Londra nel mirino terrorista

Londra torna nel mirino del terrorismo, come nell’estate del 2005, con gli attentati sui mezzi pubblici. Scenario, questa volta, il pieno centro della città: Westminster, Big Ben, il palazzo del Parlamento. L’assalto, condotto, per quello che è dato di sapere, da un unico attentatore si è svolto secondo quella che è ormai una classica dinamica utilizzata dai terroristi. Un’auto accelera di colpo, travolge come birilli decine di persone, poi conclude la propria corsa, l’autista esce dal veicolo, aggredisce e uccide con un coltello la prima persona che gli si oppone o che gli capita a tiro. Adesso è toccato ad uno degli agenti a guardia del Parlamento. L’assassino viene quindi bloccato ed ucciso a sua volta. Alla fine, sul terreno, rimangono quattro morti, oltre a decine di feriti, alcuni anche gravi.

Questa la cruda dinamica dei fatti: un attentato che nelle ore successive viene rivendicato dall’Isis. Nessuna sorpresa, si sa bene che, direttamente o indirettamente, la matrice del fondamentalismo islamico è sempre dietro questi fatti di sangue. Fa parte della guerra che esso ha dichiarato al mondo occidentale, inteso come libertà, convivenza civile, laicità.

Portare il terrore nelle nostre vite questo l’obiettivo da perseguirsi con tutte le modalità. E, diciamolo pure, queste azioni individuali, estemporanee, di persone isolate prive di una vera e propria organizzazione alle spalle, sono anche le più difficili da contrastare. Si tratta di schegge impazzite, spesso cittadini occidentali neoconvertiti al fondamentalismo e ardenti di mostrare al mondo il proprio fanatico zelo. L’Isis d’altronde è stato chiaro, invitando a colpire ovunque e tutti quanti (musulmani compresi) senza andar troppo per il sottile, con armi bianche, automobili in corsa, mezzi che non richiedono alcuna complessa preparazione. Modalità quindi che è arduo per gli investigatori riuscire ad intercettare in tempo. Un terrorismo alla portata di tutti e, per questo, assai più insidioso perché largamente incontrollabile.

Come uscirne? La ricetta è quella di sempre: capacità investigativa sul terreno, collaborazione internazionale, strategie comuni particolarmente a livello europeo. Londra è stata colpita proprio quando, e forse non è un caso, sta per dare avvio all’uscita dall’Unione. Un modo per intimidire il Paese adesso che si apre una fase nuova e certo non priva di incognite. Credere però di intimidire gli inglesi è conoscerli davvero poco. Un popolo che, da solo, ha tenuto testa ad Adolf Hitler figurarsi se può aver paura di Al Baghdadi.

Di certo è però bene che i terroristi sappiano che Londra, nell’Unione o meno, non sarà mai lasciata sola. Su questo occorre esser chiari: massima collaborazione a tutti i livelli per battere questa incombente minaccia. Ci aspettano anni difficili, pieni di pericoli sempre in agguato, ma ce la faremo. Questa è, e deve essere la nostra certezza.

 

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