“Realizzare Insieme”: nasce un nuovo movimento per riflettere sui problemi del Paese?

In un’epoca nella quale la politica gode di sempre meno considerazione e in cui, di conseguenza, la partecipazione al voto non cessa di calare, è da ritenersi un segno positivo, di ritrovata vitalità di un certo impegno pubblico, l’avvio di un’esperienza come quella di Realizzare Insieme, movimento di recente fondazione che ha tenuto il suo battesimo a Cingoli, in provincia di Macerata. Dalle Marche giunge il segnale che nel nostro Paese vi è ancora gente che ha voglia, partendo dal basso, di costruire un percorso collettivo di riflessione sulle grandi questioni nazionali.

Realizzare Insieme vuole essere un think tank, un serbatoio di pensiero che intende analizzare e sviscerare le molteplici problematiche politiche, economiche e sociali italiane. Un percorso in due tempi: una riflessione teorica, all’insegna di quel “conoscere per deliberare” che troppo spesso la nostra classe politica ha gettato nel dimenticatoio, cui dovrebbe necessariamente seguire una serie di articolate proposte e di possibili soluzioni. Molteplici i temi su cui il movimento si propone di lavorare. Dai diritti civili all’etica pubblica, dalla legalità alle riforme istituzionali, dall’economia al fisco, passando per il lavoro, la famiglia e la politica europea.

Vasto programma avrebbe detto De Gaulle, eppure l’ambizione di svolgere un serio e approfondito percorso di riflessione è qualcosa di meritorio. Viviamo in un tempo nel quale troppo spesso a farla da padrone è una diffusa demagogia, fatta di slogan e di parole d’ordine totalmente sganciate dalla realtà. Incapaci quindi di affrontare sensatamente i complessi problemi che ci attendono. Ben venga allora un impegno che vuol nutrirsi di valori un po’ fuori moda come: competenza, concretezza o ragionamento.

Un approccio controcorrente rispetto all’andazzo generale, accompagnato dalla scelta di non volersi ingabbiare politicamente, tra destra, centro o sinistra, in maniera troppo netta e rigida. D’altronde è nella natura stessa di un think tank quella di non schierarsi smaccatamente con qualcuno, legandosi ad un carro (magari quello del vincitore di turno) per magari poi trasformarsi in una banale ed insignificante cinghia di trasmissione. Tutto questo senza rinchiudersi in una generica neutralità di fronte alle grandi questioni economiche o sociali.

Dal convegno di Cingoli ovviamente questo non è ancora emerso con chiarezza (del resto tutto è ancora agli inizi). Col tempo si chiariranno meglio le matrici culturali da cui muove questa nuova organizzazione; per intanto i suoi promotori, tra cui spiccano il sindaco della città marchigiana ed ex senatore Pdl, Filippo Saltamartini, e l’ex vice capo della polizia, Nicola Izzo, hanno dato vita ad un immediato strumento di lavoro, denominato “Fabbrica del programma”, affidato alle cure di un avvocato torinese, Maria Grazia Broiera, con il compito di coordinare le future attività tematiche.

Cosa altro dire? Per ora nulla di più. Non sappiamo come Realizzare Insieme veda il proprio futuro e forse, in questa fase, neppure i suoi promotori lo sanno con esattezza. In fondo è un bene che sia così: molto meglio, per adesso, cominciare a studiare, ragionare e, magari, proporre qualche soluzione.

A questo punto il rischio più insidioso è pensare di farne un nuovo partito, gettando alle ortiche quello che – crediamo – sia il senso stesso di questa esperienza, e cioè di proporsi come sede di riflessione libera ed indipendente, non asservita alle ambizioni politiche di questo o quell’ altro.

Ben venga invece un autentico serbatoio di competenze e di energie al servizio della cosa pubblica. Un punto di riferimento, articolato sul territorio per meglio conoscere la realtà del nostro Paese e per fare emergere proposte concrete per migliorarlo. Questo sarebbe, a nostro avviso, il miglior servigio che potrebbe rendere alla collettività e questo è – nel nostro piccolo – l’augurio che gli facciamo. L’Italia ha bisogno di piccoli think-tank composti di vivaci teste pensanti e non certo di nuove formazioni partitiche dove, troppo spesso, si premia più la fedeltà ai capi che non le qualità o le competenze personali.

Print Friendly, PDF & Email

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.