Apertura dell’Ambasciata palestinese presso la Santa Sede

 

 

 

Ancora una volta, Papa Bergoglio stupisce con un altro scatto in avanti, in anticipo sulle diplomazie e le nazioni. L’apertura dell’Ambasciata di Palestina presso la Santa Sede è un fatto epocale, un segnale forte alla comunità internazionale e, soprattutto, a Israele. Un segnale che arriva subito dopo la risoluzione dell’Onu che stigmatizza la politica degli insediamenti abusivi portata avanti dai governi di Tel Aviv sul territorio della Cisgiordania, che dovrebbe costituire il nucleo del futuro Stato palestinese, una risoluzione approvata con l’astensione degli Stati Uniti che per la prima volta –altro fatto storico- non hanno imposto il loro diritto di veto. Una risoluzione alla quale Israele, come sempre, ha risposto in modo sprezzante, annunciando di voler fare l’esatto contrario di quanto raccomandato dalle Nazioni Unite, progettando una nuova serie di occupazioni a danno del territorio palestinese, con la consueta arroganza che deriva da decenni di assoluta impunità, non avendo mai subito sanzioni a fronte delle numerosissime violazioni perpetrate negli anni nei confronti delle disposizioni dell’Onu e non solo.

Ecco dunque che proprio in questo momento, con un tempismo non casuale e con la consueta lungimiranza strategica che lo consacra anche come statista oltre che come guida spirituale, il Pontefice apre in modo incondizionato alla Palestina, riconoscendola come Nazione di fatto e di diritto, meritevole di una rappresentanza ufficiale presso la Santa Sede, al pari degli altri Stati sovrani. Prima della cerimonia di apertura, Papa Francesco ha ricevuto nelle stanze vaticane Abu Mazen, Presidente dell’Autorità palestinese di Cisgiordania, per un breve e cordiale colloquio, con rituale scambio di doni, che ha suggellato l’intesa. A seguito dell’incontro il presidente palestinese ha dichiarato che questo storico passo diplomatico è «il segno che il Papa ama il popolo palestinese e ama la pace», auspicando che altre nazioni seguano l’esempio del Vaticano.

Anche se al momento la sede diplomatica palestinese è poco più di una bandiera e una targa su un muro, il segnale è chiarissimo: il Papa riconosce il diritto di esistere allo Stato di Palestina, portando non solo l’ufficialità dell’influente diplomazia vaticana, ma anche, implicitamente, il supporto della comunità cattolica, al di là delle barriere linguistiche, etniche e religiose che ci dividono dai palestinesi, in massima parte di fede musulmana. Un passo verso la fratellanza e la pace che ancora una volta sottolinea la statura di questo Papa, capace di muoversi con uguale incisività nelle questioni teologiche e religiose come in quelle socio-politiche.

L’accordo ha fatto registrare, almeno in prima battuta, l’assenza di commenti da parte di Israele, solitamente prontissimo nel criticare ogni apertura verso i palestinesi. Del resto, Tel Aviv aveva già disapprovato la posizione del Vaticano all’apertura del percorso diplomatico concluso con l’apertura della rappresentanza palestinese. È probabile che a questo punto Israele attenda con ansia l’insediamento ufficiale di Donald Trump alla presidenza degli Usa, per prendersi una rabbiosa rivincita rispetto agli smacchi diplomatici subiti negli ultimi giorni. Il neo-eletto presidente americano infatti ha mostrato un atteggiamento di appoggio incondizionato al governo di Tel Aviv, ventilando addirittura l’ipotesi di spostare l’ambasciata Usa d’Israele a Gerusalemme, mossa provocatoria che consacrerebbe la città delle tre religioni esclusivamente come capitale dello Stato di Israele, legittimando conseguentemente gli espropri illegali compiuti ai danni dei palestinesi a Gerusalemme est e innescando prevedibili reazioni destinate a sfociare in nuove violenze. Un atteggiamento bellicista opposto alle aperture concilianti di Papa Francesco, che non a caso Trump aveva attaccato durante la sua campagna elettorale. Le prossime settimane ci diranno molto rapidamente in quale direzione si muoverà la nuova amministrazione Usa, per il momento resta il plauso all’ennesima iniziativa di pace del Santo Padre.

 

 

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