Francia, ballottaggio tra Macron e Le Pen

Finalisti Emmanuel Macron e Marine Le Pen: questo il verdetto del primo turno delle presidenziali francesi. Tra quindici giorni il ballottaggio che, a giudicare dai sostegni ricevuti sia dai repubblicani, da parte di François Fillon, sia dai socialisti, da parte di Benoit Hamon, dovrebbe vedere l’ascesa all’Eliseo di Macron. Attenzione però a non pretendere di scrivere la storia prima che si sia realizzata, altrimenti si rischia un nuovo effetto Brexit o un’altra sorpresa Trump.

In ogni caso ieri i francesi hanno portato al ballottaggio il centrista Macron, semisconosciuto fino a due anni or sono, e la nazionalista Le Pen, non certo una novizia della politica transalpina. Bocciati per la prima volta nella Quinta repubblica, entrambi i partiti che, per decenni, ne sono stati l’architrave, ovvero i socialisti e i liberalgollisti. Il candidato socialista Hamon raccoglie un misero 6%, risultato che porta al minimo storico una formazione che ha ormai bisogno di essere totalmente rifondata. La sua vittoria alle primarie, con la legittimazione che ne è conseguita, non ha gli permesso di  spogliarsi dell’etichetta di candidato marginale dal partito, scarsamente in grado, con il suo programma radicale ai limiti dell’irrealizzabilità, di raccogliere i consensi necessari per essere davvero competitivo. Per l’avvenire, qualche interrogativo sulle modalità di scelta dei candidati, il Ps dovrà pur farla.

Stessa delusione, ma ancor più cocente in casa repubblicana. Il centro-destra fallisce l’obiettivo, atteso da cinque anni e pienamente alla sua portata, di riconquistare l’Eliseo dopo la presidenza socialista di Hollande. I repubblicani rimangono al palo a causa di una serie di situazioni che lo hanno penalizzato e di una buona dose di insipienza. La tremenda rivalità personale di questi ultimi anni, tra Juppè, Sarkozy e Fillon, non ha permesso di giungere ad un progetto pienamente condiviso né ad una leadership unanimemente riconosciuta. Certo, le primarie di novembre avevano incoronato Fillon, senza però mai arrivare ad un totale ricompattamento del partito. Il caso dell’impiego della moglie come assistente parlamentare, con il sospetto di eventuali abusi, ha frenato oltremisura la sua campagna elettorale. Fillon non si è mai completamente ripreso anche perché, al momento del bisogno, non pochi dei suoi lo hanno lasciato da solo. Adesso anche il centro-destra è un campo di macerie e dovrà essere al più presto ricostruito per le far fronte alle legislative di giugno.

E in effetti ammesso, e non concesso, che davvero il ballottaggio risulti già deciso a favore di Macron, gli sguardi degli esclusi sono già rivolti alle prossime elezioni legislative. In quella tornata si vedrà quale maggioranza sosterrà il neo presidente e quale direzione politica sarà impressa nei prossimi cinque anni. Il centro-destra cercherà. in quella sede, la propria rivincita, dato che quasi tutte le indagini sociologiche dicono che essa è maggioranza nel Paese. Ancora di più brucia dunque la sconfitta per l’Eliseo, un’occasione gettata al vento che avrà molte ripercussioni sui futuri assetti del partito, dove occorre mandare in archivio la vecchia classe dirigente e dar spazio a un forte rinnovamento generazionale.

Se in casa socialista e repubblicana ci si lecca le ferite, dalle parti dell’estrema sinistra di Jean-Luc Melenchon si festeggia. Il 19 per cento conseguito per la presidenza è un risultato di gran rilievo, ottenuto per lo più a spese dello sfortunato candidato socialista. Un pacchetto di voti consistente che andrà confermato alle legislative per pesare nel migliore dei modi sui futuri equilibri politici. Per ora Melenchon alla richiesta di scegliere tra Macron e Le Pen ha risposto picche: un’incomprensibile neutralità che stride con gli ideali dei militanti e la storia della sinistra che intende rappresentare.

Una menzione in questo primo turno la merita infine Jean Lassalle, candidato centrista della ruralità, che ha voluto partire dall’ascolto degli umori del Paese. Per molti questo è soltanto uno slogan, per lui si è trattato di un preciso e concreto impegno, attraversando la Francia in lungo e in largo, a piedi con lo zaino in spalla. Altro che certe candidature da salotto che parlano di nazione e popolo senza mai averlo conosciuto veramente. Per il resto, da domani la politica francese comincerà a posizionarsi per il ballottaggio finale, in cui è bene in ogni caso non dare nulla per scontato.

Print Friendly, PDF & Email

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.