Occorre un Pd più in sintonia con i sentimenti popolari

di Alberto Mattioli


Il Partito Democratico è vicino all’esito congressuale. Un percorso un po’ lungo ma meglio cosi che niente. In altri partiti di congressi, assemblee e voti non se ne parla proprio. Ancora una volta il Pd e’ uscito dalle recenti elezioni perdente ma le campane ancora non suonano a morto. Certo il piatto piange e il congresso non puo’ risolversi in una operazione di lifting e mere operazioni di marketing per recuperare followers e like.

V’è la necessità di guadare con lucido realismo al divario che lo separa da tanti italiani, culturale in primis. Il partito non deve proporsi di cambiare gli italiani bensì di interpretarli. Il mondo e’ attraversato da eventi e cambiamenti che scuotono a fondo anche il nostro paese. Le persone sono libere ma tanto spaesate. Occorre la consapevolezza di questi cambiamenti per modificare il partito e l’offerta politica, non puo’ bastare qualche buona ricetta di un neo chef segretario. Il Pd da tempo perde le elezioni nonostante le contraddizioni della destra che pero’ ha capito bene la logica dei sistemi maggioritari e riuscendo a limitare i danni delle rivalità interne. Occorre un partito che non si chiuda in una radicale identita’ fine a se stessa.

Credo sia utile il contributo di Ferruccio Capelli, Direttore della Casa della Cultura di Milano, con il suo nuovo libro “ A Sinistra con uno sguardo umano”. Il testo che guarda anche al magistero di Papa Francesco, offre spunti per la comprensione dei cambiamenti in corso, utili per la costruzione di una offerta politica ispirata da una concezione antropologica-culturale. Il neoliberalismo sregolato ha causato l’esplosione di populismi e nazionalismi; con le sue ricette non è in grado di fornire risposte di giustizia sociale e i populismi non sono in grado di governare la complessità senza il rischio di spaccare tutto, una tenaglia da cui urge uscire. Ma ne usciamo se capiamo l’uomo, le sue paure e tensioni. Pandemia, spese folli per le armi, guerre efferate, impazzimento del clima e l’incessante pervasivo sviluppo iper tecno-scientifico, generano incertezze profonde.

Preoccupazione, scetticismo e passività sembrano dominarci sempre piu’ e scarsa appare la fiducia nella democrazia e nei suoi protagonisti politici. Occorre un’altro racconto. L’autore propone di ripartire da un “nuovo umanesimo”, di andare alle radici del nostro essere umani rielaborando quella straordinaria stagione del Rinascimento per invertire la rotta che sembra portarci ad una disumanizzazione delle nostre societa’ vecchie e abuliche. Afferma Capelli: occorre “ Riportare la crescita economica, lo sviluppo, in altre parole il capitalismo sotto la guida e la direzione degli esseri umani, per costruire un nuovo equilibrio con la natura e una rinnovata coesione nella societa’ “. Occorre un partito interclassista capace di porsi in sintonia con i sentimenti popolari fatti di ragioni e di spiritualita’. La religione conta e non va ignorata perchè e’ una forza naturale insita nell’umano. I simboli religiosi non vanno esibiti nelle piazze politiche ma non va neanche richiesto siano rimossi come invece talvolta improvvidamente accade. Giova non scordare la millenaria storia italiana e soprattutto quella più recente del dopoguerra ben rappresentate da Giovanni Guareschi nelle storie di Don Camilo e Peppone . Goffredo Fofi, intellettuale di matrice marxista, ha scritto che rappresentano «La personificazione di due istanze forti di epoca forte, quella di un cattolicesimo battagliero nella sua componente più tollerante e dalla parte del popolo, e quella di un comunismo di base che fu ben diverso da quello dei vertici, e che si incontrava con i vertici del cristianesimo sociale per il suo millenarismo, per la sua ansia di giustizia». Significativo il racconto -Cristo nel comò-, dove il sindaco Bottazzi è a letto malato e ha paura di morire: «Don Camillo si alzò e andò ad aprire il primo cassetto del comò. Avvolto in una carta velina trovò il Crocifisso e lo riappese al chiodo sopra la testiera del letto: “C’è niente altro?” domandò burbero. “Lei sa com’è, reverendo: siamo uomini e anch’io, nella vita ho fatto le mie brave stupidaggini. Però tutta roba leggera…”. […] “Capisco. Tu, insomma, diresti che, oltre a quello di militare nel Partito comunista, non hai fatto altre porcherie grosse”. “Sì, reverendo. A meno che non sia stata una porcheria grossa quella di far nascondere nel comò il Crocifisso”. “Certo che lo è stata!”. “Mi dispiace. Ci ho ripensato giorno e notte, ma io non potevo alzarmi e non avevo il coraggio di dire a qualcuno di rimettere il Crocifisso a posto”. “ Ego te absolvo”». Storie emblematiche di quelle culture che hanno scritto la nostra costituzione laica con un afflato umanistico religioso chiaramente percepibile. Ennio Flaiano diceva che unico luogo che non possiamo abbandonare è la nostra infanzia e aggiungerei quindi le radici. Due sono i rischi oggi da evitare, il teopopulismo e la laicità apateistica. Speriamo quindi in un diverso corso con uno sguardo piu’ umano, come era quello di David Sassoli.

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