“Lucia di Lammermoor” al Teatro La Fenice di Venezia

Nuovo allestimento di Francesco Micheli per l’opera di Donizetti, con la giovane e brava Nadine Sierra nei panni della protagonista.

Fondazione Teatro La Fenice GAETANO DONIZETTI, LUCIA DI LAMMERMOOR
Direttore Riccardo Frizza
Regia Francesco Micheli
Photo ©Michele Crosera

Nell’incertezza che affligge le Fondazioni operistiche italiane, il Teatro La Fenice di Venezia si distingue per essere un teatro che funziona, produce molto, anche a livello di idee, e persegue una qualità esecutiva che ha contraddistinto anche il nuovo allestimento di Lucia di Lammermoor di Donizetti firmato da Francesco Micheli, con scene di Nicolas Bovey e costumi di Alessio Rosati. Affrancandosi dalla visione di una Scozia romantica naturalistica in formato sturm und drang (tranne che nel fondale concavo, dove appaiono dipinti un cielo tempestoso e un paesaggio di brughiere), lo spettacolo, che attualizza l’ambientazione nel Novecento, appare come la proiezione simbolica e psicologica della deriva di famiglie distrutte dall’odio e da guerre intestine. Famiglie che non hanno permesso a Lucia ed Edgardo di coronare il loro sogno d’amore e col loro agire hanno condizionato il futuro delle nuove generazioni abbandonando i personaggi alla solitudine causata dal passato di odio dei propri genitori defunti. Ecco perché sulla scena appaiono, dall’inizio alla fine dell’opera, mobili accatastasti gli uni sugli altri e vecchi ritratti di famiglia: tutto ciò che resta di un passato opprimente, nel quale i protagonisti si specchiano, che soffoca e rende tutti vittime delle loro trascorse disgrazie familiari; eredità che hanno un peso così ingombrante da trasmettere un senso di spettrale fatalità, che non può altro che condurre l’ambiente alla disgregazione e i personaggi alla follia e alla morte. In questo contesto, animato da una regia dinamica ma non priva di eccessi, si muovono due innamorati giovani e belli, resi dal contesto visivo umanamente fragili, come in balia di se stessi. Merita sentirli e vederli.

Fondazione Teatro La Fenice GAETANO DONIZETTI, LUCIA DI LAMMERMOOR
Direttore Riccardo Frizza
Regia Francesco Micheli
Photo ©Michele Crosera

Il soprano statunitense Nadine Sierra, giovane, incantevole per grazia femminilmente delicata, è una Lucia che risente di una pulizia del suono di impronta stilistica mozartiana, dai centri screziati di setosa morbidezza, con una voce luminosa che non le impedisce di soddisfare tutte le esigenze della parte, eseguita per di più in versione integrale, con sopracuti sicuri, intonatissimi, e un legato che ha modo di farsi apprezzare in un “Verranno a te sull’aure” e in un “Soffriva nel pianto” che confermano in lei la classe che ne fa una cantante emergente da seguire con interesse. La sua Lucia lirica non è ovviamente di vocazione drammatica, né tanto meno può soddisfare chi si aspetta da lei il carisma della virtuosa a tutto tondo in agilità e acrobatismi. Eppure, pur non essendo una belcantista (alla stregua di quanto lo sono oggi in questa parte Diana Damrau e Jessica Pratt), è una Lucia “nuova”, moderna, gentile e garbata, che offre una lettura interpretativa nel segno dell’eleganza e della freschezza indubbiamente mirabili.

Fondazione Teatro La Fenice GAETANO DONIZETTI, LUCIA DI LAMMERMOOR
Direttore Riccardo Frizza
Regia Francesco Micheli
Photo ©Michele Crosera

Francesco Demuro, rispetto a passate prove, ha affinato l’emissione, l’ha raccolta a favore di un canto sfumato che, anche quando non sostenuto da una completa maturazione tecnica, lo vede essere un Edgardo espressivamente ispirato, con voce di bel timbro e dizione nitida. Markus Werba, nei panni di Enrico, rende giustizia alle esigenze registiche, che vogliono il suo personaggio responsabile primo della rovina della famiglia, mostrata dallo spettacolo attraverso un mondo popolato di spettri, ma proprio non ha nella voce volume e accento baritonali vilain richiesti dal ruolo.

Simon Lim è un Raimondo disordinato e incerto nell’emissione, Francesco Marsiglia un ottimo Arturo, Angela Nicoli una accettabile Alisa e Marcello Nardis un debole Normanno.

La bacchetta di Riccardo Frizza contribuisce al buon risultato complessivo di questa Lucia veneziana, accompagnando i cantanti con cura, scegliendo tempi e colori giusti e, sopratutto, proponendo l’opera senza tagli, da capo delle cabalette compresi. Inoltre sceglie di utilizzare la glassarmonica anziché il flauto per la scena della pazzia, che con il suo suono irreale e vitreo accompagna la voce della Sierra nella costruzione registica di una scena che Micheli realizza su un tavolo dove bicchieri mezzi pieni di vino rosso vengono man mano versati sopra la candida camicia da notte della protagonista, o per terra, come se fosse sangue sacrificale di una pazzia che prelude alla morte.

Successo trionfale per tutti, con standing ovation finale per la protagonista.

Fondazione Teatro La Fenice GAETANO DONIZETTI, LUCIA DI LAMMERMOOR
Direttore Riccardo Frizza
Regia Francesco Micheli
Photo ©Michele Crosera

Fondazione Teatro La Fenice GAETANO DONIZETTI, LUCIA DI LAMMERMOOR
Direttore Riccardo Frizza
Regia Francesco Micheli
Photo ©Michele Crosera

Fondazione Teatro La Fenice GAETANO DONIZETTI, LUCIA DI LAMMERMOOR
Direttore Riccardo Frizza
Regia Francesco Micheli
Photo ©Michele Crosera

Print Friendly, PDF & Email

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.