Una pagina nera per la democrazia

Le ultime vicende che riguardano il Partito Democratico lasciano sconcertati. È stata riesumata la staffetta, una ingerenza partitocratica degli anni Ottanta, con l’aggravante che ora la lotta per Palazzo Chigi avviene tra fazioni dello stesso partito. Nell’ultima Direzione Pd è stata scritta una pagina nera per la democrazia italiana, e per il Partito Democratico che fa cadere un altro suo leader non per reali differenze politiche ma per inguaribili e vecchi personalismi. Chi si è candidato a rottamare tutto si ritrova ad essere il campione della partitocrazia, facendo arrossire per classe anche i leader della prima repubblica.

Su queste basi il probabile nuovo governo difficilmente potrà avere la necessaria credibilità e rischia di avere una legittimazione democratica poco più che formale. A questo punto conviene che l’elettorato indichi la strada di uscita da questa crisi con il ricorso alle elezioni anticipate, per creare le condizioni da cui possa uscire un governo capace di una effettiva ed urgente svolta contro la crisi che è di giorno in giorno più grave per i ceti medi e lavoratori ed allarga l’estesa cerchia delle persone e delle famiglie ridotte in povertà.

Appare chiaro che d’ora in avanti non si potranno più accettare lezioni di bipolarismo e di nuovismo da parte di chi, spinto da un arrivismo insuperabile, sta conquistando Palazzo Chigi sulla base di un semplice voto di direzione di un Partito, che non è neanche il partito di maggioranza relativa. È il trionfo dell’arroganza e di una partitocrazia quasi senza più partiti ma in cui restano le pulsioni dell’ambizione personale governate da quei poteri che attraverso la personalizzazione della politica ed il vuoto ed il niente della pura immagine, puntano a mantenere inalterate le distanze tra quel ristretto ceto privilegiato che dalla crisi ha tratto addirittura vantaggio e la maggioranza del popolo oppresso da una crisi da cui non intravede vie d’uscita.

Nè D’alema a suo tempo, né la nascita del governo Monti avevano dato uno schiaffo così sonoro al bipolarismo come quello assestato dal segretario del Pd che si è assunto la responsabilità di cambiare la natura di un governo di necessità, imposto dall’esito delle scorse elezioni, in un governo fondato sui capricci arbitrari di un gruppo dirigente di partito arrogante, forse in “piena sintonia” con Berlusconi, ma che appare non altrettanto attento alle vere emergenze sociali ed economiche del Paese.

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