Ballottaggi: vince il centro-sinistra, crolla il centro-destra

Le amministrative 2021 vanno in archivio con un centro-sinistra vincente un po’ ovunque. Dopo aver conquistato al primo turno Milano, Napoli e Bologna, il Pd e i suoi alleati vincono nettamente anche a Roma e Torino. Venti punti di distacco sia nel capoluogo piemontese, tra Stefano Lo Russo e Paolo Damilano, sia nella capitale, tra Roberto Gualtieri ed Enrico Michetti. Ma l’onda di sinistra si estende anche a Varese, storica piazzaforte leghista, e a Latina, da sempre cara alla destra. Unica città in controtendenza è Trieste dove, dopo l’interruzione di un mandato, vince per la quarta volta il collaudato Roberto Dipiazza contro il democratico Francesco Russo. Caso infine a se stante quello di Benevento. Nel capoluogo sannita si conferma l’ex ministro, e Dc di lungo costo, Clemente Mastella. Un successo, manco a dirlo, alla guida di un’alleanza centrista, di vago sapore democristiano, che supera una multiforme coalizione di centro-sinistra.

Questo è quanto emerge da una tornata con un’astensione mai registrata prima: al voto è andato appena il 40 per cento degli elettori. Una disaffezione su cui dovrebbe riflettere l’intera classe dirigente perché manifesta un’evidente crisi della nostra politica, se non proprio della nostra democrazia.

In ogni caso, astensione o meno, il voto ha premiato il centro-sinistra, capace di mettere in campo candidati credibili e di presentarsi, una volta tanto, sufficientemente compatto. Sconfitto di netto invece il centro-destra. Molteplici le ragioni di questo scacco, a partire da una tardiva scelta dei candidati per affidarsi poi a semisconosciuti esponenti della società civile del tutto privi di esperienza amministrativa. C’è davvero da chiedersi come potessero i leader del centro-destra pensare seriamente di lasciare in mano a persone inesperte come Luca Bernardo o Enrico Michetti due grandi città come Milano e Roma. E, ancor di più, come abbiano potuto realmente credere che gli elettori avrebbero supinamente avallato una linea tanto autolesionista. Non a caso larga parte dell’astensionismo proviene dall’elettorato conservatore.

In questo disastro, il solo che alla fine può in qualche modo sorridere è Silvio Berlusconi poiché, alla resa dei conti, sia a Trieste che nelle regionali calabresi vincono candidati di Forza Italia. Appartenenti cioè a quel centro-destra non populista e non sovranista, in sintonia con gli elettori moderati che poco hanno gradito le sortite movimentiste del duo Meloni-Salvini. In particolare, a questo ceto moderato, sono piaciute poco – tanto da indurlo a disertare le urne – le piazzate no-vax e no-pass quando basta il semplice buon senso a dirci che sarà solo grazie al vaccino che potremo recuperare una piena normalità. La ripresa economica e sociale del Paese passa dal Green pass e non certamente dal suo rifiuto. Non averlo capito e, anzi, aver addirittura cavalcato le proteste più estreme ha reso del tutto inaffidabili a questa maggioranza silenziosa, amante dell’ordine, i due leader della destra. Il tutto si è poi riverberato su candidati a sindaco già deboli di loro.

La sinistra vince dunque con merito ma, bisogna pur dirlo, anche per abbandono dell’avversario. Nell’astensionismo ci sono infatti masse di elettori di destra che torneranno in campo per le elezioni politiche e non certo per sostenere l’alleanza progressista. Bene ha fatto quindi il segretario del Pd, Enrico Letta a bandire qualsiasi trionfalismo perchè il rischio, per il centro-sinistra, è di ritrovarsi come nel 1993.

Allora – all’epoca delle prime elezioni dirette dei sindaci – la sinistra vinse agevolmente a Torino, a Roma e a Napoli, oltre che in parecchi altri centri minori. La presunta inarrestabile marcia verso il governo del Paese, con la “gioiosa macchina da guerra” di occhiettiana memoria, si fermò però solo pochi mesi dopo quando, nella primavera ’94, a trionfare fu invece il Cavaliere con la neonata Forza Italia in un cartello elettorale che comprendeva Msi e Lega Nord.

La storia, ben inteso, non si ripete mai allo stesso modo ma il precedente deve invitare alla massima prudenza il centro-sinistra chiamato ad allargare la propria alleanza verso il centro moderato e, al tempo stesso, a consolidare l’intesa con il M5S. Un’impresa non certo facile da condurre in porto, ma altrettanto indispensabile per vincere le elezioni politiche.

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