipendente dai danni effettivi che regimi politici di destra e di sinistra, nelle loro esasperazioni storiche, hanno procurato all’umanità. Utilizzando i concetti fondamentali del pensiero politico moderno, la destra “migliore” dovrebbe ispirarsi alla “libertà”, cioè promuovere una società con meno regole, ma il cui naturale sviluppo porterebbe benefici per tutti. La sua esasperazione è il “liberismo”, la totale assenza di regole, e un limite di questa ipotesi è che in questo modo, in realtà, non si sono mai tutelati effettivamente i diritti dei più poveri. La sinistra dovrebbe garantire l’eguaglianza per tutti, ma spesso è sfociata nell’ “egualitarismo”, una parificazione esasperata verso il basso, con alcuni “più uguali” degli altri. Detto questo, però, nell’ Italia repubblicana, finora, le elezioni si sono sempre vinte al “centro”, cioè nel vasto luogo dove le posizioni più radicali sono temperate (o annacquate?) da elementi più conservativi che, di volta in volta, si riconoscono più a destra o più a sinistra e, forse in futuro, si potrebbero riconoscere maggiormente in formazioni populiste, perciò hanno governato forze “coalizzate”, che mettevano insieme il centro con gli estremi, di volta in volta, più vicini. Ha governato il “centrodestra”, dove le forze che lo componevano non erano particolarmente distinte (si sarebbe potuto scrivere “destracentro” senza cambiare il risultato). Ha governato il “centrosinistra”, ma troppo spesso qualcuno ha voluto chiamarlo “centro-sinistra”, per meglio distinguere i partecipanti, contribuendo così, con quel trattino e con questa distinzione, e con la perenne capacità di dividersi, propria della sinistra, al suicidio di alcune di quelle esperienze. Vedremo cosa succederà prossimamente, dando per scontato che una “sinistracentro” non dovrebbe essere in grado di ottenere la maggioranza dei consensi e che un novello ed efficace “centrosinistra” non potrebbe essere guidato dal Pd, ormai prevalentemente formazione centrista.

Ma, se qualche elettore fosse ancora indeciso, nell’eventualità si parli anche di programmi e di iniziative, lo invitiamo a verificare se, tra le varie forze politiche, qualcuna si ricordi che, tra i fondamenti del mondo moderno che ci derivano dalla Rivoluzione Francese, oltre all’auspicio di essere uomini liberi ed eguali, c’era anche quello di essere fratelli, cioè solidali, ricordandosi, appunto, che oltre a libertà ed eguaglianza, c’era anche la fraternità.

 

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