Settimana Sociale di Taranto: un’alleanza su questione sociale e ambientale

L’intento della 49ª Settimana Sociale dei cattolici italiani, svoltasi a Taranto, era quello di riflettere sul tema “Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro”, nella prospettiva indicata da papa Francesco nell’enciclica Laudato Si’, dell’ecologia integrale poiché “tutto è connesso”. Non tanto un convegno quanto “una piattaforma di partenza”, come l’ha definita il presidente della Cei, cardinal Gualtiero Bassetti, per fissare un orizzonte di impegno e per avviare dei processi. Un compito che coinvolge tutti i cattolici italiani, i corpi intermedi, in particolare la “ricchissima rete di organizzazioni della società civile e del terzo settore che incarnano concretamente il principio di sussidiarietà”, come ha affermato a conclusione dei lavori mons. Filippo Santoro, Arcivescovo di Taranto e Presidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane Sociali. Un impegno che per mons. Santoro, è volto a creare nei prossimi anni un’alleanza intergenerazionale e un’ “alleanza tra forze diverse di buona volontà nel nostro paese”.


Alla Settimana Sociale di Taranto si sono gettate le basi per un progetto di ampio respiro per coniugare ambiente, lavoro, sviluppo. L’emergenza sociale, rapportata a quella ambientale, è infatti il nuovo nome della questione sociale resa più acuta dall’aumento delle disuguaglianze e dall’incessante processo di declino della classe media, che fa traballare anche modelli istituzionali fondati sulla democrazia e sullo stato di diritto, che parevano consolidati ed irreversibili.


Una priorità che la Chiesa italiana ha saputo porre in maniera chiara, propositiva (e che ora appare pure lungimirante), già nella precedente edizione della Settimana Sociale, quella svoltasi a Cagliari nel 2017. Soprattutto laddove allora venivano formulate tre proposte al Parlamento Europeo. La prima, quella di integrare nello Statuto della Bce il parametro dell’occupazione accanto a quello dell’inflazione (come ad esempio fa la Federal Reserve). La seconda, quella di considerare gli investimenti infrastrutturali e produttivi non come debito nelle discipline di bilancio. La terza, quella di una armonizzazione fiscale che elimini i “paradisi fiscali” interni all’Unione. Proposte che se al momento in cui furono avanzate potevano sembrare ad alcuni visionarie, si sono rivelate anticipatrici di scelte fatte a livello globale, e in parte anche dall’Unione Europea, negli ultimi due anni.


Fra le proposte emerse dalla Settimana Sociale di Taranto, quella mirante alla costruzione di comunità energetiche, appare la più promettente dal punto di vista dell’equità nella transizione energetica e da quello della consapevolezza della intrinseca, enorme valenza politica e geopolitica che riveste la questione energetica.
“Come è ben noto – ha affermato mons. Santoro a Taranto – il collo di bottiglia della transizione ecologica nel nostro paese è rappresentato dalla quota limitata di produzione di energia da fonti rinnovabili”. Per superate tale non secondario limite delle rinnovabili è senz’altro opportuno favorire una grande mobilitazione “dal basso” anche come alternativa alle sirene di decrescita felice che in realtà finiscono per scaricare tutto il peso della transizione, della scarsità di energia e dell’instabilità della rete elettrica sul ceto medio, aumentando le disuguaglianze fra chi può permettersi i crescenti costi delle bollette, gli strumenti per ovviare alle interruzioni, non dipende dall’uso di mezzi a motore per il suo lavoro e chi no. E in generale fra chi è al riparo dall’inflazione indotta dal rincaro dei costi dell’energia e chi invece ne viene direttamente colpito con l’aumento dei prezzi dei beni e servizi di prima necessità.


La consapevolezza di questa dimensione della questione energetica costituisce un grande stimolo alla progettualità politica in direzione della definizione strategica di fonti di energia affidabili quanto a stabilità, ambientalmente sostenibili ed economicamente accessibili. Settori nei quali la ricerca e la tecnologia italiana risultano all’avanguardia mondiale ma che necessitano, come aveva ben compreso in altri tempi Enrico Mattei, di un disegno geopolitico entro cui venire collocati e supportati. Allora come ai nostri giorni aderire a un disegno di politica energetica significa accettare nel contempo il sistema, il modello di società e i valori dei protagonisti, delle potenze che lo guidano. E si ripropone la questione di dove e con chi si colloca l’Italia. Anche sotto questo profilo la Settimana Sociale di Taranto ha contribuito ad aprire un dibattito che sarà tanto più proficuo e utile al Paese in questa delicata fase quanto più i cattolici sapranno contribuire a collocare, come dimostrarono di saper fare in passato, l’Italia dalla parte giusta della Storia.

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