Riforma della finanza: se l’impensabile diventa normale

Dopo sette anni di crisi, si deve constatare che non è stato adottato alcun provvedimento efficace per responsabilizzare la finanza globale. «La crisi finanziaria del 2007-2008 – afferma Papa Francesco nell’Enciclica Laudato si’ – era l’occasione per sviluppare una nuova economia più attenta ai principi etici, e per una nuova regolamentazione dell’attività finanziaria speculativa e della ricchezza virtuale. Ma non c’è stata una reazione che abbia portato a ripensare i criteri obsoleti che continuano a governare il mondo» (§ 189).

Questa mancanza di attenzione e di iniziativa nei confronti della riforma del sistema finanziario risulta veramente incomprensibile. Sono i mercati finanziari, più della Merkel, ad imporre una rigidità di bilancio che strozza l’economia ma di cui le banche d’affari non possono fare a meno perché usano le quote di debito sovrano che detengono, a garanzia dei loro sofisticati prodotti finanziari. Sono i mercati finanziari più che i banchieri centrali, ad imporre bassi tassi d’interesse, immissioni colossali di liquidità (quantitative easing) che però non giungono all’economia reale ma si disperdono nei meandri degli istituti finanziari infarciti di titoli tossici.

Al punto tale da suscitare la reazione (inascoltata) della Banca Centrale delle banche centrali, la Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea (Bri), che nel suo ultimo rapporto annuale ha avvertito che non si può continuare a tenere artificialmente bassi i tassi di interesse per un periodo eccezionalmente lungo. Questa politica monetaria piegata agli interessi dei grandi speculatori funge da pericoloso palliativo. Siamo giunti al punto, avverte la Bri che «vi è il rischio che l’impensabile diventi ordinario e venga percepito come la nuova normalità», anziché perseguire «l’obiettivo di abbandonare il modello di crescita trainata dal debito che ha agito da surrogato politico e sociale».

Appaiono ancor più preoccupanti le raccomandazioni diffuse da organismi dell’Istituto di Basilea sui criteri per le cartolarizzazioni, cioè su quegli asset che vengono presi a garanzia dei prodotti finanziari: la Bri consiglia semplicità, trasparenza e comparabilità. É un altro inquietante segno dell’impotenza della politica permettere che misure così urgenti per la riforma del sistema finanziario vengano lasciate come iniziative “non vincolanti” di un organismo tecnico e non assunte a misure legislative di eccezionale urgenza, perché da questo genere di provvedimenti in definita passa la possibilità di ricondurre la finanza a servizio dell’economia reale, l’economia a servizio dello sviluppo. E dunque la possibilità di far ripartire l’economia e di generare una ripresa a cui tutte le fasce sociali possano partecipare. Politica, se ci sei batti un colpo! E se ci sono ancora in giro dei riformatori non hanno che l’imbarazzo della scelta da dove cominciare.

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