Una nuova mappa delle diseguaglianze

Dobbiamo prestare attenzione al quadro che si profila dal Rapporto annuale dell’Istat. Perché a qualche spiraglio di tenue ottimismo fa riscontro l’emergere di una nuova mappa delle diseguaglianze che divide le persone, i ceti sociali, i territori. Mentre sono ancora troppo timidi i segnali di ripresa, quello che è certo è che i vari segmenti del Paese escono (se e quando ne escono) in modo molto diverso dalla recessione.

Ci sono i forti (sistemi territoriali, aziende orientate alle esportazioni, professioni, famiglie) che si sono ulteriormente irrobustiti con la crisi, e ci sono i deboli, i lavoratori che perdono il lavoro, intere filiere produttive che scompaiono, distretti industriali che collassano. Dai dati dell’Istat s’intravede una ripresa economica che è, per ora, parziale e per pochi, dalla quale il Mezzogiorno e altre zone del Paese restano sostanzialmente tagliati fuori, che rischia di rendere ancora più marcate le disuguaglianze.

Alla luce di un simile scenario diventa ancora più attuale ed urgente procedere all’avvio di un piano nazionale contro la povertà assoluta, non solo come atto di politica sociale ma come fondamentale atto di politica economica mirato a ridare fiato ai consumi, ad irrobustire la domanda interna da cui passa la possibilità di una ripresa vera, che riversi i suoi frutti su tutta la popolazione e che non sia avvertita solo dai ricchi.

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