Corea del Nord-Stati Uniti: tensione alle stelle

Tensione alle stelle tra la Corea del Nord e gli Stati Uniti. Il regime di Pyongyang sfidando il monito di Washington di non procedere oltre con gli esperimenti nucleari ha comunque svolto il test atomico. Pare che la prova sia fallita ma resta evidente l’intento nordcoreano di sfidare la comunità internazionale, anche se potrebbe esservi forse una differente lettura degli avvenimenti. Potrebbe cioè immaginarsi che il fallimento del test sia stato un po’ voluto, per non allarmare e sfidare appieno gli Stati Uniti, mostrando loro che non esiste un pericolo imminente di potenziale conflitto, ma nello stesso tempo confermando agli occhi della propria popolazione l’inflessibile volontà di non cedere ai moniti stranieri. Il classico gioco di qualsiasi sistema totalitario.

In ogni caso il vicepresidente americano Mike Pence è volato in Corea del Sud per rassicurare l’alleato sul pieno appoggio statunitense in caso di peggioramento della situazione. Messaggio analogo è stato inviato al Giappone, il cui premier Abe che vede il proprio Paese in prima linea tra gli obiettivi della possibile follia nordcoreana. Gli Stati Uniti, a completamento della propria strategia, stanno anche facendo pressioni sulla Cina affinché usi tutti i mezzi economici e commerciali per convincere Pyongyang a desistere da un’escalation che potrebbe davvero degenerare in un conflitto aperto.

Il rischio di uno scontro è in effetti da mettere in conto ed allora speriamo che prevalga il buon senso. Pechino potrebbe davvero giocare un ruolo importante in questa direzione, sperando che la dissuasione americana, con lo spostamento della flotta verso il mar del Giappone, abbia qualche effetto. Di certo è dai tempi della crisi di Cuba del 1962 che non si assiste ad un così reale rischio di escalation verso un conflitto. Allora si era in piena Guerra fredda e sia gli Stati Uniti che l’Unione sovietica sapevano comunque calibrare le proprie mosse sia in funzione delle possibili risposte della controparte, sia evitando di giungere al punto di rottura. Qualcosa che oggi invece pare mancare. Da entrambe le parti in lizza. Il nordcoreano Kim Jong-un è un dittatore, privo di scrupoli, in un Paese nel quale le spese militari stanno affossando l’economia civile, lasciando la popolazione in balia della miseria. Dal canto suo, il presidente americano Trump, politicamente alle prime armi, non pare certo il più adatto a dar prova di duttilità di fronte alle indubbie provocazioni avversarie.

E’ comunque interesse di tutti difendere la pace nella regione, evitando di aggiungere un altro pezzo, a quella “Terza mondiale combattuta a pezzi” in svariate aree del pianeta. C’è da pensare che solo un gioco di squadra Cina-Stati Uniti possa risolvere il conflitto che si è aperto, evitando che degeneri. Anche l’Onu potrebbe essere della partita in un coinvolgimento di tutti i soggetti, pensiamo anche alla Russia i cui confini orientali sono prossimi alla Corea. Tutti sarebbero così costretti a prendersi le proprie responsabilità.

Resta poi l’opzione più insperata ma non meno impossibile e cioè includere, in qualche modo, la Corea del Nord, in un ampio programma di sviluppo dell’intera area geografica, definito in sede Onu, così che tra la famosa alternativa, burro o cannoni, Pyongyang sia indotta a puntare sulla prima, in cambio di precisi impegni sul nucleare. Limitando le sue applicazioni al solo settore civile.

D’altronde in un mondo tanto interconnesso come l’attuale è difficile immaginare un regime totalmente isolato e avulso dalla realtà e da un certo desiderio di normalità da parte della sua popolazione. Si tratta di una carta mettere sul tavolo. Magari è una pia illusione ma potrebbe comunque allentare la tensione. E poi è sempre meglio che avviarci a capofitto verso il baratro.

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