14 settembre 1321: settecento anni fa la morte di Dante

Settecento anni fa, il 14 settembre 1321 moriva a Ravenna, Dante Alighieri. Una data che viene ricordata in mille modi con una serie di iniziative culturali in tutta Italia e non solo. Dante, il poeta per antonomasia, espressione più alta della nostra letteratura si staglia come un gigante nel panorama della cultura mondiale. La Divina Commedia è stata letta in tutto il mondo e tradotta in tutte le lingue: patrimonio comune a tutta l’umanità, ieri come oggi come nei secoli a venire.

Quest’anno, a sette secoli dalla morte, molto si è parlato di Dante tra seminari e convegni, eventi di poesia e concerti musicali, libri sulla sua vita, studi delle sue opere, ricostruzione del suo impegno pubblico. Sotto questo profilo particolarmente degno di nota risulta il libro dello storico Alessandro Barbero, intitolato semplicemente “Dante”, che scandaglia a fondo la vita del Poeta, tra vicende familiari e pubbliche, nella Firenze di fine Duecento. Si parte dal 1289 con la battaglia di Campaldino, vicino ad Arezzo, tra guelfi e ghibellini, alla quale Dante partecipò come uomo d’armi sebbene non fosse cavaliere, titolo concesso solo ai nobili, essendo lui di classe borghese. Da lì Barbero prende le mosse per farci meglio conoscere il contesto sociale nel quale visse Dante e per far luce sulla sua famiglia, a cominciare quel suo avo, il famoso Cacciaguida che sarà poi citato nella Commedia. Il volume si sofferma sugli studi intrapresi dal Poeta per poi condurci lungo il percorso pubblico che caratterizzò la sua vita. Un cammino che lo vedrà esule in Lunigiana, poi a Verona ed infine a Ravenna dove troverà la morte.

Altrettanto denso di significati è il libro dello storico e giornalista Marcello Veneziani, “Dante nostro padre. Il pensatore visionario che fondò l’Italia”. Il volume ci parla di Dante e delle sue opere inserendole nel quadro delle vicende fiorentine del XIII secolo. Un affresco che getta poi lo sguardo sull’apporto che il Poeta ha dato alla nascita dell’identità italiana. Molti dei fermenti nazionali che cinque secoli dopo daranno vita al Risorgimento troveranno proprio in Dante una sorta di precursore. Nessun meccanico collegamento tra epoche diverse tra loro, perchè ogni vicenda storica va contestualizzata, ma al tempo stesso può scorgersi un filo conduttore, una sotterranea corrente di ideali che nel, corso dei secoli, ha avuto come riferimento il pensiero dantesco, su un piano etico e culturale prima ancora che politico.

Questo per quanto riguarda la vita di Dante, di cui, a ben vedere, e pur a dispetto dei molti scritti sull’argomento, rimangono oscuri non pochi periodi della sua esistenza. La mancanza di documenti, l’assenza di precisi riscontri rendono arduo conoscere con esattezza molti passaggi della sua vita.

Riguardo invece alle opere, qui c’è materiale a bizzeffe tra studi, analisi, approfondimenti, saggi su questo o quell’altro suo scritto a partire certamente dal suo capolavoro ma non solo. Non c’è infatti solo il Dante, eccelso e sublime, della Divina Commedia. C’è anche quello semiserio delle Egloghe, quello storico politico del De Monarchia o delle Epistole, quello più marcatamente morale del Convivio, quello letterario del De Vulgari Eloquentia, che ci parla delle nuove tendenze linguistiche. In Dante insomma c’è davvero una poliedricità difficilmente riscontrabile in altri uomini di lettere. Certo, l’opera più elevata resta la Divina Commedia, inesauribile serbatoio di idee, immagini, allegorie ed interpretazioni. I suoi versi, letti e riletti da secoli, sono fonte di perenne riflessione per l’uomo di ogni tempo.

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