L’anniversario di Greenpeace illumina Lampedusa

Il 15 settembre del 1971 un gruppo di volontari salpava dal porto di Vancouver, nel Canada occidentale, a bordo del peschereccio Phyllis Cormack, per cercare di fermare i test atomici statunitensi sull’isola di Amchitka, in Alaska. Erano attivisti che desideravano un futuro “verde” e di pace, convinti che anche l’azione di poche persone potesse fare la differenza. Da quell’impresa idealista e lungimirante nasceva, 45 anni fa, l’organizzazione ambientalista Greenpeace, che oggi conta più di tre milioni di sostenitori nel mondo, 36 mila volontari oltre a migliaia di attivisti, cyberattivisti, ricercatori e persone che a vario titolo sostengono le battaglie dell’associazione, spesso vittoriose.

Da quel primo avventuroso viaggio, che pure non raggiunse la meta perché intercettato anzitempo dalle autorità statunitensi, nacque nell’opinione pubblica una coscienza critica verso i test nucleari che, alla lunga, portò alla loro sospensione. In seguito l’associazione ottenne numerosi altri successi, ritagliandosi tra l’altro un ruolo di rilievo nella stesura del Trattato Antartico del 1991, col quale venne indetta una moratoria allo sfruttamento minerario del continente ghiacciato.

Ma le emergenze planetarie nel corso degli ultimi anni non hanno fatto altro che aggravarsi e aumentare di numero, per cui ancora oggi Greenpeace convoglia le energie dei propri volontari e sostenitori verso  obiettivi ambiziosi e di vitale importanza. Come sottolinea Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia, “La maggiore sfida globale dei nostri tempi è la battaglia contro i cambiamenti climatici. L’Accordo di Parigi, che ci aspettiamo verrà firmato tra una settimana, è un bel passo in avanti per raggiungere l’obiettivo ambizioso di non superare un grado e mezzo di aumento della temperatura globale e avviare la transizione verso le rinnovabili al 100 per cento per tutti” .

Gli effetti dei cambiamenti climatici sono ormai evidenti, dalla desertificazione che avanza all’aumento dei fenomeni meteorologici estremi. Meno noto, ma non meno insidioso, è il progressivo processo di acidificazione degli oceani, causato dall’eccessivo assorbimento di anidride carbonica, un fenomeno che danneggia gravemente l’ecosistema marino. Per questo l’associazione ambientalista chiede più aree marine protette e meno pesca illegale, mentre  insieme ad altre organizzazioni cerca di contrastare l’inquinamento da plastiche, un problema di dimensione globale  che ha visto la formazione di giganteschi agglomerati di rifiuti non biodegradabili concentrati dalle correnti in determinate zone degli oceani ormai fortemente degradate.

Parallelamente, vengono portate avanti le campagne per la salvaguardia delle foreste primarie, serbatoi di biodiversità vitali per l’equilibrio planetario; quella per l’agricoltura sostenibile, fondata sui saperi tradizionali e libera da Ogm (Organismi geneticamente modificati); quella per la messa al bando delle sostanze tossiche e molte altre ancora.

La sezione italiana di Greenpeace, molto attiva all’interno dell’organizzazione, a sua volta compie quest’anno trent’anni e  conta oltre 77 mila sostenitori, 500 mila cyberattivisti e un migliaio di volontari. Per celebrare l’anniversario, Greenpeace Italia ha lanciato una raccolta fondi grazie alla quale ha “regalato” un impianto fotovoltaico all’isola di Lampedusa, luogo simbolico delle molte problematiche che affliggono il mondo. Un altro piccolo passo verso un pianeta più verde e più pacifico.

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