Un insieme di condizioni per contrastare la povertà

Per contrastare la povertà servono un insieme di azioni capaci e  virtuose. Conti pubblici in ordine, lavoro, azioni mirate e senso civico.


Di Alberto Mattioli

Il contrasto alla poverta’ e’ certamente un dovere buono, sano e giusto acquisito dalle societa’ libere e democratiche moderne.

Con il rapporto Beveridge (Report on social Insurance and Allied Services) del 1942 le societa’ europee progredirono maturando la convinzione che le emarginazioni costituiscono una grave iniquita’ sociale. E cosi, oltre a riconoscere e tutelare i tradizionali diritti civili e politici del cittadino, nacque il Welfare State volto a garantire e promuovere diritti e provvidenze sociali quali assicurazione sanitarie obbligatorie, misure contro la disoccupazione e certezze di lavoro. Prima di questa conquiste, la poverta’ era perfino vista come una colpa individuale e al massimo l’aiuto stava nella benevolenza delle elemosine. Se nascevi disgraziato era improbabile poter cambiare lo status che la sorte ti aveva attribuito. E tuttavia la lotta alle disuguaglianze continua anche perchè le condizioni socio economiche cambiano nel tempo.

Sempre acceso e’ il dibattito sulle modalita’ di contrasto come stiamo constatando circa il reddito di cittadinanza (utile se rivisto per ovviare alle furberie riscontrate) e della possibile introduzione del reddito minimo. Quali sono le forme adeguate per evitare derive assistenzialiste e consentire che i sofferenti possano avviare un percorso di uscita dall’ indigenza ? Gli interventi per contrastare le forme di poverta’ ed evitare che crescano a dismisura sono tanti e correlati. Certamente un requisito fondamentale e’ un bilancio dello stato in equilibrio; occorre che l’economia del paese cresca producendo buone entrate erariali e che il ricorso all’indebitamento rimanga nei limiti di uno stock fisiologico. E qui purtroppo, lo sappiamo, l’Italia paga uno scotto importante perchè il debito cumulato e’ davvero elevato comprimendo quindi le possibilità’ di investimenti e di risorse utili per fronteggiare le emergenze sociali. Altro nodo irrisolto e’ l’alta evasione fiscale che riduce le entrate, una cattiva o buona coscienza civica diventa denaro sonante in piu’ o in meno per tutti. Occorre creare occupazione perchè tanti cittadini inattivi diminuiscono la produttività’ rischiando di entrare nella sussistenza.

Papa Francesco con insistenza dice che il lavoro e’ un diritto, un dovere e la priorità. La sua carenza e’ un vulnus costituzionale che va sanato, e per crearlo occorre sostenere le imprese che devono impegnarsi ad assumere. Donde occorrono percorsi scolastici-formativi che assicurino sbocchi lavorativi certi e rapidi. La piena occupazione deve rimanere un fine di qualsiasi governo. Anche la lotta all’inflazione, tema di attualità, e’ cruciale per evitare che il potere di acquisto dei bassi stipendi venga eroso spingendo verso la sussistenza. Inoltre la stabilita’ del famigerato spread e’ rilevante per evitare speculazioni che finiscono con il danneggiare le possibilita’ di spesa.

Oltre cio’, come incessantemente sottolinea il demografo Prof. Alessandro Rosina, l’invecchiamento della popolazione che sovrasta la modesta natalità pone enormi problemi di risorse assistenziali da reperire e quindi di converso urge la necessita’ di fare dell’ immigrazione una ben gestita leva di rilancio del paese e non un grimaldello per alimentare paure pro speculazioni politiche. Ad adiuvandum, come visto con Mario Draghi, la credibilita’ della classe politica e’ fondamentale per ottenere fiducia e credito in un contesto di economie interdipendenti. Comportamenti inadeguati di governo penalizzano i conti pubblici.

In conclusione le risorse per contrastare le poverta’ derivano da un insieme di condizioni e azioni virtuose che dipendono da chi governa e da noi cittadini.

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