Mondo contemporaneo: una ricerca sul cattolicesimo politico nell’Italia repubblicana

Un fascicolo speciale di Mondo contemporaneo (2-3, 2018), mensile a sfondo storico-politico, ha pubblicato i risultati di un’articolata ricerca sul cattolicesimo democratico nell’Italia repubblicana incentrandosi in particolar modo sulla vicenda della Democrazia cristiana. Un recente convegno della Fondazione Donat Cattin ha presentato la ricerca che si è rivelata una proficua opportunità per riflettere sulla Dc e su quanto essa ha rappresentato nella vita del nostro Paese.

Un lavoro inedito questa indagine sullo scudo crociato e sulla sua classe dirigente, in quanto la Dc ben poco si è occupata di se stessa. Vi è sempre stata una sorta di ritrosia nella cultura democristiana, che non trova riscontri nella cultura di altre formazioni politiche coeve che hanno invece molto parlato molto della propria vicenda. Pensiamo al Partito comunista o a quello socialista, più che mai prodighi di autocelebrazioni storiografiche ma lo stesso accade con la cultura liberale e anche per tutto quanto concerne il fascismo.

Di tutte le famiglie politiche quella democristiana è la meno avvezza a celebrarsi. Eppure molto ci sarebbe da dire, riguardo ad un’esperienza di governo che, con le sue luci e le sue ombre, ha segnato mezzo secolo di vita italiana. Una storia che, oggi sembra appartenere al passato poiché nel Parlamento attuale non esiste alcun partito che si richiami espressamente al cattolicesimo politico, sebbene a questa specifica cultura si richiamino diverse piccole formazioni: nobili come intenti ma con scarsi riflessi sulla vita politica nazionale.

Quella democristiana è, almeno in Italia, un’esperienza che pare esser stata consegnata alla storia. Non così in Europa basti pensare alla Cdu tutt’ora pienamente al centro della scena pubblica tedesca. Fare dunque una panoramica sul cattolicesimo democratico significa contribuire a comprendere più a fondo il nostro passato e, tutto sommato, anche a meglio interpretare il nostro presente.

Quattro sembrano essere le piste da seguire: ricostruzione puntuale delle biografie dei leader, nazionali e locali, della Dc; esame approfondito delle scelte politiche, spesso condizionate dai tanti vincoli della realtà italiana; studio dei legami internazionali; analisi dell’identità profonda del partito con particolare riguardo al suo insediamento e al suo retroterra culturale.

Una vicenda, quella democristiana, nella quale vivide intuizioni si sono alternate a pagine meno esaltanti ma che nel suo complesso ha contribuito a fare dell’Italia una democrazia socialmente avanzata con robusti agganci europei. A riconoscere questo decisivo ruolo della Dc sono i suoi stessi avversari, come mostra quanto scrisse nei primi anni Duemila il settimanale comunista Rinascita: <<La Democrazia cristiana – che noi comunisti abbiamo fortemente avversato – ha però avuto un merito: ha tenuto ancorato in una prospettiva democratica un pezzo di società italiana che era potenzialmente reazionaria. Finito quel partito, spappolato quel blocco sociale interclassista, il pezzo di società reazionaria si è spostato all’estrema destra>>.

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