Tokyo 2020: un’estate indimenticabile

Dieci, dieci, venti: non un numero telefonico e neppure un codice segreto ma l’incredibile abbuffata di quaranta medaglie di Tokyo 2020, olimpiadi svolte un anno dopo il normale. Una valanga di oro, argento e bronzo che ci ha accompagnato in questa indimenticabile estate. Adesso che è calato il sipario possiamo proprio dire grazie ai nostri atleti, a questi ragazzi e ragazze, di ogni parte d’Italia, che ci hanno regalato emozioni indescrivibili che ci accompagneranno per sempre.

Lo sport, anche in questo sta il suo bello, va al di là del semplice evento che lo racchiude, ma finisce per rappresentare un pezzo dell’identità nazionale e della vita di un popolo. Ogni volta che, negli anni e nei decenni a venire, ci ripasseranno davanti le immagini dei 100 metri di Marcell Jacobs o del salto di Gianmarco Tamberi proveremo, sempre, la medesima emozione. Ci mancherà la sorpresa, ma la gioia sarà la stessa di quegli istanti, quando tutto era ancora in bilico e non sapevamo come sarebbe andata a finire.

Parliamo dell’atletica perché, per la sua rapidità, riesce a mostrare visivamente, meglio di altre discipline, il gesto sportivo che le appartiene. Pensiamo ai 200 metri di Livio Berruti a Roma ’60 o a quelli di Pietro Mennea venti anni dopo a Mosca. Ma la stessa cosa può dirsi, in fondo, per un gol, magari quello di Marco Tardelli nella finale ‘82, per l’arrivo della canoa dei fratelli Abbagnale o per le vasche di Federica Pellegrini che proprio a Tokyo ci ha regalato ancora un’ultima finale.

Questa volta sotto il Sol Levante, in un’Olimpiade che per molto tempo è stata in forse a causa del Covid, abbiamo fatto cose egregie un po’ in tutte gli sport. Dobbiamo ringraziare tutti gli atleti che hanno gareggiato con i nostri colori e con quelli delle loro rispettive nazioni. E’ stata una bella festa. Una festa che per noi italiani, in questa estate senza fine, si aggiunge alla vittoria negli Europei di calcio e alla conquista dell’Eurovision di musica. Successi che mancavano dalla notte dei tempi. Estate magnifica, dunque, ricca di tanti momenti di gioia per lasciarci alle spalle i giorni tristi della pandemia. Un cammino in verità ancora lungo da percorrere ma nel quale, dopo tanto buio oggi possiamo finalmente intravedere la luce grazie alla vaccinazione di massa.

La ripartenza sta cominciando. Sono arrivati i primi 25 miliardi del Recovery fund: una cifra che solo un paio di anni fa racimolavamo con fatica per allestire una Finanziaria e che invece oggi è solo la prima quota di un enorme flusso di risorse che, se ben impiegato, potrà cambiare il nostro Paese. Dovremo anche maggiormente dotarlo – è previsto nel Piano di ripresa – di palestre ed impianti sportivi per i nostri giovani. Perché grazie ad una diffusa pratica agonistica si possono battere molti dei mali del nostro tempo.

Da Tokyo esce un forte messaggio di inclusività: un’Italia capace di valorizzare le differenze, in nome di una comune cittadinanza e di una patria che ci unisce. Lo sport guarda avanti sul fronte, non certo facile, dell’integrazione. Adesso tocca alla politica individuare il percorso migliore per dare una prospettiva a quelle centinaia di migliaia di ragazzi che vivono nella nostra penisola, che frequentano le scuole assieme ai nostri figli ma che ancora non sono italiani.

Nessuna soluzione avventata. Se si ritiene eccessivo lo jus soli puro, con cui si diviene italiani alla nascita sul nostro territorio indipendentemente dalla nazionalità dei genitori, si provi almeno a temperarlo con qualche appropriato requisito culturale. Sarebbe un bel passo avanti verso un Paese di nuovi diritti ma anche di altrettanti doveri. Sono infatti questi ultimi rendere grande una nazione. Doveri in primis di solidarietà, dimenticati da quelle piazze rabbiose di no-vax e no-pass: inedito miscuglio di ribellione sessantottina e di menefreghismo di stampo fascistoide. Finto vessillo di libertà dietro cui si nasconde soltanto un inconfessabile egoismo.

Evidente che, per quanto ben riuscita, un’Olimpiade non possa risolvere i problemi del Paese. Sarebbe ridicolo solo pensarlo. Non confondiamo la levità dello sport con la gravità delle questioni che ci attanagliano. In questa magnifica stagione rimane però un rammarico: nel 2024 al posto di Parigi avrebbe potuto esserci Roma. Occasione persa a causa di un’amministrazione cittadina miope e pusillanime. Fortuna che si è rimediato in corsa con Milano e Cortina per i giochi invernali del 2026. Ma adesso non pensiamoci. Ora godiamoci la gioia di questo momento e ancora una volta diciamolo forte: grazie per quello che ci avete regalato.

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