La Raimbow Warrior a Lampedusa

Lampedusa è più di un’isola. La sua storia di crocevia del Mediterraneo, terra di incontro di etnie, popoli e religioni, negli ultimi anni si è arricchita di nuovi episodi, drammatici e a volte tragici, che l’hanno fatta diventare un simbolo, un luogo dove i problemi e le contraddizioni del mondo si intrecciano e si palesano in tutta la loro evidenza. Qui la sensazione di isolamento e abbandono che pervade il territorio e le persone è assai maggiore rispetto a quanto giustificato dalle distanze e dalla relativa penuria di collegamenti. Il fatto di essersi trovati ad affrontare flussi migratori imponenti e gestiti in maniera approssimativa e strumentale per fini politici, ha causato l’impressione di essere in balia degli eventi, vittime di un gioco ben più grande di questa piccola isola.

Per questo assumono grande valenza tutte le azioni che tendono a smorzare questa sensazione di essere abbandonati a sé stessi e cercano di ricucire il legame fra quest’isola e la madre patria. È in questa direzione che va il gesto di Greenpeace che già avevamo annunciato su queste pagine e che in questi giorni è stato – letteralmente – condotto in porto. In occasione del trentennale della propria attività in Italia, l’organizzazione ambientalista Greenpeace aveva indetto una raccolta fondi per finanziare un impianto fotovoltaico da installare sul municipio dell’isola, per garantire maggiore indipendenza energetica.

A metà ottobre, la Rainbow Warrior, nave ammiraglia di Greenpeace, nell’ambito di un’articolata missione nel Canale di Sicilia, ha attraccato (non senza difficoltà logistiche e meteo) nel porto vecchio dell’isola, scaricando il materiale acquistato grazie ai fondi raccolti in breve tempo. Con la consegna ufficiale al sindaco Giusi Nicolini dell’impianto fotovoltaico da 40 kW si è concluso “Accendiamo il sole”, il tour italiano della Rainbow Warrior per promuovere le energie rinnovabili e contrastare le fonti fossili.

 «Abbiamo compiuto un gesto, piccolo ma concreto, per un’isola come Lampedusa che è crocevia delle rotte dei migranti nel Mediterraneo. E non di rado queste persone fuggono da conflitti collegati alla corsa ai combustibili fossili», ha dichiarato Alessandro Giannì, direttore delle Campagne di Greenpeace Italia. «Dobbiamo puntare su un Pianeta 100 per cento rinnovabile, un mondo in cui la pace è più facile, il mondo che vogliamo e per cui ci adoperiamo».

Greenpeace, grazie all’aiuto di Enerpoint (che ha venduto l’impianto a prezzo di costo) e della fondazione “Casa di Love” (che ha coperto i costi relativi all’installazione), ha ovviato all’ennesima situazione paradossale creata dalla burocrazia italica, che aveva autorizzato l’impianto solo dopo la scadenza del bando pubblico al quale il Comune di Lampedusa aveva partecipato per ottenere i fondi necessari. Ora si tratta di installare i pannelli e collegarli alla rete di distribuzione, sperando non sorgano altri intoppi.

Secondo i dati forniti da Greenpeace, l’impianto “porterà benefici concreti per l’isola e per l’ambiente: il Comune risparmierà infatti complessivamente quasi 200 mila euro in 25 anni, e si eviterà l’immissione in atmosfera di circa 300 tonnellate di CO2, l’equivalente di oltre un milione di chilometri percorsi in auto. Ma i vantaggi sono anche per tutti noi: la produzione di energia elettrica nelle piccole isole italiane ci costa in bolletta oltre 60 milioni di euro ogni anno. Per questo Greenpeace chiede da tempo al ministro dello Sviluppo Economico Calenda di modificare il sistema di approvvigionamento energetico di queste isole e incentivare una loro transizione verso le energie rinnovabili. A dispetto di tutti i proclami a favore del clima, nessuna risposta è pervenuta.”

Più in generale, l’organizzazione ambientalista rileva che questa è “una delle tante contraddizioni in tema di energia e clima messe in luce dal tour della Rainbow Warrior, che ha acceso i riflettori su alcuni esempi della direzione fossile presa da questo governo: dalla possibile apertura di una centrale a carbone a Saline Joniche, ai piani di allargamento del campo oli Vega, fino ai dati che dicono che la quota di rinnovabili in Italia è addirittura in calo negli ultimi due anni. Il nostro Paese, inoltre, è al momento uno dei pochi a non aver ancora ratificato l’accordo di Parigi.”

Ancora Giannì dichiara che «Con “Accendiamo il sole” abbiamo voluto informare i cittadini sui benefici delle energie rinnovabili, evidenziando al tempo stesso le menzogne del governo Renzi. Se vogliamo che il nostro diventi davvero un Paese leader in fatto di ambiente, e non solo di annunci, dobbiamo cambiare immediatamente direzione, abbandonare i combustibili fossili e puntare sull’energia del sole e del vento. Basta trappole contro le rinnovabili».

Un appello che, stando alle ultime notizie, pare ancora una volta destinato a cadere nel vuoto: secondo un comunicato di Legambiente, il ministero dell’Ambiente ha appena ratificato con esito positivo cinque procedimenti di VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) riguardanti attività di prospezione petrolifera nei nostri mari. Nel dettaglio, informa l’organizzazione ambientalista, il via libera “riguarda le due istanze di permesso di ricerca nel mar Adriatico a largo delle coste pugliesi per circa 1.500 kmq (della società Global Petroleum); le due istanze di permesso di ricerca nel mar Ionio per ulteriori 1.500 kmq (appartenenti alla Global Med) ed un’istanza di prospezione sempre nello Ionio per ben 4.000 kmq (titolare la Schlumberger). A questi cinque pareri si aggiunge un ulteriore esito positivo per il permesso di ricerca nel mar di Sicilia a largo di Gela, per 456 kmq di mare, di proprietà Edison Eni. Per un totale di sei procedimenti Via autorizzati”.

Nel frattempo, salpata da Lampedusa, la Rainbow Warrior ha solcato per qualche giorno le acque di Sicilia nell’ambito di un programma di osservazione dei cetacei, quindi, dopo un ultimo scalo tecnico a Trapani, ha puntato le vele in direzione di Marrakech, dove il 7 novembre inizierà la COP22, l’annuale conferenza mondiale sul clima. L’auspicio è che per quel momento l’Italia abbia finalmente ratificato l’Accordo di Parigi dello scorso anno e che manifesti in qualche modo una volontà concreta di riconvertire il proprio sistema energetico, contribuendo in maniera maggiormente efficace e convinta a contrastare il riscaldamento globale in atto.

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